JUVENTUS – Che ci sia José Mourinho o incontri Leonardo, per Gigi Del Neri non esiste differenza. Ogni volta che incrocia l’Inter, sceglie le carte giuste per mandarla in crisi. Era successo con l’Atalanta, si è ripetuto con la Sampdoria, infine si è realizzato con la Juventus. Una vittoria importante, per due ordini di motivi. Il primo è che riconsegna la squadra bianconera a posizioni maggiormente consone alle proprie aspirazioni. Il secondo è che assesta un colpo dirompente alle certezze nerazzurre, pur senza scalfirne il ruolo nella lotta per lo scudetto. La bravura dell’allenatore juventino va cercata nella testardaggine con cui ha difeso il proprio lavoro e nelle soluzioni che ha approntato per frenare una crisi fattasi inarrestabile nel 2011: lo spostamento sulla corsia sinistra di Chiellini e la rimodulazione delle posizioni a centrocampo (alternando il 4-4-2 al 4-3-3) sono i nuovi ingranaggi che muovono il motore Juventus. Un motore che ha tratto forza anche dagli innesti di gennaio che, in qualche modo, non erano stati valorizzati adeguatamente da chi abitualmente scrive. Non tanto per il contributo che sta garantendo Matri all’attacco, proseguendo sulla falsariga delle ultime stagioni cagliaritane. Quanto, piuttosto, per il ruolo prezioso che sta coprendo Barzagli, nuovo leader centrale in difesa che permette a Del Neri, per l’appunto, soluzioni innovative che hanno già avuto una ricaduta anche in maglia azzurra.
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La forza della Juventus nel posticipo è stata quella di impedire all’Inter di dispiegare l’abituale potenziale offensivo: per la prima volta Leonardo ha chiuso una partita senza una rete all’attivo da quando si è seduto sulla panchina che fu di Benitez. I bianconeri non solo hanno bloccato le fasce. Anzi, hanno fatto di meglio prendendone loro possesso in fase offensiva, come hanno dimostrato in occasione del gol e di altre situazioni potenzialmente favorevoli. Il resto l’hanno fatto un centrocampo che ha impedito alla controparte di ragionare e una fisicità della difesa che ha tenuto lontani gli attaccanti. Certo, la concentrazione non è ancora quella ottimale. Ma parimenti lo è stata quella di Eto’o che pure, nel finale, ha avuto le opportunità per pareggiare, sprecandole banalmente. Inter che dovrà battere la Fiorentina nel recupero per tornare a mettere pressione al Milan.
I rossoneri hanno ritrovato fluidità e serenità dimostrando contro il Parma di possedere qualità tecniche che nessuno ha in Italia. In questo momento unicamente il tridente offensivo del Napoli è allo stesso livello di quello rossonero, come evidenziano gol e punti in classifica. Ma Allegri, rispetto a Mazzarri, ha dalla sua varietà ed equilibrio di valore (Ibrahimovic escluso) tra chi gioca e resta fuori: basta mettere sul piatto i nomi di Pato, Robinho, Cassano e Seedorf per farsi un’idea al al proposito. Ed è ciò che la differenza. Fine settimana importante per la serie A, settimana importante per l’Europa. Tornano le coppe e le citate Milan e Napoli le affrontano con le certezze rinsaldate dalle prestazioni in Italia. Impegni alla loro portata, in Champions e in Europa League: il Tottenham viaggia veloce in Premier ma è pieno di acciacchi; il Villarreal sta attraversando una fase involutiva nella Liga. Diventa invece improvvisamente complicato l’impegno della Roma contro lo Shakhtar ma più per i problemi che sanno crearsi da soli i giallorossi più che per effettivo valore altrui.