Ieri la Corte costituzionale tedesca ha iniziato l’esame sulla costituzionalità del programma di acquisto di obbligazioni statali (Omt) varato dalla Bce lo scorso autunno. Lo scorso settembre Mario Draghi si era impegnato ad acquistare obbligazioni statali dei paesi europei colpiti dalla crisi in “quantità illimitata”. L’impegno del governatore, molto più che l’azione dei governi, ha avuto un impatto immediato, visibile e ingente sugli “spread” dei paesi periferici, Italia inclusa, rassicurando gli investitori sul fatto che acquistare obbligazioni statali di Italia, Spagna e compagnia non sarebbe più stato un salto nel vuoto data la rete di sicurezza offerta dalla Bce su cui, all’occorrenza, gli acquirenti di Btp, Bot e simili avrebbero potuto scaricare le proprie posizioni.
La percezione del rischio dei mercati sui paesi periferici è cambiata radicalmente; le aste pubbliche italiane sono filate via lisce con costi sempre più bassi mentre le società quotate con accesso diretto ai capitali hanno piazzato bond a costi assolutamente ragionevoli. Si sono quindi ripristinate le condizioni minime di sopravvivenza per diversi paesi europei che possono oggi operare in un clima comunque molto più disteso di dodici mesi fa.
Le politiche della Bce non sono un fatto singolare nel panorama dei mercati. La Fed ha immesso liquidità senza remore spingendo i rendimenti dei treasury ai minimi, mentre la Banca centrale del Giappone si è avventurata poche settimane fa in un esperimento di politica monetaria senza precedenti i cui effetti sono arrivati in modo assolutamente chiaro anche in Europa. Ma la Bce deve rispondere a più “azionisti” e in particolare a quello di maggioranza, la Germania, fautrice delle politiche di austerity e contraria alle politiche espansive. Mario Draghi non ha avuto vita facile e ha dovuto “giocare” la propria partita con vincoli e attenzioni che i suoi omologhi alla Fed e alla Bank of Japan non hanno mai avuto.
Inutile dire che le attività della Corte costituzionale tedesca sono attentamente monitorate dai mercati. Il Financial Times e il Wall Street Journal, due voci piuttosto importanti, hanno commentato l’inizio dei lavori già ieri. Il Wall Street Journal lo ha fatto mettendo il classico dito nella piaga e scrivendo nero su bianco il segreto di pulcinella dei mercati. Tutto quello che si sa del programma Omt è racchiuso in un scarno comunicato stampa emesso dalla Bce in aggiunta all’impegno verbale di Draghi. Lo scrive chiaro e tondo il Wsj con un articolo dal titolo quasi ironico “Europe’s magical monetary police”; in pratica la politica monetaria della Bce sarebbe “magica”.
D’altronde non c’è uno straccio di documento legale a supporto dell’Omt, non sono stati comunicati i dettagli dell’operazione e nessuno sa, a oggi, quante obbligazioni la Bce abbia comprato, sempre ammesso che ne abbia comprate e invece non sia bastata la minaccia a farlo. “Ci sono preoccupazioni reali sull’implementazione dell’Omt – se e quando”. Ma, nota il Wsj, la Bce non ricade nella giurisdizione della Corte costituzionale tedesca che oltretutto, vista la possibile durata dell’esame, potrebbe di fatto trovarsi a giudicare una cosa che è già accaduta. Si sposa una linea ottimista, ma si nota la fragilità della Bce in questo contesto, le possibili difficoltà che avrebbe se i mercati decidessero di “testare” la sua difesa. Di certo rimane evidente lo scetticismo che i mercati globali nutrono nei confronti della Banca centrale europea, soprattutto nel confronto internazionale e rimane anche l’impressione che la fiducia riposta non sia granitica.
Di tutt’altro tenore il Financial Times con un articolo proclama dal titolo “In defence of Omt and Draghi’s Ecb”. La difesa dell’Omt e di Draghi è a tutto campo; nessun accenno ai punti dubbi del programma, piena condivisione della linea di acquisto dei bond come antidoto alla speculazione dei mercati e ridimensionamento dei rischi inflattivi che questo programma potrebbe avere dato che “l’inflazione nell’eurozona è molto bassa”. L’unico rischio, secondo il FT, è quello di disincentivare i governi a riformare il sistema economico perchè il costo del debito rimane artificialmente basso.
L’unico Paese citato a questo proposito è l’Italia che ha “rallentato sul sentiero per rendere l’economia più competitiva”, anche se gli stessi tedeschi si sono rifiutati di dare via all’unione bancaria. Ma sempre per il FT “non è colpa della Bce se i governi non usano saggiamente il tempo concesso dall’Omt”. Il Financial Times conclude con un avvertimento/minaccia ai giudici costituzionali tedeschi, invitati a “considerare le implicazioni più ampie della loro decisione”.
Nessuno insomma scommette sul ritorno ai tempi bui della crisi dei debiti sovrani, ma, allo stesso modo, nessuno si dimentica della criticità della situazione, vuoi per le difficoltà della Bce, vuoi per la pigrizia dei governi a cui viene offerto riparo. In tutti e due i casi l’Italia non può pensare di non fare i “compiti a casa”.
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