Ieri Fitch, nel periodico aggiornamento sul rating italiano, ha confermato il giudizio “BBB+” con outlook stabile senza introdurre variazioni rispetto alla nota del 25 aprile. Con ogni probabilità l’ultimo aggiornamento verrà messo in secondo piano dall’imminente comunicazione dell’esito degli stress test (prevista per domani) che dominerà le preoccupazioni degli investitori dall’apertura di lunedì mattina, determinando l’evoluzione di una buona parte del sistema bancario italiano.
Anche ieri Fitch, così come il 25 aprile, consegna un’immagine della salute economica e finanziaria dell’Italia con molte ombre e poche luci. Non si può fare a meno di notare, intanto, che l’agenzia di rating ha peccato di troppo ottimismo, dato che cinque mesi fa dichiarava la recessione finita nel secondo semestre del 2013; le cose sono andate diversamente e nel terzo trimestre del 2014 il Pil italiano è stato ancora negativo. L’incipit dell’analisi di Fitch offre numeri impietosi: l’economia italiana è in una prolungata caduta, con il Pil al livello del 2000 e sotto del 9% rispetto al picco del 2008 (le altre economie nel frattempo sono cresciute).
Le prospettive rimangono negative con una risicata crescita per il 2015 dello 0,6% e una disosccupazione vista rimanere sopra il 12% fino al 2016. Il debito su Pil rimarrà sopra il 120% fino al 2022 e ciò “implicherà un decennio di limitata flessibilità fiscale per rispondere a eventuali shock negativi”. A questo riguardo, secondo Fitch, la priorità è la crescita del Pil e il mantenimento di un disavanzo primario. L’inflazione inesistente non aiuta il processo di riduzione del debito che in termini reali anzi aumenta.
Le pessime e drammatiche condizioni economiche che facilmente si intravedono dietro i numeri sottolineati da Fitch sono mitigate da alcuni fattori positivi. Quelli citati dall’agenzia di rating sono il basso livello di indebitamento privato, un’economia industriale ancora abbastanza in salute e un sistema pensionistico sostenibile. È chiaro che le prime due caratteristiche sono frutto del passato piuttosto che della situazione presente che anzi le mette a rischio.
Poi ci sono alcuni fattori “finanziari” che aiutano: il primo è che il debito italiano “ha continuato a beneficiare di un miglioramento significativo dell condizioni finanziarie a partire dalla metà del 2012”, con il costo del debito “ai minimi storici nel terzo trimestre 2014”. Questo è certamente l’effetto dell’azione della Bce e niente ha a che fare con un aumento di fiducia degli investitori per l’economia italiana. Il secondo è che le banche italiane hanno rafforzato il capitale nel corso del 2014 e, prevede Fitch, gli eventuali deficit di capitale che emergeranno dagli stress test dovrebbero essere facilmente colmabili sul mercato. L’indebolimento dell’euro, poi, dovrebbe aiutare le esportazioni mentre la domanda interna rimarrà debole.
Infine, non può mancare qualche riga sulla situazione politica italiana: “Il primo ministro Renzi sta facendo progressi con un’agenda di riforme strutturali che, se implementate, potrebbero avere qualche effetto positivo nel medio termine”. La vittoria del Partito democratico alle elezioni europee, secondo Fitch, indica che esiste un supporto pubblico alle riforme, ma, nonostante questo, “ci sono rischi politici per la loro implementazione”. I “rischi politici” sono sotto gli occhi di tutti mentre l’azione del Governo non è parsa particolarmente incisiva sia sulla riforma della legge sul lavoro, sia sul taglio della spesa inefficiente che, tra l’altro, avviene senza alcuna distrinzione tra cattive e buone amministrazioni. Non sfugge nemmeno ai lettori che il “qualche effetto positivo” di cui sopra non sembra particolarmente significativo, né denota una particolare dose di ottimismo.
In generale, dalla breve analisi di Fitch emerge una situazione economica particolarmente negativa, ma soprattutto mancano prospettive di vera ripresa nel breve periodo. Far uscire l’Italia dalla crisi dopo otto anni di recessione è un compito molto complicato e difficile per cui sono necessari molti fattori. Le riforme, buone, sono sicuramente uno di questi, ma non sembrano sufficienti nemmeno per Fitch. Servirebbe probabilmente, come sottolineato da molti, una nuova politica economica europea che decida di evitare il rischio di una depressione decennale. In ogni caso l’Italia non può evitare di fare i suoi “compiti” facendo le riforme giuste, sperando che i “rischi politici” osservati da Fitch non fermino o riinvino ancora tutto.