Siamo nel pieno della mobilitazione nazionale e internazionale a favore della libertà religiosa, per tutti e soprattutto per i cristiani, di fatto perseguitati dall’islamismo crudele di Al Qaeda. Forse la ragione esiste, i successi dell’offensiva della Alleanza contro i talebani in Afghanistan non ci sono, certamente però per i talebani ci sono solo sconfitte e retromarce. Da qualche mese Al Qaeda e le sue cellule in diversi paesi medio-orientali, si battono per accrescere la propria credibilità e onorabilità, non hanno trovato nulla di meglio che mettere nel mirino i cristiani, coopti in Egitto, cattolici e protestanti in Iraq e in Iran, cattolici ancora una volta in Nigeria.
Non dimentichiamoci che la libertà religiosa vale per tutti gli uomini, è il fondamento dei diritti umani di tutti. È necessario perciò esprimere tutta la solidarietà agli islamici, una ventina, morti nell’assalto al pullman nei pressi di Jos, località che aveva visto nei mesi scorsi massacrare un’ottantina di cristiani. L’occhio per occhio fa comodo solo ai terroristi che cercano scontri e morti per dividere e guadagnare consensi.
Proprio in questo contesto attuale, mi sembra importante ricordare che ieri sono iniziate le votazioni per il referendum che dovrebbe portare alla divisione tra il nord e il sud del Sudan. Il nord è saldamente nelle mani del “delinquente internazionale”, a detta dell’Onu, Al Bashir. È un governo che appoggia l’estremismo islamico ed è collegato al terrorismo di Al Qaeda, mentre al Sud la stragrande maggioranza della popolazione è animista e cristiana. Dopo due decenni di scontri e guerre, finalmente si dovrebbero completare le procedure per arrivare alla “liberazione” del Sud.
Dall’inizio del primo mandato di George Bush, l’amministrazione americana si è sempre impegnata al massimo livello perché il processo di pace e il referendum potessero rafforzarsi. Oggi ancora una volta è l’Amministrazione Usa, Obama e Clinton in testa, che si batte per tutelare il Sud da un possibile nuovo massacro ad ampio spettro, che potrebbe scattare per opera delle bande prezzolate da Al Bashir. In gioco non ci sono solo i diritti di autodeterminazione e libertà dei cittadini del Sud, ma anche uno sterminato oceano sotterraneo di petrolio e ricchezze naturali.
Tuttavia, non c’è nulla da scandalizzassi, piuttosto dobbiamo ancora una volta rimanere stupiti dall’assoluta assenza di azioni politiche dell’Ue in quella regione. Il sentimentalismo di tanti intellettualoidi, anche di stampo francese, per il Darfur si è rivolto ora all’iraniana e omicida Sakineh, dimenticando l’appuntamento di questi giorni in Sudan: è più comodo lottare per qualcuno che sta tanto lontano, in regimi tanto crudeli e in Paesi così impenetrabili.
George Clooney, il belloccio di Elisabetta Canalis, invece si è trasferito proprio gli scorsi giorni in Sudan. Lui come Pitt e la Jolie, da mesi percorre le strade e incontra le famiglie del Sud Sudan. Certo per tanta nostra crema europea, da Dario Fo a Bernard Henry-Levy, questi attori di Hollywood sono macchiette, tuttavia la politica e la cultura europea si dovrebbero domandare il perché di tutta la propria supponenza e di come essa si sia trasformata in comoda pavidità. Questo doppio smacco da parte dell’America, la grande attenzione della Cina per l’esito del Referendum in corso e l’insolente silenzio europeo, ci dimostrano quanto ormai siamo estrema periferia del mondo.
Noi italiani, per la miriade di Ong che abbiamo in Sud Sudan e per lo straordinario impegno che il Governo sta dimostrando per la difesa dei cristiani, possiamo far molto per evitare un altro truculento massacro di cristiani. Possiamo e dobbiamo far agire la nostra diplomazia preventiva e non attendere che i massacri si compiano. Abbiamo una grande opportunità, quella di aggiungere alle preghiere per i vivi e per i morti cristiani di questi mesi, anche una qualche azione concreta. Facciamolo!