Spesso le idee “balzane” si rivelano essere un “uovo di Colombo”, entrambe espressioni utilizzate da Dino Bellussi nel proporre la sua idea, senza dubbio quanto meno originale. D’altro canto, le autorità monetarie stanno inondando di liquidità i mercati, ma pare che ben poco arrivi ad aziende e famiglie. Perciò ben vengano tutte le idee, anche “balzane”, che mirano ad aiutare chi sarà comunque il vero protagonista della ripresa.
Un’idea balzana che sembra quasi uscita da un libro di fantascienza ma che, nel momento di attuale confusione, potrebbe essere il cosiddetto uovo di Colombo. Premesso che non conosco quali sono le “regole” su cui si basa la produzione di moneta da parte degli Organismi preposti (Banca Europea, FED, altre) e che quindi tutto quanto sarà esposto potrebbe essere irrealizzabile per i diversi vincoli esistenti (ma a cosa servono oggi i vincoli se siamo tutti in difficoltà?).
Ipotizziamo di procedere coinvolgendo, al momento e per semplicità espositiva, solo l’area del Dollaro e quella dell’Euro, e che al momento attuale il rapporto di cambio tra le due valute si aggiri su 1.27 circa. Se venisse immessa sul mercato la stessa quantità di circolante, 1000 $ e 1000 € per esempio, il rapporto di cambio tra le due valute non subirebbe alcuna variazione. Ma come immettere sul mercato questa liquidità e attraverso “CHI” farla affluire sul mercato? (Penso che molta liquidità sino ad oggi sia stata immessa, ma che sia stata utilizzata in modo poco incisivo!)
La follia della mia idea è questa (in entrambe le aree che abbiamo preso in considerazione, ma che dovrebbe essere estesa a tutti i Paesi interessati dall’attuale crisi): tanta liquidità alle imprese che effettuano operazioni imponibili pari al 50% del fatturato (ad un’impresa che nel 2008 abbia fatturato 100.000.000 di euro, un “contributo” pari a 50.000.000 di €) e tanta liquidità alle persone fisiche pari al 50% del reddito lordo dalle stesse prodotto (ad un impiegato che nel 2008 abbia guadagnato 20.000 €, un “contributo” di 10.000 €). Da tutta questa operazione rimarrebbero escluse alcune categorie: Banche, Assicurazioni e attività similari nonché le attività legate all’energia a diverso titolo.
Forse si dovrebbe valutare a quanto ammonta la sommatoria del fatturato delle imprese e del reddito “privato” delle due zone considerate e procedere quindi ad un riequilibrio per quanto attiene l’immissione di liquidità se la differenza tra le due “aree” considerate fosse molto diversa dal rapporto di cambio di cui sopra.
In questo modo si otterrebbero degli effetti sull’attuale situazione di crisi economica che comporterebbero un’immediata ripresa delle attività produttive e non solo. Riprenderebbero i consumi da parte dei privati che, come ovvia conseguenza, favorirebbero la ripresa produttiva delle imprese con i relativi effetti sull’occupazione. Di contro le imprese sarebbero spronate a riprendere gli investimenti in tecnologie e innovazioni con particolare riguardo al miglioramento di tutte le componenti ambientali, di sicurezza del posto di lavoro ecc …
Il sistema bancario verrebbe “inondato” di liquidità da parte dei beneficiari del “contributo” che certamente non metterebbero “sotto il mattone” tutto quello che non riuscirebbero a spendere subito, con la conseguente soluzione della crisi di liquidità di cui le istituzioni finanziarie si lamentano. Aver dato solo alle banche della liquidità ( e continuare a dargliela ) ha dimostrato tutta la sua inefficacia sul sistema economico produttivo, mentre l’idea di “aiutare” solo le imprese non servirebbe a far ripartire i consumi.
Ma l’INFLAZIONE riprenderebbe a salire!!
Ovvia osservazione. Nell’erogazione di questo “contributo” dovrebbero essere applicate delle semplici limitazioni: posto che un’impresa (quella dell’esempio di cui sopra), per effetto della ripresa del mercato, nel corso del 2009 aumenti il suo fatturato da 100 mil. di € a 120 mil. dovrà restituire i 20 mil. prodotti in più e lo stesso dicasi per i “privati”, fermo restando che la tassazione conseguente agli aumenti di fatturato o di reddito non dovrebbe subire variazioni, in quanto la base imponibile rimarrebbe la stessa dell’anno precedente (considerando cioè la differenza come differenziale da restituire e non soggetto a tassazione) e ciò fino alla completa restituzione del “contributo”.
Ciliegina sulla torta (che non deve mai mancare): con la restituzione di queste somme, potenzialmente causate dall’inflazione, i diversi Stati sovrani potrebbero in pochi anni pareggiare il loro deficit e per chi non ne ha … beh miglioreranno i servizi alla loro collettività e, dopo queste operazioni, potrebbero veramente aiutare i Paesi in difficoltà. Chissà.
Donato Dino Bellussi, imprenditore