Il prolungamento della vita lavorativa e delle aspettative di vita in generale fanno sì che un numero crescente di lavoratori in Europa, soprattutto quelli più maturi, siano chiamati a fornire assistenza per i familiari a loro carico mentre sono ancora attivi nel mondo del lavoro. Anche se molti soggetti – lo Stato, le imprese e le parti sociali – sono coinvolti nella gestione di questi problemi, è indubbio che questo è ancora, ahimè, in gran parte responsabilità del lavoro non retribuito dei familiari.
In questo quadro un recente studio di Eurofund si focalizza sull’analisi delle politiche di conciliazione per le persone ancora in età lavorativa chiamate a dover gestire attività di natura assistenziale a favore di parenti, bambini o persone anziane. In particolare, il report analizza la situazione di questi lavoratori e il modo in cui riescono a coniugare il lavoro e la cura e quali misure sono a disposizione per sostenerli.
Il tema è, infatti, cruciale nelle nostre società. Si pensi, ad esempio, come la Commissione europea abbia già preso in considerazione la possibilità di estendere le disposizioni vigenti in materia di congedo parentale a chi si prende cura di un familiare, a vario titolo, a carico. Lo stesso Libro verde della Commissione sulle pensioni del 2010 aveva avanzato la possibilità, sostenuta da più Stati membri, di riconoscere contributi ai fini pensionistici per i periodi di sospensione involontaria del lavoro a causa di cura per anziani non autosufficienti e fragili.
È, quindi, opportuno segnalare come secondo i dati di Eurofound il 12% degli uomini e il 16% delle donne, tra i 18 e i 64 anni, sia coinvolto nella cura a persone anziane o disabili meno di una volta alla settimana, mentre l’8% degli uomini e il 9% delle donne lo è almeno una volta o due alla settimana. Tra i lavoratori di età compresa tra i 50 e i 64 anni, in particolare, il 18% degli uomini e il 22% delle donne forniscono servizi di cura a propri familiari, almeno una volta alla settimana.
Lo studio europeo segnala, inoltre, come tutti i paesi mettano in atto politiche dedicate sia di sostegno che investendo nelle diverse forme di assistenza nel lungo termine. I paesi del nord Europa, nello specifico, si caratterizzano per un relativamente elevato livello di prestazioni in entrambi i casi, mentre i paesi europei e del Mediterraneo orientale, come l’Italia, ancora contano in gran parte sui familiari della persona in difficoltà che, spesso, devono rinunciare al proprio lavoro per diventare vere e proprie badanti.
Per un’Italia che vuole, sul serio, #cambiareverso e ripartire credo che questa situazione non sia più accettabile. Non vi è, infatti, un vero #jobsact se non si punta, e si scommette con forza, anche sulla possibilità, generatrice peraltro di valore e di lavoro, di una vera armonizzazione tra lavoro e famiglia, due dimensioni vissute ancora, ahimè, come conflittuali.