I grandi quotidiani hanno scelto di aprire oggi sul tragico suicidio di David Rossi, capo della comunicazione di Mps. Una decisione che non condividiamo, ed è un eufemismo. È pur vero che il bello e il brutto del giornalismo, inestricabilmente connessi come la vita di cui i media si occupano, impone valutazioni rapidissime: come – neppure troppo paradossalmente – quelle tipiche della turbofinanza che ha semidistrutto il Montepaschi.
Tuttavia, il gesto estremo di Rossi – un giornalista – rimane a nostro avviso un dramma privato meritevole solo di rispetto: come quello di Graziella Corrocher, la segretaria di Roberto Calvi, che si gettò dal quarto piano della sede milanese del Banco Ambrosiano, una settimina dopo che il suo presidente era stato trovato impiccato sotto un ponte sul Tamigi. Anche lei, chissà, come il povero Rossi, poteva aver fatto qualche “cavolata” (nascondere qualche documento?): ma il “caso Ambrosiano” era ben altro che lo stress insopportabile di una dipendente.
Invece la Procura di Siena, non più tardi di martedì mattina, ha aperto un nuovo fascicolo dopo una presunta fuga di notizie sulla decisione del consiglio d’amministrazione Mps di promuovere un’azione di responsabilità contro i vecchi vertici: un “incidente di comunicazione”, magari da addebitare al povero addetto stampa? Semmai l’inspiegabile ritardo con cui la banca stessa – quotata – ha comunicato una decisione “sensibile” al mercato. Ma ancora una volta – e forse non solo a Siena – i magistrati hanno preferito afferrare il dito e non puntare il telescopio sulla Luna.
E le salmerie dei media, al solito, hanno seguito: sempre più convinte che dietro Piazza del Campo abbia agito un manipolo di mariuoli, la “banda del 5 per cento”. Di cui, quasi per “definizione”, lo staff del presidente recita da “palo”. Ma neppure i magistrati senesi sembrano cosi curiosi di capire veramente cos’è stato il “crac Mps”, che ha le sue radici fuori Siena. E non solo presso i “soliti” partiti (alcuni comunque se la cavano, un po’ troppi “solitamente”: nella Tangentopoli-2 come in quella precedente).
Magari fra i “mandanti” – più o meno morali o materiali – ci sono anche quei “media” che pochi anni fa hanno bruciato in piazza un governatore della Banca d’Italia: quell’Antonio Fazio che si opponeva al confezionamento di quel “pacco spagnolo-olandese” che ha riportato a Siena AntonVeneta con modalità che neppure nel Burkina Faso. Invece, il colpevole è sempre il maggiordomo: magari nella brutta variante della vittima “rea confessa”. Mentre il presidente dell’Abn Amro, Rijkman Groenink, è atteso anche quest’estate nella sua villa del Chianti: adeguata a un ricco banchiere pensionato, mai neppure indagato.