La chiave per aprire la cassaforte dei segreti politici di Silvio Berlusconi ce l’ha lui, Fedele Confalonieri. Non si può capire quali mosse sta facendo il Cavaliere senza considerare quello che il suo storico braccio destro ha detto in una recente intervista. E cioè che chi pensa di votare Sì al referendum del 4 dicembre è come quelli che partecipavano ai sondaggi politici negli anni ruggenti di Silvio. Sui questionari demoscopici segnavano un comportamento diverso da quello che avrebbero attuato nell’urna. Si vergognavano, non si sentivano di ammettere la preferenza politica. Nascondevano l’intenzione di votare azzurro, lo facevano soltanto nel segreto dell’urna.
Così accadrebbe anche oggi, nel pieno di una campagna dove al momento prevale il No e sul fronte del Sì l’unico a esporsi è Matteo Renzi. Nei sondaggi i favorevoli alla riforma si mascherano. E lo farebbe anche il Cavaliere. Appena tornato dagli Stati Uniti dopo un breve periodo di controlli medici al cuore, ha colto la prima occasione utile (un convegno azzurro in una cittadina pugliese) per ribadire la preferenza per il No. Un appuntamento di poco conto balzato inopinatamente sulle prime pagine per il messaggio inviato con urgenza da Silvio. Al contempo Berlusconi ha fatto sapere che il vertice — già rimandato — con Salvini e la Meloni si farà tra qualche giorno, mercoledì o più probabilmente giovedì. I tre concorderanno iniziative comuni nella campagna per il No.
Da una parte Renzi promette alla minoranza interna di istituire una commissione di studio per la riscrittura dell’Italicum: una commissione non si nega mai pur di guadagnare tempo e tendenzialmente lasciare le cose come stanno. Dall’altra Berlusconi concede un vertice talmente urgente che è già slittato e ha bisogno di ulteriori messe a punto. Il premier e il Cavaliere rinviano decisioni cruciali sulle quali evidentemente entrambi nutrono ancora incertezze.
“Quella del No — ha detto Berlusconi — è una battaglia che ci vede impegnati con convinzione e con determinazione. Nelle prossime settimane in tutt’Italia daremo vita a una serie di manifestazioni per spiegare sempre più a fondo le ragioni del nostro impegno, che è per una riforma vera, profonda, radicale delle nostre istituzioni”. Si scaglia contro il presunto autoritarismo della riforma Boschi-Renzi per rilanciare una sua alternativa ancora più accentratrice, con elezione diretta del capo dello stato, maggiori poteri al premier, dimezzamento dei parlamentari e vincolo di mandato per gli eletti (cioè divieto di cambiare schieramento). Sarebbe una contro-riforma ancora più autoritaria, in cui i margini di libertà dei parlamentari sono ridottissimi a vantaggio di quelli consegnati al presidente del Consiglio.
Va notato che in questa spinta verso una nuova riforma Berlusconi si guarda bene dal citare la nuova Costituente auspicata da Stefano Parisi. È un altro segnale delle incertezze in cui si dibatte il Cavaliere, incapace di trovare una persona cui affidare il partito, un altro “cinese” cui piazzare Forza Italia sulle orme di quanto fatto con il Milan. Ormai sembra che i colonnelli azzurri siano riusciti a confinare Parisi fuori dal partito, tra quella “società civile” di cui è impossibile definire i confini.
Schierandosi con il No il Cavaliere si prenota un posto in caso di sconfitta renziana. Ma Confalonieri, simbolo del partito-azienda, non demorde e lascia intendere che a Silvio conviene sostenere il premier, se non altro per evitare che prendano il potere i grillini. Quel No nasconderebbe in realtà un Sì. Magari scommettendo sul fatto che alla fine Renzi sarà costretto a cedere qualcosa sull’Italicum pur di non mandare in frantumi il suo Pd.