Campagna acquisti chiusa, campionato alle porte. C’è grande curiosità, mista a un po’ di apprensione, tra i tifosi della Vecchia Signora per capire come sarà e come si comporterà la Juventus di Conte. Dopo le parole, i proclami e i nuovi nomi portati a casa, sta per arrivare l’unico verdetto che nel calcio conta davvero: il campo. E allora, che voto dare alla Juve che si appresta a giocare l’ennesimo (dal 2006 in poi) campionato della (tanto attesa) riscossa? Proviamo a rispondere con un dizionario-pagella. Il verdetto finale? E’ proprio come i colori della divisa sociale: un po’ bianco, un po’ nero. Ma come la seconda divisa, finchè non arriveranno cocenti smentite, è giusto continuare a vedere rosa.
A come Agnelli. Il presidente è partito con il piede giusto: dopo l’ultimo deludente settimo posto, ha preso in mano la situazione, abbandonando definitivamente la versione “smile” e cobolligigliesca di una Juve simpatica ma depotenziata. Bene anche per il cipiglio (tardivo però, ma non è colpa sua) con cui ha voluto affrontare Figc, Inter e mondo del pallone sulla questione Calciopoli. Poi nel corso dell’estate di Agnellino timoniere si sono perse un po’ le tracce. Urge riprendere visibilità e polso fermo sulla tolda di comando. Voto: 6,5.
B come Bonucci. I tifosi lo chiamano Malucci. In effetti, a Bari il ranocchio era lui, perché Ranocchia gioca in modo principesco: grinta, anticipo e personalità da vendere. Bonucci dimostra una certa eleganza abbinata però a una mollezza che ricorda il Tricella sbarcato a Torino. Bene, ora è il momento che recuperi un po’ di rudezza alla Salvadore. Voto: rimandato al primo quadrimestre (cioè alla fine del girone d’andata e fino a quel momento dovrà convivere con l’ombra di Bruno Alves e di Rhodolfo: o si brucia o cresce in fretta).
C come Conte. Ottimo acquisto. Un po’ trapattoniano, un po’ lippiano, un po’ capelliano, un po’ mourinhano. Ma soprattutto juventino nel Dna. Voto: 8 pieno.
D come difensore centrale. L’anno scorso troppi gol incassati. Colpa di due terzini non all’altezza ma anche di una coppia di centrali dove mancava il faro. Ebbene, per valorizzare un Morini o un Brio ci voleva alle spalle uno Scirea. Oggi per cavare il meglio da Chiellini ci vuole un master & commander (Barzagli è un buon lupo di mare, ma non basta): aver cercato, oltretutto last minute, un Gastaldello o un Andreolli è stato come riesumare i fantasmi di Dario Bonetti e Gianluca Luppi di maifrediana e infausta memoria. Qui la dirigenza non è stata all’altezza. Voto: 4.
E come esterno alto. Altro tormentone della campagna acquisti. L’anno scorso, appena insediato, Andrea Agnelli sognava (e ci faceva sognare) ali d’entusiasmo del calibro di Robben o Ribery. Sono arrivati un diamante grezzo (Elia), una freccia andina (Estigarribia) e un motorino perpetuo (Giaccherini). Qui la mano di Conte sarà decisiva. Voto: 6,5.
F come fiducia. Una volta si sorrideva sull’ignoranza dei presidenti di calcio che, a sentir parlare di amalgama, chiedevano: “Quanto costa ‘sto Amalgama?”. Oggi la Juve, dopo due settimi posti, ha bisogno come l’aria di ritrovare fiducia. Peccato non si trovi sul mercato. Gli economisti direbbero che è un asset intangibile, ma che se ben sfruttato fa schizzare all’insù il valore e il rendimento. Anche qui: Conte siamo nelle tue mani. Ma sull’iniezione di fiducia (sinonimo di autostima) nutro molta fiducia. Voto: 7,5.
G come giovani. Juventus in latino vuol dire gioventù. A metà degli anni 70 Boniperti decise di affidare ad Armando Picchi la rinascita della squadra. Purtroppo Picchi venne a mancare per un male incurabile. Boniperti puntò sul trentaseienne Giovanni Trapattoni e su un nugolo di giovani, Causio e Bettega su tutti, con cui la Juve iniziò un ciclo decennale di trionfi in Italia e nel mondo. Una tradizione così non può essere messa in soffitta. E allora non dimentichiamoci di Pasquato, Immobile, Giandonato: in prestito sì, ma solo per crescere. Viva la “cantera” bianconera. Voto. 7.
K come Krasic. Che fine ha fatto il serbo volante? Possibile che si sia imbrocchito? Il modulo di Conte dovrebbe esaltarlo più che l’attendismo contropiedista di Del Neri. Milos, se ci sei batti un colpo! Voto: non giudicabile.
I come indispensabili. In questo campionato ci sono due obiettivi che non possono assolutamente essere mancati: il bel gioco e la qualificazione in Champion’s (quindi, la squadra deve balzare dal settimo almeno al terzo posto). Siamo attrezzati alla bisogna? Direi di sì, in entrambi i casi, nonostante un Napoli agguerritissimo e l’Inter. Voto: 7+ (alla Cochi e Renato).
L come Lichtsteiner. Il roccioso Maicon del Cantone di Lucerna convince. E’ vero che ci vuole poco a non far rimpiangere il confusionario Motta e l’impacciato travet della fascia destra Grygera (a proposito, grazie Fulham!). Il Licht potrebbe essere il nostro Liechtenstein: un rifugio sicuro! Voto: 7.
M come Marotta. Marotta/Marmotta è all’ultimo anno di contratto. Deve meritarsi la riconferma. Mi aspettavo qualcosa in più. L’anno scoso ha dovuto raffazzonare una campagna acquisti incentrata sulla quantità. Quest’anno ha avuto tempo, soldi e chiare indicazioni tattiche per virare sulla qualità. Il bilancio? Un lavoro a metà. A gennaio potrebbe essere costretto al mercato di riparazione (per le sue sorti e quelle della squadra). Voto: giudizio momentaneamente sospeso.
N come Nedved. Vale lo stesso discorso fatto per il Presidente. Era partito con il piede giusto, presenza costante con la squadra, supporto importante per la dirigenza, intercapedine giusta con la coppia Marotta-Paratici per evitare eccessivi sbandamenti (vedi alla voce Rinaudo o Traorè o Martinez della scorsa stagione). E poi? Defilato, se non scomparso. Ok, la campagna acquisti è andata, ma ora che il gioco torna a farsi duro la tua zazzera bionda non può sparire dalla scena. Torna, Furia ceca! Voto: 5,5 per le troppe assenze.
O come operaia. Umiltà da provinciale innestata su un telaio di qualità: è il Dna della Juve, che non ha mai fatto dello snobismo il suo tratto caratteristico, pur avendo nobili origini. Urge riscoprire quest’anima operaia, che allenatori come Trapattoni e Lippi hanno saputo valorizzare al meglio. Voto: in attesa di verifica.
P come Pirlo. Il vero colpo dell’estate. Un valore aggiunto in campo e nello spogliatoio. Voto: 10 e lode.
Q come quattro-due-quattro. E’ il sistema di gioco prediletto da Conte. Molto offensivo, al limite della spericolatezza. Molto redditizio in serie B, una scommessa in serie A, anche perché non ci sono modelli in giro: solo il Brasile degli anni d’oro poteva permettersi questa impostazione garibaldina. Preferirei un 4-3-3 per una sola ragione: un centrocampo Marchisio-Pirlo-Vidal e un trio d’attacco Quagliarella-Matri-Vucinic mi intrigano molto di più. Voto: dal 6 al 7.
R come rifiuti. Sono i tanti “no” che la Juve ha ricevuto, ma bisogna conteggiare (è il caso di dirlo, non è un gioco di parole, perché la parola dell’allenatore quest’anno conta molto) anche i dinieghi che ha opposto la Juve a certe candidature e a certi prezzi di mercato. Alla fine, un bilancio in pareggio, senza infamia e senza lode. Voto: 7=.
S come stadio. Merito (l’unico) di Blanc. Una novità positiva per l’Italia pallonara. Peccato sia incompiuto, perché l’assenza del nome per mancanza di candidati-investitori, è un neo che bisogna cancellare in fretta. Anche sull’inaugurazione qualche perplessità: non c’erano alternative più appealing al decaduto Notts County? Di certo, però, lo stadio di proprietà garantirà alla Juve risorse fresche. Voto: 8,5.
T come top player. Il terzo tormentone dell’estate bianconera. Lo si è cercato, da Aguero in giù, per l’attacco. Un nome di richiamo, anche in funzione della campagna abbonamenti per il nuovo stadio (che comunque ha portato 24mila tessere). Comunque il top player è arrivato, e pure a parametro zero. È Pirlo (senza dimenticare Vucinic, top player a intermittenza, e Del Piero, top player per antonomasia). Voto: 7.
U come ultras. Negli ultimi anni i tifosi bianconeri sono stati messi a dura prova da umiliazioni e delusioni. Ma noi juventini abbiamo già vissuto altri periodi neri. E le intemperanze non sono mai giustificabili. Ultimamente poi sono costate anche troppe multe. Dunque, appello agli ultras: entusiasmo sugli spalti senza degenerare. Calma e gesso, sarebbe un altro segnale di rinascita. Voto: 8 sulla speranza.
V come Vidal. Se i compassati tedeschi del Bayern hanno fatto fuoco e fiamme protestando per il suo mancato arrivo in Baviera, vuol dire che Arturo vale. Vidal, cioè profumo di vittoria. Voto: 8.
Z come Ziegler. Il proverbio dice: non buttare il bambino con l’acqua sporca. Lo svizzero è arrivato ai tempi di Del Neri. Capisco che Conte voglia tagliare di netto con il recente passato. Ma spesso il pregiudizio (nella vita come nel calcio) è nemico della realtà, e dunque della verità. Convinti davvero che non sia utile alla causa? Do you remember Grosso? Voto: 5.