Le indiscrezioni si affastellano sul rinnovo della presidenza della Fondazione Crt: una delle quattro big dell’Acri (assieme a Cariplo, Compagnia San Paolo e Cariverona); azionista importante di UniCredit, ma anche di Atlantia (Autostrade e Aeroporti di Roma) e ultimamente investritrice nel fondo salva-credito Atlante. La fondazione torinese resta a essere identificata con la figura di Fabrizio Palenzona, che pure di Crt non è mai stato presidente, né è più da tempo in consiglio. È però ancora attorno alle sue mosse – o forse meglio: al suo futuro – che ruota inevitabilmente la partita della successione di Antonio Maria Marocco, l’anziano notaio torinese che sarebbe intenzionato ad anticipare il suo disimpegno al vertice di Crt.
Negli ultimi giorni il fronte mediatico ha rilanciato due diverse prospettive. La prima è la candidatura – largamente annunciata – di Giovanni Quaglia, a lungo vicepresidente della Crt, in un curriculum fortemente radicato nella politica (è stato presidente della Provincia di Cuneo come Palenzona lo è stato di quella di Alessandria, entrambi a loro tempo democristiani: oggi Quaglia collocato nel centrosinistra forse più di Palenzona).
Un secondo gossip mirato ha invece ipotizzato l’orientamento di Palenzona a lasciare la vicepresidenza di UniCredit: il quasi ventennale piedistallo del suo cursus di uomo di potere fra politica e affari, che l’ha portato a collezionare fra l’altro la vicepresidenza di Mediobanca e la presidenza di Adr. La posizione di Palenzona in piazza Gae Aulenti è tuttavia in discussione da almeno un anno: da quando è stato coinvolto (e di fatto lo resta) nell’inchiesta sui presunti finanziamenti irregolari concessi da UniCredit al costruttore Bulgarella. A differenza dell’amministratore delegato Federico Ghizzoni, Palenzona è riuscito finora a restare al suo posto. Ora sarebbe disponibile a lasciare: ma, par di capire, chiedendo in contropartita il via libera alla presidenza Quaglia in Crt (quindi volendo presumibilmente continuare a essere “mister Crt” ai vari tavoli). Non mancano però due importanti incognite.
La prima è finanziaria: UniCredit sta preparando un maxi-aumento di capitale, che anche Crt sarà chiamata la valutare fra alcune settimane. Con il suo 2,3%, la fondazione torinese è un azionista storico e tabile, ma molto meno pesante del fondo emiratino al Aabar (6,5%) oppure di Capital Research (6,5), istituzionale fuori consiglio. Mantenere anche solo la propria quota potrebbe obbligare Crt un investimento vicino i 200 milioni: impegnativo soprattutto per le prospettive di redditività del titolo, la cui caduta in Borsa ha già inciso molto sul patrimonio della Crt. In ogni caso la mappa dei grandi azionisti di UniCredit post-aumento potrebbe risultare molto cambiata. Un rimpasto o un possibile rinnovo integrale del cda potrebbe non garantire più alla Crt una vicepresidenza, indipendentemente dalle mosse di Palenzona.
La seconda incognita sullo swap di poltrone fra Torino e Milano è politica. La candidatura Quaglia nasce figlia di uno scenario politico di tendenziale continuità al Comune di Torino (che in Crt è il primo stakeholder, con tre designazioni in consiglio generale), Invece lo scorso giugno, a sorpresa, Piero Fassino non è stato confermato sindaco, a vantaggio di Chiara Appendino (M5S). Quest’ultima, all’indomani dell’elezione ha ingaggiato subito una polemica durissima con Francesco Profumo: nominato da Fassino Presidente della Compagnia San Paolo (l’altra grande fondazione sotto la Mole) quando già la campagna elettorale era iniziata. Profumo ha resistito al pressing del nuovo sindaco, ma il caso ha lasciato il segno: non solo a Torino. Per questo l’ipotesi Quaglia sembrava essere entrata in surplace.
Ora i rumor provenienti dall’entourage di Palenzona indicano una soluzione possibile: la poltrona di vicepresidente di UniCredit sarebbe messa a disposizione nei prossimi mesi da Palenzona – in cambio di Quaglia presidente Crt ora – a una figura designata dalla Appendino. Si vedrà.