Nel Rapporto annuale dell’Istat 2015 sono riassunti gli aspetti essenziali dell’Indagine sull’andamento occupazionale delle professioni all’interno del sistema delle competenze, con riferimento al 2014. L’indagine, compiuta utilizzando modelli standard internazionali, ha lo scopo di monitorare i fabbisogni professionali nel mercato del lavoro. Tra il 2011 e il 2014 l’occupazione è diminuita, nel complesso, di 319mila unità. Tuttavia, considerando le 508 categorie “monitorate” è possibile effettuare la seguente classificazione: 82 professioni sono “in crisi” (-1,3milioni di occupati); 70 sono definite “vincenti” (+1,4 milioni di occupati); 356 “stazionarie” (-363mila occupati).
Nelle professioni “stazionarie” sono impiegati più di 10 milioni di lavoratori; in quelle “in crisi” 5,3 milioni; in quelle “vincenti” 6,6 milioni. Nel 2014, la metà degli occupati delle professioni “vincenti” si trovava nei grandi raggruppamenti di quelle qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (26,7%) e in quelle delle professioni non qualificate (23,2%), mentre quote intorno al 13% erano presenti nelle coorti delle professioni intellettuali, tecniche, esecutive, mentre una parte residuale si trovava tra i dirigenti e gli imprenditori.
Nell’Indagine vengono indicate 4 categorie di competenza delle professioni: le specializzate tecniche; le specializzate non tecniche; le tecniche operative; le elementari. Cominciamo dal primo gruppo, che comprende il 12,6% degli occupati (il 9,6% tra le professioni “vincenti”). Le professioni specializzate non tecniche raggruppano il 31,8% del totale (il 32,8% tra le “vincenti”). Le tecniche operative occupano il 19,6% (il 13,5% le ‘‘vincenti’’) mentre le elementari il 36% (il 44,2% le “vincenti”).
Passando in rassegna le professioni, nel 2014, quelle specializzate tecniche ”vincenti” sono 12 (esempi: responsabili di produzione manifatturiera, analisti e progettisti di software, specialisti in saldature elettroniche, ingegneri elettrotecnici, gestori di strutture recettive). Nell’ultima tipologia citata oltre la metà degli addetti è fatta di donne che in generale assommano al 19,4% a fronte di una maggiore presenza maschile.
I giovani al di sotto dei 35 anni sono pari al 21,2%. Tra le professioni non tecniche quelle “vincenti” sono 22, raggruppabili in tre prevalenti profili: 1) professioni con competenze di carattere generale, economico e amministrativo; 2) educatori e docenti con elevate capacità comunicative; 3) professioni sanitarie (in questa tipologia il 46% ha un elevato titolo di studio e il 58% è composto da donne).
Quanto alle professioni tecniche operative, quelle in crescita sono 16 e in generale si tratta di professioni operaie (anche agricole) con differenti livelli di qualifica. Qui sono inquadrate le quote più elevate di giovani (il 26%) e quelle più basse di laureati (il 3%). Tra le professioni elementari quelle “vincenti” sono 20: il 91,3% è occupato nei servizi, in particolare in quelli alla persona e alle famiglie (24,7%). Due occupati su tre sono donne (badanti, operatrici socio-sanitarie, colf). Poco meno di uno su tre è straniero. La metà ha un basso titolo di studio.
Quanto al numero complessivo degli addetti riconducibili a ciascuna delle sopraelencate professioni “vincenti” i dati possono essere così ricapitolati per l’anno 2014: specializzate tecniche, 12 professioni e 632mila occupati; specializzate non tecniche, 22 professioni e 2,16 milioni di occupati; tecniche operative, 16 professioni e 800mila occupati; elementari, 20 professioni e 2,9 milioni di occupati.