Se Parigi val bene una messa, 308 milioni da investire in opere pubbliche sono un’ottima ragione per mettere da parte rancori, dissapori, minacce e facce feroci per firmare in prefettura il Patto per Napoli come il sindaco Luigi de Magistris ha fatto con il premier Matteo Renzi, sospendendo un lungo e tormentato periodo di guerra guerreggiata. La cerimonia della tregua è stata diffusa in diretta web e tutti gli interessati hanno potuto constatare come i volti e i toni fossero finalmente rilassati perché, in verità, nessuno poteva credere che si potesse rinunciare a una tale somma di denaro per lo sfizio di giocare alla rivoluzione mentre la città ha tanto bisogno di cure e manutenzione.
Naturalmente di tutto si è parlato tranne che della pietra dello scandalo e cioè del risanamento di Bagnoli che il presidente del Consiglio ha messo in capo a Invitalia e affidato all’abilità di quel Salvo Nastasi che il primo cittadino da sempre vede come il toro il panno rosso, rifiutandosi in tutte le occasioni che ha potuto di riconoscerne ruolo e autorità. La giornata è stata troppo bella per poter essere guastata da rancori personali e i due litiganti, per l’occasione riappacificati, hanno rinviato a nuova data l’approfondimento di quello che comunque resta un macigno nei rapporti tra il governo e il municipio. Un macigno che potrebbe tornare presto a ingombrare il campo. Ma per ora…
Per ora Napoli tira il suo sospiro di sollievo come pure fa il governatore della Campania Vincenzo De Luca, che in assenza di dialogo per volontà del capoluogo ha tenuto pazientemente in mano il bandolo dei rapporti con il centro evitando che il filo si spezzasse senza più rimedio. Si può e deve dire che questa sia anche e soprattutto una sua vittoria.
Che il premier fosse di buon umore si è capito dalle battute che hanno accompagnato la firma quando ha tenuto a precisare che al Sud gli sgravi contributivi per le nuove assunzioni con il Jobs act restano intatti per l’anno intero: come a dire che non toglie con una mano quello che con l’altra dà rispondendo non richiesto a una delle obiezioni più frequenti. Per conto suo de Magistris è come se avesse ceduto alla forte pressione dei tanti ambienti cittadini, politici e imprenditoriali, che lo sollecitavano a non farsi condizionare dall’amor proprio nel confronto con il governo che tutti i torti non aveva a intervenire in sostituzione, visto che per cinque anni nulla si era mosso dove un tempo sorgeva l’Italsider.
Ufficialmente ha vinto il buon senso e il rispetto delle istituzioni, presidenza del Consiglio da una parte e Comune dall’altra, nell’interesse reciproco di fornire un buon servizio alla metropoli che sì attira più turisti che in passato, ma resta priva di servizi all’altezza delle sue tradizioni e possibilità. Un’occasione che sarebbe stato un delitto sprecare.