In questo scorcio iniziale di 2013 abbiamo voluto cogliere l’occasione di prendere rapidamente in rassegna i principali film in uscita nelle nostre sale cinematografiche lungo il mese in corso: di certo non tutti si riveleranno, una volta terminati i loro titoli di coda, come delle pellicole alla lunga memorabili o effettivamente imperdibili, ma per il momento riconoscimenti ricevuti, aspetti della trama, nome del regista e/o componenti del cast artistico sono tali da richiedere un certa dose di attenzione e concedere un sufficiente margine di fiducia. Ecco il primo di due articoli: a tutti gli appassionati che vorranno poi tirare le somme “dal vivo”, buona visione!
La migliore offerta (uscito il 1° gennaio) rappresenta il ritorno – dopo Baarìa (2009), ultimo capitolo della sua tetralogia siciliana – di Giuseppe Tornatore con un film di ambientazione mitteleuropea che segue le vicende professionali e personali di un battitore d’asta ed esperto di valutazioni di nome Virgil Oldman (il premio Oscar Geoffrey Rush), personaggio dalla personalità non semplice, che vive un rapporto distaccato con il mondo circostante e con le persone che gli ruotano attorno, fino a quando una nuova richiesta di certificazione di autenticità cambierà il corso della sua vita. Il cast è completato da Jim Sturgess (nel ruolo di Robert, un giovane appassionato di strumenti meccanici), Sylvia Hoeks (nella parte di Claire, una misteriosa e affascinate cliente di Oldman) e Donald Sutherland (che interpreta un grande amico del protagonista).
The Master (3 gennaio) è l’ultima fatica di Paul Thomas Anderson (classe 1970), che proprio in occasione di questo film è stato salutato da alcuni come il nuovo Stanley Kubrick. Per il momento possiamo solo augurarci, dopo Il petroliere (There Will Be Blood, 2007) e un lungo documentarsi del regista sui movimenti religiosi statunitensi, un altro spiazzante ritratto di homo americanus, nel caso specifico da molti inevitabilmente accostato a Ron Hubbard, il fondatore di Scientology. Il film poggia sulle interpretazioni di Philip Seymour Hoffman, Joaquin Phoenix (entrambi premiati a Venezia 2012, così come chi li ha diretti), Amy Adams e Laura Dern filmate in 70mm, un glorioso e desueto formato cinematografico di recente usato solo per il colossale Hamlet (1996) di Kenneth Branagh e per alcune sequenze di The New World – Il nuovo mondo (2005) di Terrence Malick.
Quello che so sull’amore (10 gennaio) è la nuova opera “made in the Usa” di Gabriele Muccino, dopo La ricerca della felicità (The Pursuit of Happyness, 2006) e Sette anime (Seven Pounds, 2008). Si tratta di una commedia sentimentale che, tra gli altri, vede inclusi nel cast attori del calibro di Gerard Butler, Uma Thurman, Jessica Biel, Catherine Zeta-Jones e Dennis Quaid. È la storia del rientro – nella piccola cittadina di provincia dove ancora risiede l’ex moglie – di un ex calciatore di origini scozzesi, cui hanno assegnato il ruolo di coach della squadra di calcio locale dove gioca anche suo figlio. Questo ritorno nei luoghi di una stagione importante della propria vita diventa l’occasione per riflettere su quello per cui vale la pena davvero vivere dopo un’esistenza passata nella spregiudicata rincorsa al successo.
La scoperta dell’alba (10 gennaio) è il secondo lungometraggio – dopo Cosmonauta (2009) – di Susanna Nicchiarelli, adattato con qualche libertà dall’omonimo romanzo di Walter Veltroni e che la vede impegnata nel ruolo sia di interprete che di regista. La vicenda ha inizio nella Roma del 1981, quando le Brigate Rosse uccidono il giuslavorista Mario Tessandori mentre il suo collega Lucio Astengo svanisce di lì a poco. Trent’anni dopo le due figlie di quest’ultimo, Caterina (Margherita Buy) e Barbara (Nicchiarelli), mettono in vendita la casa di famiglia al mare. Tra le cose rimaste da sistemare c’è anche un vecchio telefono che risulta ancora attivo nonostante la linea sia scollegata e sul quale Caterina compone il numero di quella che fu la loro casa romana: dall’altra parte le risponde la voce di una bambina, cioè lei stessa degli anni Ottanta…
Frankenweenie (17 gennaio) è un’opera di animazione in 3D, filmata in bianco e nero, girata in “stop motion” e che costituisce una sorta di ritorno alle origini da parte del regista Tim Burton, prendendo spunto dall’omonimo (secondo) cortometraggio (1984) che egli diresse all’inizio della sua carriera. Victor Frankenstein è un ragazzino di 10 anni, il cui inseparabile compagno è il suo amato bull-terrier Sparky (“scintillante”). Quando quest’ultimo muore in seguito a un incidente stradale, il bambino ne recupera il corpo, sottoponendolo a uno shock elettrico. Il cagnolino riprende vita e, una volta scoperto, diventa il bersaglio degli attacchi della comunità locale. Quando alcuni (invidiosi) compagni di classe di Victor cercano di ripetere l’esperimento usando però altri tipi di animali, i guai non tarderanno ad arrivare…
Con Django Unchained (17 gennaio) Quentin Tarantino ha finalmente l’occasione di rivisitare in modo esplicito il suo genere preferito, il cosiddetto “spaghetti western”, riportando sul grande schermo il personaggio del 1966 interpretato da Franco Nero per la regia di Sergio Corbucci. Nella versione tarantiniana Django (Jamie Foxx) è uno schiavo (da cui il “senza catene” del titolo originale) acquistato da un dentista tedesco (Christoph Waltz) che esercita anche la professione di cacciatore di taglie e in compagnia del quale farà la conoscenza di parecchi personaggi, tra cui padroni di piantagioni e proprietari di schiavi. Uno di questi (Leonardo DiCaprio) è in realtà il vero obiettivo di Django, che deve arrivare a lui per poter liberare sua moglie (Kerry Washington). La colonna sonora originale è firmata da Ennio Morricone.
(1 – continua)