Domenica 16 ottobre si celebrerà la Giornata Mondiale dell’Alimentazione e il pensiero corre subito ai milioni di bambini e adulti che ancora vivono in condizioni alimentari gravemente insufficienti o comunque inadeguate. Una ragione in più per dare uno spessore più ampio al concetto di “alimentazione consapevole”, che è il motivo dominante di tante campagne di promozione della salute; ed è anche il filo conduttore della mostra interattiva “Buon Appetito. L’alimentazione in tutti i sensi”, una coproduzione internazionale tra il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano, Universcience (Cité de la science et de l’industrie di Parigi), Eureka (Finlandia) e Technopolis(Belgio).
La si potrà visitare a partire da domenica fino al24 giugno 2012presso ilMuseo della Scienza milanese e rappresenta una sorta di “assaggio” di alcuni contenuti dell’Expo 2015, che come è noto ha come tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.
La scelta di indirizzarsi principalmente al pubblico giovanile, oltre alla evidente valenza educativa, ha il vantaggio della leggerezza comunicativa e offre anche a tutti l’opportunità di una fruizione libera e curiosa. Così agli adulti in visita capiterà di sorprendersi nel non saper rispondere a domande elementari sul cibo e nel trovarsi spiazzati di fronte a semplici principi di scienza alimentare.
Cos’è esattamente una caloria? Come si ripartiscono proteine, grassi e zuccheri in una alimentazione equilibrata e corretta? A quante calorie corrisponde il fabbisogno energetico di base di una persona per una giornata? Ma anche alla semplice richiesta di descrivere nei suoi aspetti fisiologici essenziali il processo digestivo che viviamo dopo ogni pasto, può metterci in difficoltà. Per tutto questo la mostra offre informazioni semplici e accattivanti nella forma, ma precise, in un percorso espositivo sviluppato su cinque macrotemi.
Il primochi mangia sano va lontano” analizza la relazione tra metabolismo di base e dispendio energetico di ciascuno in vista di uno stile alimentare equilibrato. Il secondo “perché mangi?”, indaga il processo di digestione e le ragioni che ci spingono a mangiare. Il terzo è una sorta di “inchiesta sugli alimenti esplorando la filiera produttiva di alcuni cibi, i principi nutritivi che contengono, fino ai fattori che intervengono nella percezione del cibo e nella scelta di un prodotto. Il quarto “il gusto degli altri”,permette di scoprire come cambia la percezione della cucina, della gastronomia e il gusto in diversi paesi del mondo. Infine, l’area “una fame da cittadini” ha come obiettivo quello di aiutarci ad essere consumatori attenti, dal riconoscere cosa ci influenza nella scelta del cibo alle conseguenze ecologiche e sociali che può avere la nostra spesa.
Dopo un prima visita, due sono le sottolineature che possono aiutarci ad allargare la visuale e a togliere il discorso sul cibo dalle strettoie di un approccio puramente nutrizionistico e dietologico.
La prima è resa efficacemente anche tramite gli allestimenti, dove abbondano tavoli, sedie e spazi per una fruizione espositiva non individuale: il mangiare è un gesto di condivisione e di compagnia. La tavola è un momento di scambio: «attorno alla tavola – recita un pannello – non si tratta solo di mangiar bene ma anche di condividere emozioni, opinioni e persino riti e abitudini».
La seconda rivela uno degli obiettivi più ambiziosi della manifestazione; come ha dichiarato Claudie Haigneré, Presidente di Universcience, la mostra «ci permette di comprendere l’impatto religioso, simbolico e culturale del nostro piatto». Il cibo, insomma, ha una ricchezza di valori e significati; permette di risalire alle tradizioni e alle culture e di confrontare sensibilità, aspirazioni e stili di vita. Così, se tutti adorano il sapore dolce – il primo sapore registrato succhiando il seno materno o il biberon – chi è nato in un paese nordico apprezza l’acido, mentre in estremo oriente si preferisce l’agrodolce.
Più ancora. La tavola, si dice in un passaggio, è cosa sacra. «Mettersi a tavola resta un atto sacro. Da migliaia di anni in tutti i paesi e in tutte le culture si “apparecchia la tavola” e ci si siede attorno. In Occidente la tavola trova la sua origine nell’altare utilizzato durante le cerimonie religiose; la tovaglia deriva dal tessuto che lo ricopriva. Le tribù nomadi che mangiano sotto la tenda possiedono anch’esse le loro tavole trasportabili. Presentato così, il cibo è un dono da onorare e condividere».
(Michele Orioli)