Sessanta anni fa, il 29 luglio 1948, dopo dodici anni di sospensione, riprendevano le Olimpiadi, nello stadio di Wembley a Londra. La precedente edizione si era aperta il 2 agosto del 1936 a Berlino, alla presenza di Adolph Hitler che, attraverso di esse, voleva riaffermare la pretesa superiorità della “razza ariana”. In effetti, la Germania vinse il maggior numero di medaglie, 89, di cui 33 d’oro, seguita dagli Stati Uniti, con 56 di cui 24 d’oro, e dall’ Ungheria, 16 di cui 10 ori. L’Italia, quarta in classifica, ebbe 22 medaglie con 8 ori, tra cui la medaglia d’oro per il calcio. Queste Olimpiadi vennero celebrate anche in un film, Olympia, considerato il capolavoro della famosa regista Leni Riefenstahl, ma Hitler dovette subire l’affronto di vedere un atleta di colore, l’afroamericano Jesse Owens, vincere quattro medaglie d’oro (salto in lungo, 100, 200 metri e la staffetta 4×100).
Le Olimpiadi del 1940 dovevano svolgersi a Tokyo, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale ne impedì lo svolgimento, così come la situazione di guerra rese impossibile convocare l’edizione del 1944. Si arrivò così al 1948, con Olimpiadi molto più austere di quelle del 1936, ma che segnarono definitivamente la fine della guerra, anche se il mondo era ormai entrato in quella che verrà definita “la guerra fredda”. La Germania e il Giappone non furono ammesse a queste Olimpiadi, in quanto ritenute responsabili della guerra, mentre l’Italia poté partecipare per l’intervento in suo favore di Winston Churchill. Assente anche l’Unione Sovietica, i giochi furono dominati dagli Stati Uniti con 84 medaglie, di cui 38 d’oro, seguiti da Svezia, Francia e Ungheria, con rispettivamente 44, 29 e 27 medaglie; l’Italia risultò quinta con 27 medaglie, ma solo 8 d’oro contro le 10 dell’Ungheria.
Il luglio del 1948 fu un mese drammatico per il nostro paese: il 14 luglio uno studente universitario, Antonio Pallante, esplose diversi colpi di pistola contro Palmiro Togliatti, segretario del PCI, portando l’Italia sull’orlo della guerra civile. Pur gravemente ferito, Togliatti si salvò e impedì l’insurrezione armata che molti capi comunisti volevano attuare. Infatti, molte armi utilizzate nella guerra partigiana non erano state ancora riconsegnate: il carro armato sottratto da Don Camillo a Peppone non fu una strumentale trovata anticomunista di Guareschi, ma traeva spunto da una situazione reale di quell’epoca. Si volle attribuire il merito di aver evitato la guerra civile a un altro fatto sportivo, cioè la concomitante vittoria di Gino Bartali nel Giro di Francia, che distrasse l’attenzione dall’attentato.
Tuttavia, è molto più probabile che Togliatti abbia fermato l’insurrezione d’accordo con Stalin, che stava nel frattempo cercando una via di uscita dalla disastrosa insurrezione dei partigiani comunisti in Grecia, iniziata nel 1946 e terminata con la sconfitta comunista nel 1949. Mosca aveva tutto l’interesse a rispettare i patti di Yalta, secondo i quali Italia e Grecia erano fuori dalla zona di influenza sovietica e, d’altro canto, questa era anche sostanzialmente la linea delle potenze occidentali, che non interverranno né nella rivolta berlinese del 1953, né in quella ungherese del 1956. Come, nel febbraio 1948, non intervennero nel colpo di Stato di Klement Gotttvald in Cecoslovacchia, che estromise i partiti non comunisti e diede luogo a una “democrazia popolare” con partito unico, quello comunista. Tra le vittime del colpo di Stato vi fu il ministro degli esteri, Jan Masaryk, precipitato da una finestra del suo ufficio e ufficialmente suicidatosi. Questa versione è sempre stata messa in dubbio dagli oppositori, per cui l’episodio viene chiamato la terza “defenestrazione di Praga“, dopo quella che provocò sette morti nel luglio del 1419 ad opera di estremisti hussiti, cui seguì una guerra durata fino al 1436, e quella del maggio 1618, all ‘inizio della guerra dei Trent‘Anni.
Di questa situazione approfittò il Maresciallo Tito per assumere una posizione autonoma rispetto a Mosca, che portò nel giugno del 1948 all’espulsione della Jugoslavia dal Cominform (l’organo internazionale di informazione e collaborazione tra i partiti comunisti) e al suo isolamento da parte degli altri partiti comunisti. Fu questo, peraltro, l’inizio di una politica che porterà Tito nel 1961 a costituire, con l’indiano Nehru e l’egiziano Nasser, il Movimento dei paesi non allineati, cioè al di fuori dei due blocchi che si fronteggiavano nella “guerra fredda”, movimento che giungerà ad avere più di un centinaio di Stati aderenti.
In quello stesso giugno si arrivò al primo grave scontro tra i due schieramenti, con il blocco da parte dell’Unione Sovietica di Berlino Ovest, controllata dalle tre potenze occidentali. Tutte le vie di accesso alla città furono bloccate e alla zona ovest venne anche tolta l’energia elettrica. La risposta fu un gigantesco ponte aereo per rifornire la città isolata, organizzato dagli americani e dagli inglesi e sostenuto dai berlinesi della zona occidentale, che rifiutarono in massa di registrarsi come cittadini di Berlino Est, cosa che avrebbe concesso loro i rifornimenti necessari. Il ponte aereo durò undici mesi, con un totale di quasi 300000 voli, fino al 12 maggio 1949, quando i sovietici si arresero e tolsero il blocco.
Per fortuna, in questa estate di sessant’anni fa non tutto fu così drammatico. Il 1° luglio comincia a funzionare operativamente l’ERP (European Recovery Program), meglio conosciuto come Piano Marshall. Questo programma di aiuti, che era stato votato dal Congresso degli Stati Uniti nell’aprile dello stesso anno, fu molto importante per la ripresa di diversi Stati europei, tra cui l’Italia, dalle immani distruzioni della guerra.
Infine, il 22 giugno 1948, tre ricercatori americani dei Bel Laboratories, William Shockley, Walter Brattain e John Bardeen presentarono il primo transistor, da loro ideato e realizzato. che in poco tempo finì per sostituire completamente le fragili e ingombranti valvole termoioniche, aprendo l’era della miniaturizzazione dell’elettronica e della portatilità degli apparecchi, dalle radio ai computer. I tre inventori vennero poi insigniti nel 1956 del premio Nobel.