Missione compiuta, dando prova di maturità. Il 2 a 0 rifilato al Novara ha un doppio pregio: la Juve ha portato a casa i tre punti che le consentono di mantenere la testa della classifica e soprattutto ha dato dimostrazione che la squadra sta imparando a gestire il risultato e la partita, senza farsi travolgere sempre e comunque dalla frenesia. Certo, il vantaggio trovato dopo soli quattro minuti con Pepe (che d’ora in poi, per la sua capacità di suonare la carica, dovremmo cominciare a chiamare Perepepè) ha agevolato il compito, ma non bisogna dimenticare che solo una settimana fa il Novara aveva messo alla frusta il Napoli, costringendolo a una dispendiosa rincorsa per arrivare al pareggio. La Juve, invece, pur priva a centrocampo di un mastino come Vidal, ha saputo tenere le redini del gioco, com’è ormai abitudine, soprattutto quando gioca allo Juventus Stadium, e ha cercato subito di incutere timore alla squadra di Tesser. In effetti all’inizio i novaresi hanno tentato un timido pressing, ma si sono subito trovati schiacciati dalla pressione juventina. A differenza delle altre partite, però, i bianconeri non hanno esagerato con la grinta e la corsa, anzi, hanno cercato di amministrare con maggior sagacia il pallone e l’occupazione degli spazi. E’ un segnale di evoluzione tattica e di convinzione nei propri mezzi che non va trascurato, perché nel proseguio del campionato non sempre si potranno affrontare le partite correndo a cento all’ora.
Del resto non c’era bisogno di schiacciare con forza sull’acceleratore. Se guardiamo al primo tempo, giocato meglio del secondo, la difesa riusciva tranquillamente a controllare e annullare gli attaccanti avversari; il centrocampo teneva palla e dettava i tempi giusti per allargare il gioco sulle fasce o per verticalizzare quando si apriva il corridoio giusto. Ma i grimaldelli più efficaci sono stati senz’altro gli esterni alti e bassi. A destra, Lichtsteiner spingeva come al solito con scorribande continue, aiutato da un Pepe che è come l’elettricità: viaggia veloce e dà la scossa. La sorpresa arrivava però dalla fascia sinistra, soprattutto con De Ceglie. Libero da incombenze difensive, il terzino valdostano non si sottraeva agli inserimenti e ai cross, ben supportato da Giaccherini e Del Piero. L’ex cesenate ha ricordato a tratti il miglior Camoranesi della gestione Lippi: corsa, dribbling, inserimenti offensivi, conclusioni di destro, di sinistro, di testa. In pratica Giacc ha giocato una sfida personale con il portiere del Novara, Ujkani, che in tutte le occasioni gli ha negato, con grandi interventi, la gioia del primo goal in serie A con la maglia della Juve. Gioia del primo goal nel nuovo stadio che è mancata anche a Del Piero: un po’ per colpa sua (un paio di tiri a girare proprio “alla Del Piero” sono usciti di un soffio), un po’ per sfortuna (il clamoroso e provvidenziale salvataggio di Paci, con la palla che fa la barba al palo di Ujkani, in anticipo su Del Piero a conclusione di una pericolosa incursione di Pepe con passaggio smarcante, forse troppo ritardato, davanti alla porta).
Segnare con il contagocce a fronte di una mole impressionante di possesso palla, conquista del campo e conclusioni a rete (con il Novara le statistiche dicono: 23 tiri verso la porta avversaria e 70% di possesso palla a favore della Juve) sta diventando un problema, cui Conte dovrà provvedere, dopo la partita contro l’Udinese, durante la pausa natalizia del campionato. I bianconeri giocano bene palla fino al limite dell’area, poi al momento di finalizzare diventano un po’ troppo timidi e leziosi: ci vuole maggiore cattiveria sotto porta, cercando più la concretezza che la giocata a effetto.
Passando infine alla valutazione dei singoli, immenso Buffon nell’unica vera parata della partita (il colpo di testa di Rubino era davvero velenoso e ben angolato, ma il portierone si è tuffato come una pantera); Lichtsteiner ha svolto bene il suo ruolo di stantuffo inesauribile, ma deve migliorare in fase difensiva e nei cross a centro area; De Ceglie ha spinto con decisione nel primo tempo, mentre nella ripresa ha badato più a controllare; ottimi i due centrali, Barzagli e Chiellini, che hanno concesso le briciole; Pirlo, alle prese con un ginocchio che fa le bizze, gioca a ritmi ridotti ma garantisce la solita dose di tranquillità e di fosforo, e ultimamente evita quei dribbling al cardiopalmo davanti all’area di Buffon; Marchisio sta facendo cose normali dopo un avvio di campionato da Superman; Giaccherini sta vincendo l’emozione e la fiducia di Conte lo sta plasmando come esterno-mezzala di buona corsa e di vivacità; Pepe è un moto perpetuo e aggiustando un po’ la mira contro il Novara avrebbe potuto chiudere una partita da leggenda (ha “rischiato” di segnare ben quattro goal!); Del Piero ha pagato un po’ la ruggine della disabitudine a giocare fin dall’inizio. Qualche parola in più merita Quagliarella: è tornato al gol esattamente un anno dopo la rete segnata al Chievo, ma soprattutto ha ritrovato un po’ di passo svariando lungo il fronte d’attacco e ha dimostrato di essere una sponda efficace e imprevedibile per gli inserimenti, gli scambi e ii dai-e-vai con i compagni. Un campione ritrovato, un’arma in più per Conte.