Quattro minuti di colloquio fra l’arbitro Guida e il Var per riuscire a trovare motivazioni, inesistenti, per annullare il rigore già assegnato alla Fiorentina. Una Juve dimessa ha subito per tutto il primo tempo i veementi attacchi Viola che non sono approdati alla rete per il solido muro da provinciale eretto dai Gobbi. La Viola ha dominato a centrocampo, le è stato negato un rigore enorme e ha colpito un palo clamoroso. La Juve si è limitata a difendersi fino a quando, a inizio ripresa, una innocua punizione di Bernardeschi ha sorpreso come un pollo Sportiello. I Viola hanno ripreso gli attacchi, però non con la velocità impressa in precedenza; solo in una occasione sono andati molto vicini al pareggio mentre i bianconeri, come capita alle migliori squadre, nell’unico contropiede effettuato hanno raddoppiato. La Fiorentina è apparsa una equipe molto organizzata ma giovane, le manca l’esperienza per concretizzare la mole di gioco che sviluppa.
IL MILAN SI GIOCA L’EUROPA
Un buon Milan, sicuramente non sfortunato, ha sconfitto la retrocedenda Spal: subito in rete Cutrone, dominio dei ferraresi per tutto il primo tempo che però non sono riusciti ad andare al di là di una splendida punizione sul palo di Viviani. Fortissimo Lazzari, incontenibile; inguardabile Meret. Se la Spal in porta avesse avuto la ballerina dei Lo Stato Sociale avrebbe incassato almeno un paio di reti in meno. Semplici, quasi ex allenatore della Spal, non ha capito che quando si sta perdendo per una sola rete va difesa la sconfitta sperando negli attacchi degli ultimi dieci minuti. Lui invece ha inserito a inizio ripresa Paloschi, un attaccante in più. Con tale mossa ha ceduto il centrocampo ai casciavit che, ringraziando, hanno terminato in goleada. Milan quadrato, fiducioso nei propri mezzi e pronto a guadagnarsi uno strapuntino per l’Europa. Potrà tentare di arrivare alla Champions? Sarebbe come se Noi con l’Italia superasse, il 4 marzo, il 5%. La Spal era partita con grandi speranze ma pare sempre più come il partito della Bonino o di Nencini, risultati da prefisso telefonico – nel caso 0-4. La campagna elettorale prosegue imperterrita con grandi promesse e bambanate. Si promettono fondi alle imprese per incrementarne la competitività tramite l’accesso a nuove tecnologie e, contemporaneamente, si propone di tassare i robot. Da quando una politica economica seria propone di porre imposte sulle tecnologie anziché sui profitti generati dalle stesse? C’è qualcosa da rivedere! Niente da rivedere, viceversa, nel Napoli. La squadra di Sarri è sicuramente decisa a fare sul serio; con la Lazio ha vinto un incontro fotocopia di quello dell’andata. Romani subito in vantaggio, napoletani che non si sono assolutamente scomposti. Continuando a macinare il loro consueto gioco sono arrivati a riempire di palloni la rete dei laziali. Questo Napoli darà certamente filo da torcere, fino in fondo, ai blasonati e, a Firenze, fortunati juventini. Non c’è dubbio, gli azzurri sono una squadra forte anche mentalmente. Sarà lotta fino all’ultimo minuto del campionato; uno scudetto con sfondo azzurro starebbe benissimo.
INTER NEL SEGNO DI KARAMOH
Spalletti ha lanciato Karamoh dal primo minuto. Dopo un paio di sgroppate pareva un ottimo giocatore ma per la squadra Primavera. Con essa avrebbe fatto sfracelli. La serie A per lui era molto lontana. Suo merito è aver dato il via all’azione della rete di Eder, poi è sparito; passati in vantaggio i bauscia si sono rintanati in attesa del pareggio felsineo. Al secondo tentativo il “vecio” Palacio, lanciato da Miranda (sic) ha sfondato la rete nerazzurra. Poi più niente fino a quando, entrato Rafinha, si è vista la differenza fra buoni giocatori volonterosi e il campione, anche se ancora con mezzo piede in infermeria. Tocchi di prima, posizionamento sempre corretto, capacità di sentire il compagno alle spalle. Improvvisamente si è svegliato anche Karamoh: scatto, palla a Rafinha, tocco smarcante, destro/sinistro a dribblare l’avversario e lecca alle spalle di Mirante. Per cui non era Karamoh a nascondersi, ma i compagni che non lo sapevano trovare. Peana nerazzurra al Meazza; poi il solito braccino corto in zona Cesarini. I rossoblu facevano paura, anche in dieci, espulso Mbaye. Dentro anche Gagliardini a difendere e vittoria con ritorno solitario al terzo posto in classifica. Il popolo nerazzurro non ha di che esaltarsi: la squadra deve aumentare la velocità altrimenti non sarà… Bologna tutte le domeniche. Comunque l’essere finalmente riusciti a portare a casa una vittoria, dopo più di due mesi, darà vigore e spinta al team della Beneamata.
LA ROMA CONVINCE
Per quanto riguarda la Maggica, con la vittoria sul Benevento si è portata avanti nel derby romano con in palio il posto per la Champions. Non che vincere con i campani sia la massima goduria per i tifosi ma, da come si erano messe le cose, meglio ringraziare il Comandante Fazio che, con uno splendido colpo di testa, ha pareggiato la rete sorpresa iniziale dei beneventani. Poi i volonterosi ragazzi, portatori del fanalino di coda, non hanno potuto che calare le brache rendendosi pluridisponibili ai capitolini che ne hanno largamente approfittato. Vedere gli uomini di De Zerbi giocare nella massima divisione del calcio italiano fa comprendere a quale livello esso è sceso. Neanche ai tempi della Pro Patria e del Legnano, anni Cinquanta, giocavano squadre di livello così inferiore rispetto a tutte le altre della serie A. Non esistono in Italia venti squadre che possano giocare al massimo livello, non possono essere più di sedici, massimo diciotto. Almeno il Verona e la Spal, che retrocederanno in serie B con il Benevento, danno l’impressione di essere dei buoni sparring partner, qualche pugno lo piazzano; ma i campani scendono in campo come vitello sacrificale, senza alcuna speranza. È quasi più facile piazzare un sei al superenalotto che pensare alla salvezza dei sanniti.