Ho un amico che, tamponata un’auto in autostrada 20 anni fa, ancor oggi sostiene che era l’altro autista il colpevole. Secondo l’amico il tamponato aveva innestata la retromarcia mentre viaggiava; naturalmente, nelle serate in cui non sappiamo cosa fare, ci rechiamo al bar per incontrarlo e farci raccontare il fatto. Grandi risate perché lui è anche convinto che quanto racconta sia vero. A lui somiglia Ceccarini, il cecato di Livorno che, perdendo l’occasione di starsene zitto e coperto, è riuscito a sparare una cavolate ancora peggiore di quella del mio amico: il famoso fallo di Iuliano su Ronaldo era un fallo di sfondamento del brasiliano. Perchè questa volontà di rendersi ridicolo? Hai sbagliato? Statti zitto! Perchè se fosse convinto di quanto affermato, ci sarebbe da preoccuparsi. Se era rigore il primo,assegnato ai Gobbi contro il Benevento, quello sul Fenomeno era almeno doppio. Le massime punizioni, marcate da Dybala, hanno permesso alla Juve di vincere in Campania una partita che si era fatta difficile. Sotto coi rigori… e vai! La squadra è apparsa in difficoltà contro l’ultima in classifica, forse demoralizzata dopo la sonora sconfitta in Champions e un po’ cotta; il Benevento non ha per niente sfigurato e, dopo il secondo pareggio, ha rischiato il vantaggio.
ROMA SCONFITTA E SFORTUNATA
Quando la sfiga ti prende di mira non c’è possibilità di evitarla. La Maggica ha passato l’incontro prendendo a pallonate Sportiello e tutta la Fiorentina: palo, traverse, Sportiello che pareva Zamora e nessun pallone in rete. La Viola è scesa due volte nella metà campo romanista e ha piazzato due reti. Certo la difesa della Roma si è mostrata un poco ballerina; sicuramente meglio che a Barcellona, almeno non ha piazzato autoreti. Con questa sconfitta diventerà fondamentale il derby capitolino, chi vince andrà in Champions, chi perde rischierà di correre con il Milan per un posto in Europa League. A proposito, giusto il pareggio fra la Dea e la Spal a Ferrara; certo che il rigore assegnato all’Atalanta puzza di simulazione del Papu.
TORINO INTER
Mezz’ora di spettacolo nerazzurro, almeno cinque palle goal sbagliate e rete del Toro al primo tiro verso Handanovic. Tagliavento piazza ammonizioni inesistenti a Gagliardini, poi a Miranda e Brozovic già diffidati; da subito non pare giornata nonostante i bauscia mostrino una superiorità nettissima e un ottimo giro di palla, con Brozovic spettacoloso nel dettare i tempi. Belotti si butta ogni volta che si avvicina un avversario e l’arbitro gli dà sempre ragione. Dominio interista nella ripresa: alla traversa colpita da Perisic ad inizio partita si aggiunge un palo di Rafinha con Sirigu battuto e un salvataggio sulla linea di porta dopo una zuccata di Miranda. Sembrava di vedere la partita della Maggica con la Fiorentina, grandi occasioni nerazzurre ma palla stregata. Purtroppo quando perdi immeritatamente rischi un contraccolpo psicologico grave; dal terzo posto in classifica ti ritrovi quinta e incavolata per aver buttato cinque punti, in due incontri nei quali sei stata superiore agli avversari. Ma, come detto, la sfiga è sfiga e nessun esorcismo la può sconfiggere. Sirigu uomo partita, 16 angoli battuti dall’Inter contro 1 per il Torino. Mazzarri si merita la palma per il miglior lato B di giornata, speriamo non lo superi Gasperini la prossima partita.
LA GIORNATA DEL “CIAPA NO”
Fino al minuto 89 anche il Napoli si era adeguato all’andazzo di Roma e Inter. Il Chievo vinceva 1-0 e nulla faceva pensare ad un risultato diverso; gli juventini già stavano stappando champagne (noblesse oblige) per il settimo campionato consecutivo vinto. Già i partenopei avevano mandato alle ortiche un rigore e il loro calcio, seppur pressante, non mostrava lucidità negli ultimi 20 metri. Buon per Sarri che quello spilungone di Milik, proprio al termine del tempo regolamentare, era riuscito con una testata a infilare Sorrentino. Ma nessuno avrebbe giocato un centesimo prevedendo che all’ultimo assalto, dopo un calcio d’angoo, un tiro a giro di Diawara si sarebbe infilato in rete facendo venire un notevole giramento, diciamo di scatole, a Gobbi e clivensi e infarto gioioso al popolo napoletano. Con tale risultato, la lotta scudetto rimane un poco aperta, ma poco poco. Passeggia la Lazio a Udine, anche se vince in rimonta, e si presenterà al derby capitolino a pari classifica con la Roma; potrebbe trarne vantaggio l’Inter, ma contro la Dea non sarà facile. Le sconfitte dei nerazzurri e dei giallorossi avrebbero potuto dare fiato al Milan.
TRA MILAN E GOVERNO
Ringalluzziti come divengono dopo ogni vittoria, i casciavit la prossima giornata avrebbero battuto il Napoli e data una svolta al campionato, gloriosa per loro e dolorosa per i vesuviani. Invece bloccati e quasi sconfitti dal Sassuolo, per arrivare alla Champions dovranno scalare l’Everest, meglio si guardino alle spalle se non vogliono rimanere fuori anche dall’Europa dei poveri. In contemporanea continueranno le fatiche di Mattarella che deve stare ad ascoltare le palle che gli raccontano le delegazioni dei partiti. Una cosa è certa: un governo si farà ma dopo le elezioni amministrative di maggio. Tutti i partiti hanno presentato proposte di impossibile realizzazione durante la campagna elettorale, ora devono concedere un po’ di tempo ai loro elettori per dimenticarle. Di Maio afferma che vorrebbe gestire un governo con la Lega o con il Pd: è cosciente che i due possibili alleati hanno visioni del futuro completamente diverse? Come si fa a pensare che l’uno o l’altro pari sono? A Salvini piacerebbe una compagine Lega-Cinque Stelle, ma poi in Europa chi la ascolterebbe? Allora siamo ai tatticismi. Io penso che Di Maio abbia bisogno, perché ritengo i suoi elettori più tendenti a sinistra, che sia il PD a dirgli di no affinché possa, come vorrebbe lui, allearsi con il centro-destra – FI compresa – per garantire l’Europa. Perchè ciò possa realizzarsi, qualcuno deve convincere Berlusconi a fare un passo di lato, facendo credere sia Tajani a gestire il partito. Se non finirà così significherà che ho sbagliato l’analisi: me ne farò una ragione. L’importante è che nasca un Governo che sappia rispondere ai veri bisogni dei cittadini: lavoro, sicurezza, solidarietà e chiarezza sul futuro, un Governo cioè che abbia cura di realizzare il bene comune.