La “ricetta” Renzi è stata ormai commentata in lungo e in largo, anche su Il Sussidiario, ma vi è un punto su cui mi sembra ci si sia poco soffermati ed è la pressoché completa assenza della famiglia nei programmi del Presidente del Consiglio. Questa assenza è particolarmente evidente in quello che sembra tuttora il suo cavallo di battaglia: i 10 miliardi di euro per 10 milioni di italiani. Mentre continuano a essere non del tutto precisate le coperture, sembrano anche non del tutto chiare le modalità di applicazione, per esempio se si tratterà di un bonus in misura fissa uguale per tutti, o attribuito in misura percentuale del reddito, e, in tal caso, se sulla retribuzione netta o lorda. Infatti, finora si è solo parlato di questo numero magico di 85 euro al mese.
Nei suoi annunci, Renzi ha parlato, però, di retribuzione netta e il passaggio da lordo a netto non è univoco, in quanto dipende da una serie di variabili individuali, come le varie detrazioni, ad esempio per familiari a carico. Ma, come già detto, Renzi non ha parlato di famiglie, che rimangono un oggetto misterioso per la maggior parte dei nostri politici, per cui si possono ipotizzare molte disparità nell’attribuzione del bonus.
Infatti, se questa fosse la corretta interpretazione, le famiglie monoreddito verrebbero penalizzate rispetto a quelle con più redditi da lavoro dipendente e sarebbero particolarmente colpite, ancora una volta, le famiglie numerose ed avvantaggiate le famiglie unipersonali. Una diseguaglianza di trattamento che si aggiunge a quella dell’esclusione dei pensionati, in particolare delle pensioni minime. Perciò, sarebbe bene che le modalità di applicazione venissero pubblicate al più presto e in modo chiaro per tutti, mettendo fine alla stagione degli annunci.
Una maggiore equità nella distribuzione dei redditi non sembrerebbe perciò l’obiettivo dell’iniziativa, rivolta a quanto pare solo a sostenere i consumi, aiutando la produzione e la vendita di prodotti e servizi, con conseguente recupero di Iva per lo Stato. Difficile da quantificare, peraltro, perché non si può escludere che una parte di questo reddito aggiuntivo venga risparmiato, dato l’imperante clima di incertezza sul futuro, o venga utilizzato per ridurre debiti già in essere. Inoltre, la quota destinata ai consumi sosterrà senz’altro le vendite, ma non necessariamente le imprese manifatturiere, per la quota di consumi diretta a beni importati.
Personalmente mi rimane l’impressione che sia determinante il maggiore impatto mediatico di questa soluzione rispetto ad altre pure in grado di raggiungere l’obiettivo voluto. Nel suo articolo, per esempio, Ugo Arrigo suggeriva una riduzione dell’Iva sui beni di prima necessità, che avrebbe favorito anche i consumi delle fasce più deboli, come i disoccupati e i pensionati esclusi dal presente provvedimento. Oppure, si sarebbero potuti utilizzare quei soldi, insieme ai fondi europei, per interventi strutturali, come previsto per gli edifici scolastici o il dissesto del territorio. Così si sarebbero realizzati interventi utili per il Paese e il suo futuro, creando occupazione, quindi reddito, con un ritorno per lo Stato attraverso Iva e altre imposte. Probabilmente, l’annuncio di un simile programma in televisione avrebbe avuto un effetto minore e meno spendibile immediatamente.
Vi è un’altra promessa di Renzi fondamentale, se mantenuta, quella di un massiccio pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione, una promessa che ha contraddistinto tutti gli ultimi governi. Anche qui, seppure indirettamente, entrano le famiglie, sia quelle dei lavoratori che eviteranno di rimanere disoccupati, sia quelle degli imprenditori, dato che proprio le piccole imprese e quelle familiari sono le più esposte alla stretta creditizia.
Su questa questione ho una domanda e un’osservazione. La domanda riguarda l’affermazione di Renzi su entrate aggiuntive di Iva per i pagamenti alle imprese. Non so molto di pagamenti della Pa, ma mi sembrerebbe logico che essi avvengano sulla base di fatture già emesse, per le quali l’Iva è stata già anticipata, dato che l’imposta si paga all’emissione della fattura e non al suo incasso. O ciò vuol dire che i pagamenti avvengono sulla base di proforma senza anticipo di Iva? Grato se qualche esperto volesse chiarire il punto, tanto per sapere se e quanto tornerà allo Stato.
L’osservazione è sui tempi che, pur slittati, sembrano ancora un po’ “pressanti”, visti i tempi usuali della nostra burocrazia. È un’osservazione che vale per molti dei provvedimenti elencati dal capo del governo, tanto più che l’unica azione rilevante annunciata sulla burocrazia è il limite agli stipendi degli alti dirigenti, cosa che non credo li renderà molto collaborativi nell’esecuzione dei programmi del governo. E sarebbe bene capire anche in che modo Renzi pensa di ottenere subito i 500 milioni di euro di cui ha parlato. Come la mettiamo con i famosi diritti acquisiti, tanto per dirne una?
Il fuoco di sbarramento è, infatti, già iniziato con le dichiarazioni di Mauro Moretti, Ammnistratore delegato di Ferrovie dello Stato, e c’è da scommettere che numerose altre seguiranno. Sarà interessante vedere le reazioni di Renzi, che potrebbe usare la prossima poderosa tornata di nomine come arma di pressione. Ma anche i manager pubblici votano…