Gli scandali che si stanno susseguendo nelle cronache di questi ultimi tempi stanno dimostrando di quanto peccato siamo intrisi. Appunto, dice Maurizio Candelori, siamo intrisi, non sono intrisi solo gli altri. E se la corruzione è peccato, è condannabile anche la sua spettacolarizzazione per trarne profitto o consenso. Non ci si accorge così che l’unica via d’uscita reale è il Suo perdono.
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Il rinnegamento di Pietro, il rinnegamento di Pietro. Non avete che questo da dire, il rinnegamento di Pietro. […] Si adduce questo, questo rinnegamento, si dice questo per mascherare, per nascondere, per scusare i nostri propri rinnegamenti. Per far dimenticare, per dimenticare, noi stessi, per far dimenticare a noi stessi i nostri propri rinnegamenti. Per parlare d’altro. Per cambiare argomento. Pietro l’ha rinnegato tre volte. E allora. Noi l’abbiamo rinnegato centinaia e migliaia di volte per il peccato, per gli smarrimenti del peccato, nei rinnegamenti del peccato. (da “Il mistero della carità di Giovanna D’Arco) – Ch. Péguy
In questi giorni la cronaca (e non solo) sembra che sia riuscita nella scellerata impresa di fondere la spettacolarizzazione della rabbia umana per le tragedie e il pruriginoso gusto del voyeurismo usato per stracciarsi le vesti da un popolo di moralisti sempre più numeroso.
Nel terremoto di L’Aquila (non appena l’esercito dei “soloni” del giornalismo si è riorganizzato dopo la sbandata iniziale) e soprattutto nell’alluvione nel messinese, si è spettacolarizzata la morte e strumentalizzata la rabbia indicando i responsabili di quelle morti prima che un tribunale si pronunciasse; con il gossip sulle “escort” e sui “trans” si è provato a screditare l’avversario politico facendo assurgere a “reato” un “peccato cristiano”.
Ma non si accusa (falsamente) la Chiesa di pretendere di voler far diventare reato il “peccato cristiano”? Forse mi sbaglio nel dire che il moralismo ci attanaglia tutti perché in realtà è stato superato dalla… schizofrenia!
Però non si riusciva a fare di più, occorreva alzare il tiro per battere l’avversario, per vincere la guerra dell’audience e della politica. Come unire le potenzialità di questi due mondi che tanto bene fanno alle tasche e alla vanagloria di molte figure (politici, portaborse, giornalisti e giornalai)?
Alla fine la “mission impossible” degna del miglior Tom Cruise è riuscita! E così si schiaccia il bottone “play” e alla gente colpita dal dramma della morte dei propri cari viene fatto ascoltare che, mentre questi esalavano l’ultimo respiro sotto le macerie, alcune persone si fregavano le mani impazienti di cogliere a volo la “fortuna” del terremoto per fare affari, quasi brindando alla lieta notizia della tragedia, considerando che “un terremoto non capita mica tutti i giorni!”
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Chi ha pronunciato queste frasi, se le ha pronunciate, è solo un miserabile; ma è un miserabile non più di me che non le ho pronunciate e nemmeno pensate ma che, dopo essermi svegliato alle 3.32 e rammaricatomi un po’ per i corregionali di L’Aquila, mi sono rimesso a letto senza nemmeno riuscire a finire una preghiera perché sorpreso dal sonno. Se fossi un VIP e mi avessero ripreso e mandato su Youtube forse sarei stato un altro immorale da mettere alla gogna.
A quei signori che si sono abbandonati a quelle frasi da poveracci dico che il pubblico ludibrio li ha forse costretti a rendersi conto della loro miseria e forse qualcosa è cambiato nella loro vita, almeno spero per loro, ma spero altrettanto che anche coloro che hanno permesso e voluto la pubblicazione delle telefonate si siano resi conto della scelleratezza della loro azione, non meno miserabile di quella che volevano denunciare. Quelli si fregavano le mani perché vedevano affari grazie al terremoto, questi altri perché hanno visto gli affari nel denunciare i peccati altrui. Sono i soldi e il potere, bellezza!
E poi diciamocelo: non è anche una nota rassicurante che qualcuno ci possa superare nella gravità del peccato nella nostra personalissima classifica dei buoni e cattivi? “Oh Signora mia, certo io non sono una santa, ma che orrore pensare ai soldi davanti alle tragedie!”
Qui non si tratta di dire "tutti peccatori" quindi "nessun peccatore", ma di non usare il peccato per i propri comodi e Péguy lo dice magistralmente. Peccato che sia sempre più arduo accorgercene… perciò ho solo voglia di costruire luoghi non perfetti, ma dove ci si aiuta a riconosce la perfezione di Colui che solo è perfetto e dove si cerca di imitarLo, magari cadendo una vita ma credendo alla salvezza perché è la cosa più ragionevole di questo mondo ormai quasi… demente.
Maurizio Candelori, consulente aziendale