“Speriamo che sia femmina…e questo è avvenuto. Speriamo ritorni la tv”: questo è l’augurio che Santoro fa a Lorenza Lei, nuovo direttore generale della Rai. Poi se la prende con Libero per gli attacchi indiscriminati a base di insinuazioni e mezze verità nei confronti di Annozero. Con il resoconto di queste beghe di bottega tra giornalisti comincia Annozero, testimoniando il livello cui stanno scendendo i mass media italiani.
Usciti dalle scaramucce tra colleghi, si entra nel vivo della questione libica, mostrando la sonora arrabbiatura dei vertici leghisti una volta appreso il contenuto di decisioni prese senza neanche interpellarli. Il popolo leghista, intervistato, è solidale con i vertici, anche se sintetizza la soluzione politica: siamo in disaccordo, ma non possiamo rinunciare al federalismo, e quindi non si farà cadere il governo.
Santoro butta subito un sasso nello stagno, affermando che Hillary Clinton non ha nemmeno preso in considerazione la risoluzione italiana, sostenendo che i tempi dell’operazione libica saranno quelli che saranno. Bersani stigmatizza quelle che definisce “tecniche di sopravvivenza” del governo, che cerca di “comporre la crisi internazionale tra Arcore e via Bellerio” (sede milanese della Lega).
Il presidente della Lombardia Formigoni chiarisce che a titolo personale è sempre stato contrario a questa guerra, ma poi ricorda che comunque la frattura si è ricomposta e la mozione di governo è stata votata a larga maggioranza. Persino Porro de Il Giornale sostiene che il suo quotidiano e i suoi lettori la pensano come Formigoni e la Lega su questo tema. Sostenendo che in questa fase Berlusconi è stato capace di abdicare al suo “naturale populismo” (sic!), per allinearsi con gli altri paesi e non creare problemi all’alleanza internazionale.
Giannini di Repubblica sottolinea che la mozione votata è stata rinnegata addirittura da un comunicato ufficiale della Farnesina. Formigoni cerca di spiegare che il governo si muove in un globale contesto di equivocità e che si sta cercando un compromesso accettabile. Porro ricorda che in Siria il governo sta ammazzando molta più gente di quanto faccia il governo libico…e gli Stati Uniti non muovono un dito. Per Bersani si chiama invece “tenere il piede in due scarpe” e chiede che in Libia si proceda nei limiti ristretti della soluzione dell’Onu.
Santoro fa irrompere le urla di un palazzetto dello sport di Carbonia, in cui rappresentanti di pastori, artigiani, cassintegrati che sostengono di non farcela più a pagare le tasse e a controbattere la crisi, lanciano dagli schermi proclami di protesta contro il governo, invitando con parole infiammate la Sardegna alla rivolta.
Giannini sottolinea che la fusione di così diverse categorie sociali in una unica manifestazione di protesta dimostra il fallimento di una intera politica industriale e del lavoro, mentre Formigoni ribatte che la triste evidenza di Carbonia, per la quale bisognerà trovare delle soluzioni, non si è così diffusa come in altri paesi proprio grazie all’azione del governo.
La trasmissione prosegue con la voce funerea di Ruotolo che punteggia interviste oggettivamente drammatiche di un rosario di disgrazie che riguardano una intera filiera di imprese che hanno chiuso o stanno chiudendo, con effetti negativi su ogni altra attività commerciale.
Annozero dà voce al movimento pastori, che si dice, data la disperazione, “disponibile a tutto”. E Santoro invita Formigoni a commentare una situazione che lui stesso definisce intollerabile. Il presidente della regione Lombardia ammette le difficoltà in cui si trova la politica nel suo complesso, ma cerca di ricordare che proprio nella stessa giornata sono stati approvati dal Governo provvedimenti per far sviluppare, ad esempio, imprese al Sud detassando quelle che assumono.
Dopo la pubblicità è il momento di Travaglio, che come al solito mette in riga tutti i leader di partito con la sua puntigliosità, elencando le contraddizioni in cui sono caduti più volte in pochi giorni a proposito della Libia. In particolare, stigmatizza i litigi all’interno del Pd e le posizioni discordanti delle varie fazioni interne. Arrivando a sbertucciare il presente Bersani. Ma lui da gran signore non se la prende, anzi ci ride su, e cerca di spiegare la difficoltà di una posizione in sintonia con la Presidenza della Repubblica.
La Innocenzi introduce un accaloratissimo precario che aggredisce la politica scolastica di Formigoni, il quale cerca di dire le cifre vere riguardo ai suoi provvedimenti in favore dell’aiuto allo studio, ma è sopraffatto dalla faziosità dell’interlocutore e dallo studio che l’applaude qualunque cosa dica.
Drammatica conclusione con un servizio sul dramma in cui si dibatte la pastorizia e con gli operai che in diretta da Carbonia rilanciano il loro grido disperato: “lavoro, lavoro”.
Puntata più interessante del solito, commoventi i drammatici reportage dalla Sardegna, equilibrati i commenti in studio. Sarà, ma ogni volta che c’è Formigoni il livello della discussione si alza, non per la sua non indifferente statura fisica, ma per la sua statura morale e politica ben diversa da quella dei soliti pasdaran invitati per partecipare a un combattimento di gladiatori.