Mercato bloccato, società che giocano al risparmio, progettualità frantumata dai cambi in panchina: si ha la sensazione di vivere un calcio di retroguardia, in Italia, e non soltanto perché questa sarà l’ultima stagione con quattro squadre in Champions League in attesa di certificare nel 2012 il sorpasso della Germania. In molti hanno indicato i rimedi (stadi di proprietà, merchandising serio, riduzione dei costi legati agli ingaggi, valorizzazione dei giovani) ma nessuno li ha finora presi sul serio, tranne la Juventus per quanto riguarda la prima voce. Così il pallone italiano si trascina tra riti stanchi ed equivoci irrisolti. Il mercato, per l’appunto, che ancora una volta ha dovuto fare i conti con i tempi imposti dal teatrino della comproprietà, unicum tricolore non riscontrabile da nessun’altra parte al mondo. Tutti ripetono ogni volta: “Aperte le buste partono le trattative vere”. Speriamo. Così, spente le risate per l’errore del Bologna nel caso di Viviano, si attende nuovamente la Juventus per applaudire il primo nome degno giungere dall’estero. Sempre che questa – come promesso -possa essere la settimana decisiva per poter mettere le mani su Aguero.
E le altre grandi? Nulla da segnalare, visto che anche l’incertezza sulla riapertura al secondo extracomunitario condiziona molte trattative. Si tratta comunque di ipotesi di lavoro che non sembrano condurre al crac di mercato quanto, piuttosto, ad aggiustamenti di organico, sotto il comandamento “prima si vende, quindi – eventualmente – si compra”. E così Sanchez prenderà la strada dell’estero, con doverosa soddisfazione dell’Udinese. Così sarà complicato trovare qualcuno che voglia spendere i 50 milioni che Zamparini chiede per Pastore. Così Criscito si accaserà allo Zenit San Pietroburgo dopo aver fatto parte dei piani di Inter e Napoli.
In Italia accontentiamoci (giustamente) di investire su possibili campioni nostrani come El Shaarawy ma, per il resto, non pensiamo al momento di poter attirare giocatori e allenatori in un mondo caratterizzato più dagli scandali e dai litigi che non dal bel gioco e dai risultati (in attesa che la Nazionale di Prandelli cresca). Un panorama che, indubbiamente, non può risultare allettante per gli sceicchi e i magnati che hanno invaso Premier e Liga, con la dependance francese aperta dai qatarioti al Paris Saint Germain.
Vero è che gli americani sono per la prima volta sbarcati anche da noi acquistando la Roma però, in attesa che il passaggio venga ufficializzato, il progetto è ancora tutto da scrivere, fatti salvi gli omaggi a Totti e a De Rossi. Noi accontentiamoci di prestiti, fine contratti e baratti. I soldi – quelli veri – stanno da un’altra parte, spesso in coabitazione con una progettualità non legata al risultato immediato. E con loro, anche il futuro del calcio.