Music of Another Present Era. Questo era il titolo del primo disco ufficiale degli Oregon, band originalissima in cui si incontrano e si sposano a meraviglia radici e influenze diversissime: jazz, musica classica, folk, musica etnica o world music, anche se nel 1973 queste ultime definizioni ancora non esistevano. Uno strano quartetto, con Ralph Towner che suonava chitarre (classica e 12 corde acustica) ma anche il pianoforte, Glen Moore al contrabbasso, Colin Walcott alle percussioni, ma suonava anche il sitar e le tabla – dalla tradizione indiana – e Paul McCandless, oboista che però si alternava anche a flauti, sax soprano e clarinetto basso.
Una tavolozza davvero variegata che, come il titolo del primo lavoro già definiva benissimo, creava una musica da un’altra era presente. Musica del presente, ma in qualche modo senza tempo.
Spesso chi assisteva ai concerti degli Oregon si trovava di fronte anche a lunghe improvvisazioni collettive, spesso un po’ pesanti. Ma dall’altro lato la bellezza di alcuni temi e la bravura degli strumentisti assicuravano sempre della musica di altissimo livello, molto particolare, ascoltata da strumentisti classici e da jazzisti allo stesso tempo. E lo stesso accadeva nei dischi.
E pensare che da ragazzi Ralph Towner e Glen Moore erano stati sul palco di Woodstock (agosto ’69) in uno dei tanti pezzi dello show non immortalati dalle telecamere (e quindi non presenti nel film) ad accompagnare il cantautore Tim Hardin, qualche anno dopo prematuramente scomparso. (andate a riascoltarvi la sua bellissima Reason to believe, coverizzata anche da Rod Stewart – chiusa parentesi). Ma subito dopo incominciano a esplorare i territori che li porteranno a intersecare diversi mondi musicali e a creare, negli Oregon ma anche in una lunga serie di side projects, una miscela davvero originale.
Ma il nostro eroe di oggi è Ralph Towner. Incominciamo a vederlo in azione, nel primo dei contributi proposti, da solo con la sua chitarra classica, alle prese con un brano di sua composizione, Silence of a candle.
Un tema dolce e malinconico, avvolgente, viene sviluppato suonando contestualmente tema e accompagnamento, e poi seguito da una consistente parte improvvisata, per poi tornare alla ripresa del tema. Evidente l’impostazione e la postura classica, l’uso della mano destra che arpeggia rigorosamente con le unghie, la conoscenza della tastiera dello strumento e dell’armonia, oltre a un grande gusto compositivo. Interessante sentire un’altra diversissima versione dello stesso pezzo eseguita con il gruppo a metà degli anni ’70. Ma vediamo, alle prese con un altro bellissimo pezzo di Towner, gli Oregon in azione dal vivo.
Il brano è Redial, tratto dall’LP Ecotopia del 1987, ma questa versione live è del 2006. Alle percussioni non c’è più Colin Walcott, morto in un incidente stradale nel 1983, ma Mark Walker. Gli altri tre sono ancora insieme, dopo più di trent’anni a misurarsi con la bellissima musica composta da Towner e a regalare al pubblico emozioni e vibrazioni di altissimo livello.
Che dire dello stile di questo chitarrista? Sicuramente, come già accennato prima, l’impostazione classica si vede e si sente, ma al tempo stesso le armonie e il fraseggio che usa si interfacciano continuamente con altri mondi, soprattutto il jazz, da Towner amatissimo e praticato con grande maestria anche sul pianoforte.
E allora concludiamo con un salto nel passato, il brano è Waterwheel, tratto dall’album Out of the woods del 1978. Qui possiamo vedere all’opera la formazione storica degli Oregon, con Colin Walcott alle prese con le tabla, e gli altri a ricamare (in un brano non proprio facile all’ascolto) frasi e melodie su ritmi irregolari.
Ma non fermatevi a un ascolto difficile, e ascoltate, concludendo davvero stavolta, Ralph Towner di nuovo da solo, scherzare su un ritmo reggae in un brano dal titolo Jamaica Stopover.
E se avete voglia andate ad ascoltarvi altri suoi bellissimi pezzi, come Beneath an Evening Sky, per esempio. Scoprirete un “eroe” non solo delle sei corde, ma della musica in generale. Buon ascolto!