Disfatta Inter contro l’Atalanta. Avanti per 3 a 1, si fa rimontare e superare dai bergamaschi. I padroni di casa, nonostante l’infortunio di Cassano (ennesimo guaio muscolare per un calciatore in casa Inter), riescono a trovare il centesimo gol in serie A di Rocchi e la prima doppietta con i colori neroazzurri di Alvarez. Sembra tutto in discesa per gli uomini di Stramaccioni, che si limitano a gestire la gara. Poi al 65’ un momento di follia dell’arbitro Gervasoni, che inventa e crea dal nulla un rigore inesistente. Gli stessi giocatori non comprendono cosa stia accadendo. Denis lancia la palla verso la bandierina per far battere il corner, Raimondi alza la mano per chiedere il calcio d’angolo (e non per chiedere il rigore come qualcuno sulla Tv di stato ha voluto raccontare falsando la realtà: è molto semplice riconoscere le proteste per chiedere il rigore da una richiesta di rimessa a proprio favore). In mezzo alla incredulità generale Denis accorcia e riapre la partita. Questo episodio inverosimile cambia l’inerzia della partita e l’Inter si sgretola come un castello di sabbia sotto la pioggia. L’Atalanta ci crede e si fa vedere nella metà campo interista, la fase difensiva dei neroazzurri milanesi comincia a pasticciare e regala due reti a Denis commettendo errori davvero preoccupanti. Una partita che si era messa bene termina dunque con una rimonta bergamasca che sega le gambe alla rincorsa Champions League dell’Inter. Dopo la partita Stramaccioni e Moratti si scagliano contro l’arbitraggio, cambiando completamente l’atteggiamento tenuto quest’anno sugli errori arbitrali a sfavore. La situazione dell’Inter comincia ad essere preoccupante. Preoccupa l’incapacità di dare continuità alle prestazioni e soprattutto ai risultati che continuano ad essere troppo spesso negativi. Preoccupa l’atteggiamento della classe arbitrale verso i colori neroazzurri: al di là dei rigori non concessi (anche contro l’Atalanta ce n’era almeno uno limpido), inquieta la facilità con cui si fischi a sfavore di Zanetti e compagni, dimostrando come la sudditanza psicologica ci sia verso i soliti colori rosso-bianco-neri di calciopoliana memoria.
Preoccupa l’incapacità della società ad avere un progetto chiaro e valido da perseguire, mentre traspare la confusione e la sufficienza con cui vengono gestite le cose in corso Vittorio Emanuele (dal caso Forlan alla mancanza di punte in rosa, passando dai casi Sneijder, Julio Cesar,…). L’Inter non è matura e non riesce ad essere più forte dei tanti, troppi, episodi a sfavore; tuttavia non raggiungere la Champions significa un altro anno di sofferenze e precarietà economica. Fino a che la matematica non sentenzierà la classifica l’Inter deve crederci e lottare per raggiungere l’Europa che conta.