Era dai tempi di Moggi che la Juve non metteva a segno un colpo, anzi un doppio colpo così. Per festeggiare lo scudetto, per celebrare l’ingresso in Champions League dalla porta principale e per sancire incontrovertibilmente il ritrovato orgoglio di vestire la maglia bianconera, Marotta e Paratici non potevano trovare regalo migliore. Con il doppio acquisto (seppure, per ora, in comproprietà con l’Udinese) di Asamoah e di Isla la campagna acquisti della Juve è partita davvero con il… ruggito giusto. Da mesi si parlava con inistenza ossessiva di top player per l’attacco, da mesi l’attenzione era costantemente indirizzata (o sviata?) sull’attaccante in grado di dare 20-25 gol alla Juve e di garantire quella pericolosità e prolificità che nell’ultima stagione è un po’ mancata alla squadra di Conte, e invece – come fulmine a ciel sereno – in un solo pomeriggio arriva una “notiziona” di mercato che spiazza e fa invidia alle concorrenti. Eh sì, in un sol – doppio – colpo Marotta è riuscito in un triplice intento:
1) posizionare il mercato della Juve in pole position, soprattutto rispetto alle antagoniste italiane (Inter in testa, visto che i nerazzurri erano sulle piste di Isla come possibile sostituto di Maicon), ma lanciando un guanto di sfida anche alle future rivali della Champion’s (il messaggio è chiaro: stiamo rafforzando una squadra già competitiva, inserendo tasselli di qualità, che completano l’organico e offrono valide alternative tattiche, grazie a giocatori forti fisicamente, duttili tatticamente e dotati tecnicamente);
2) acquisire quello che le teorie economiche chiamano “vantaggio competitivo”: muoversi prima degli altri, per dare direzione al mercato, condizionare le mosse altrui, costringere la concorrenza a inseguire, garantirsi in anticipo i giocatori che servono, non quelli che restano a disposizione sul mercato. Non a caso, saggiamente, Marotta e Paratici hanno pensato a puntellare un centrocampo, cioè il reparto nevralgico di una squadra, già formidabile (Pirlo-Marchisio-Vidal) con due innesti provenienti da un club – l’Udinese – che ha fatto della corsa e del bel gioco il suo Dna per arrivare a conquistare traguardi importanti;
3) affermare una ritrovata centralità della Juve nello scacchiere del calcio che conta: le ultime campagne acquisti sono state vissute all’insegna di una certa improvvisazione e di un quadro tattico-strategico confuso e ritardatario. Dall’anno scorso, invece, con l’arrivo di Conte, a parte l’abbrivio concentrato sull’acquisto di esterni di ruolo per supportare un 4-2-4 abbandonato dopo il ritiro estivo, la Juventus ha iniziato una costruzione dai contorni molto chiari: squadra atleticamente prestante, votata al pressing e al dinamismo, ma senza disdegnare i piedi buoni. Una filosofia che Asamoah e Isla confermano alla grande.
Asamoah, infatti, è un centrocampista che ben si adatta al 4-3-3 o al 3-5-2, perché può giostrare efficacemente sia come interno sinistro (risultando ottima alternativa a Marchisio) sia come esterno mancino: ha buona corsa, come tutti i calciatori africani, è ben integrato nel nostro campionato, è giovane, ha talento e con Conte può migliorare ancora, ha discrete capacità di inserimento e di realizzazione. Il cileno Isla, invece, è una forza della natura, garantisce copertura a 360 gradi della fascia destra. Può giocare terzino basso, laterale di centrocampo o o esterno d’attacco nel 4-3-3 oppure può ricoprire (in sana competizione con Lichtsteiner) il ruolo di esterno destro a tutto campo nel prediletto (da Conte) 3-5-2. Grazie al suo acquisto, Conte può così dirottare Caceres come prima alternativa ai tre difensori centrali, di modo che per sistemare la difesa basterà ora un solo innesto (Astori? Bocchetti? e perché no Nesta, in rotta sull’ingaggio con gli americani?).
E il top player d’attacco, il giocatore in grado di accendere la fantasia e l’entusiasmo dei tifosi, dopo la “perdita” di un fuoriclasse come Del Piero? Qui la situazione è complicata, gli intrecci di mercato sono un dedalo inestricabile e poi servono vagonate di milioni perché la concorreza dei petroldollari (Manchester City e Psg) o delle squadre inglesi e spagnole è molto serrata e temibile. I nomi sono i soliti: Van Persie, Higuain, Dzeko, Suarez, Damiao, Tevez. Tutte prede difficili da catturare. E se anche in questo caso Marotta e Paratici si inventassero un nome a sorpresa, un Mister X mai finora pronosticato, come con Asamoah e Isla? L’ipotesi non è da escludere. Il suo identikit? Secondo le migliori regole di mercato adottate da Moggi, segretezza e rapidità d’intervento esigono che sull’operazione cali il più assoluto riserbo. E allora non è da escludere un inaspettato colpo di… criniera!