Aspirapolvere, formichiere, elefante o becco di papera. E difficile dirlo a prima vista ma la nuovissima Ferrari da Gran Premio presentata oggi è probabilmente destinata a battere il record mondiale di similitudini ad essa attribuite. Certo è che la soluzione così “estrema” del suo muso da un punto di vista prettamente estetico colpisce subito, nel bene o nel male. E’ la nuova , un nome scelto dai tifosi attraverso un referendum – a proposito, a quasi nessuno di voi interesserà ma per una volta ha vinto in un sondaggio ciò che avevo votato anch’io… – e difficilmente potrà passare inosservata. Certo, non avrà la meravigliosa eleganza della 312 T2 di Mauro Forghieri o la avvolgente armonia delle linee della 640 di John Barnard – solo per citare due Ferrari del passato splendide da vedersi ma con diversi “esiti” in pista, la prima anche vincente, la seconda poco competitiva – ma come ha sempre sostenuto il Drake che di auto se ne intendeva e che non ne era certo insensibile al fascino: “La macchina più bella è quella che vince”. E siccome non siamo scaramantici, possiamo magari ricordare la tozza e spigolosa che fece storcere più di un naso in sede di presentazione ma che in pista volava e regalò a Jody Scheckter il titolo di campione del mondo ’79, o la del 1961 che si guadagnò il soprannome di “sharknose” per la sua curiosa coppia di prese d’aria ovoidali sul muso ma che zittì gli scettici dominando la stagione con Phil Hill e Wolfie Von Trips. Ma siccome in questo momento i giudizi non possono che basarsi sull’estetica e lasciano dunque il tempo che trovano almeno fino a quando la pista non darà indicazioni più interessanti, cerchiamo di spingerci un po’ in là nelle nostre considerazioni. Due mi sembrano gli aspetti più interessanti. Il primo: è vero che a prima vista l’impatto estetico della F14-T ed in particolare del suo muso declinante e di quella che potrebbe definirsi un “gobba” all’altezza delle sospensioni anteriori lascia perplessi. Ma da sempre i canoni della bellezza, e questo non solo in campo automobilistico, sono dettati dalle consuetudini da cui a volte siamo condizionati. I musi alti delle monoposto che hanno monopolizzato gli ultimi anni sono in realtà una soluzione assai recente a la calandra “spiovente” è stata assai comune in procedenza nella quasi totalità delle soluzioni tecniche ad esempio degli anni ’90. Quando comparvero in pista i primi alettoni o le prime wing-car con l’air-box dietro alla testa del pilota, quelle soluzioni furono inizialmente “bollate” nel migliore dei casi come eccentriche e nel peggiore come orribili, salvo poi diventare uno standard costruttivo ed anche estetico assolutamente condiviso. E tale prima considerazione mi spinge verso la seconda: in un momento di discontinuità regolamentare così forte come questo – non dimentichiamo che la tecnologia dei motori turbo era assente dal 1988 – la Formula Uno diventa veramente terreno di sperimentazione. Guardando le prima vetture già presentate, dalla McLaren MP4-29 con il suo curioso muso stretto alla Lotus E22, forse ancora più strana della Ferrari, con l’anteriore a “forchetta”, finalmente dopo tanti anni in cui le macchine erano tutte uguali, indistinguibili l’una dall’alta se non per i colori degli sponsor e per piccoli particolari riservati agli esperti come gli scarichi soffiati…
… si torna un po’ ai tempi eroici in cui le soluzioni erano diverse, a volte divergenti – guardate l’anteriore della Ferrari e quello della Lotus e vi renderete conto che sono all’esatto opposto – e, finalmente, creative. E questo è senza dubbio un bel segnale che, anche agli occhi di chi era stato, come me, piuttosto critico sul ribaltone regolamentare deciso dalla Federazione sembra dimostrare che un qualche effetto positivo tale ribaltone abbia portato. Ed in una Formula Uno dove le vetture erano diventate dei computer dotati di ruote e motore, tornare un po’ alla “meccanica”, alla sperimentazione e alla creatività che ha fatto la storia delle corse non può che essere un bene. Ora quindi, cresce l’attesa e tutti, più o meno ammettendolo, addetti ai lavoro compresi, si stanno facendo una sola domanda: cosa avrà pensato Adrian Newey? Sarà più vicino alla Ferrari o alla Lotus? Ma soprattutto, la nuova Ferrari sarà veloce? Perché, come dice il presidente Montezemolo “siamo stanchi di arrivare secondi”. Ed in fondo, questa è l’unica cosa che conta…