Chi la fa, la aspetti. I politici italiani hanno cancellato, da tempo ormai, il confine tra politica e spettacolo e non solo Berlusconi, che spettacolo lo sa fare, eccome, si veda questa campagna elettorale. Mi riferisco al profluvio di politici, di tutti i partiti e di tutti i livelli, che inondano tutti i canali televisivi, dando l’impressione di passare più tempo in televisione che in Parlamento o sul “territorio”.
La “caciara” in cui finiscono spesso i dibattiti non ha nulla da invidiare alle più becere trasmissioni di “intrattenimento”, senza nessuna distinzione tra le televisioni dello showman Berlusconi e la TV di Stato, servizio pubblico (!) per cui paghiamo un’imposta patrimoniale.
I più anziani tra noi credo comincino a rimpiangere le vecchie “Tribune Politiche”, senza dubbio noiose, ma alla fine uno capiva cosa quel tal partito offriva e poteva sempre controllare se le promesse erano mantenute. Ora capita di sovente che un esponente di partito dica il contrario di quanto sostenuto da un suo collega la sera prima, per venire anch’egli sconfessato il giorno dopo.
Non c’è da stupirsi, quindi, che sempre più comici entrino, a loro volta, nella politica, non solo direttamente come Beppe Grillo e la sua compagnia di giro. C’è per esempio Crozza, le cui imitazioni hanno sostituito nell’immaginario collettivo gli originali, almeno in molti casi e non necessariamente a danno dei politici coinvolti.
A San Remo si è aggiunto alla lista Claudio Bisio, con una esibizione che mi ha francamente deluso. Di solito Bisio mi diverte, anche quando fa propaganda per la sua parte politica, o per quella che sembra essere la sua. Questa volta, forse per i limiti posti dal periodo elettorale, si è fatto fregare da un ipocrita moralismo, che non rientra molto nelle sue corde. Benigni in questo si trova molto più a suo agio. E non è mancato il cammeo di omaggio da parte di Claudio al sommo Roberto.
Una prima parte Bisio l’ha dedicata ad alcuni personaggi dei cartoni animati, con qualche spunto divertente, ma si è trattato chiaramente di una fase preparatoria. Poi è iniziata la parte politica, con l’elenco dei difetti di “tutti loro” e l’invito “tutti a casa”, con applauso ovvio del pubblico. Cosa avete capito! Mica i politici, gli elettori, ecco il guizzo. Invito all’astensione? No, alla fine sia lui che Fazio hanno invitato ad andare a votare, ci mancherebbe altro!
Il punto è che gli eletti rappresentano gli elettori con tutti i loro difetti, dice Bisio, magari con tratti un po’ più caricaturali, come nella Commedia dell’Arte. Sinceramente, su questo non mi sentirei di dargli del tutto torto. Poi, il Nostro si è lanciato nell’illustrare ciò che comporta l’essere coerenti per cattolici, moderati, comunisti, e fascisti.
Le ultime due categorie sono state liquidate con battute, tipo i fascisti che per coerenza dovrebbero invadere l’Abissinia o sostenere che Mussolini, a parte le leggi razziali, ha fatto cose buone, palese stoccata a Berlusconi. Per i comunisti ha benevolmente usato stereotipi: dovrebbero mangiare i bambini, ricostruire il muro di Berlino e girare vestiti tutti di grigio, mica con felpa griffata.
Il giochino è chiaro, da una parte le fole sui comunisti che mangiano i bambini, dall’altra, una felpa, andiamo, non si nega a nessuno, anche se comunista. Invece, registro del tutto diverso per i moderati, liquidati con un né carne, né pesce, anzi definiti “né”, una “mediocrissima, inutilissima via di mezzo”. Una bella uscita elettorale direi, viste anche un paio di battute su Casini e Fini. Che ne dice Professore?
Il pistolotto più serio, apparentemente, lo ha dedicato ai cattolici. La coerenza per i cattolici è l’aderire senza obiezioni a una serie di precetti indiscutibili, precetti che ovviamente non possono essere accettati da intelligenti moderni, pensate che non si può divorziare! Se hai sposato la persona sbagliata, te la tieni sono cavoli tuoi. Forse però, l’obiettivo di far sembrare i cattolici bigotti e ottusi era, tutto sommato, secondario. In fondo, su di loro non ha fatto battute. Ancor più importante era forse cercare di dimostrare che un vero cattolico, per essere coerente, non può votare né per il centro, né tantomeno per la destra.
Alla fine ha ripreso lo spunto iniziale, quello di mandare a casa gli elettori, più che gli eletti. Per Bisio, il problema sono i milioni di elettori che tra una settimana andranno nell’anonimato a votare, milioni di italiani impresentabili, sì, questo è il termine usato. Penso abbiate già indovinato la soluzione proposta: togliere il voto agli italiani e sostituirli con elettori danesi, norvegesi et similia.
Di fronte a questa dimostrazione di amor patrio e di senso civico (gli altri non parcheggiano in doppia fila, non parlano a voce alta e pagano tutte le tasse) e soprattutto di democrazia (non ho capito se vuole eliminare il suffragio universale o lasciar votare solo gli intelligenti, coerenti, onesti come lui), sono scattati gli applausi, convinti, di cortesia o a pagamento.
Già, perché costoro comunque li paghiamo noi con i nostri soldi, mica li pagano i danesi, i norvegesi, o gli altri stranieri ai quali, secondo loro, non solo dovremmo svendere le nostre aziende, ma persino cedere il nostro diritto al voto. Un’ idea per il prossimo Festival: fatelo condurre da Bill Emmott che, almeno a casa sua non parcheggia in doppia fila. Quando è qui, non ci giurerei.