Secondo un recente rapporto dell’Isfol, presentato nel corso di un’audizione presso la Commissione Lavoro della Camera, la politica seguita dal Governo durante la fase più acuta della crisi (la riduzione dell’orario di lavoro anche attraverso l’estensione degli ammortizzatori sociali in deroga) è servita a limitarne gli effetti e a ridurne il costo complessivo per la collettività.
Infatti, tra il quarto trimestre del 2007 e il primo del 2011, a fronte di una riduzione dell’intensità di lavoro equivalente a poco meno di 1,3 milioni di unità di lavoro full time, l’occupazione si è contratta di 543mila unità. In sostanza, attraverso schemi di riduzione dell’orario totale o parziale, si sono salvaguardati circa 700mila posti di lavoro.
Ma, rileva sempre l’Isfol, «ad una componente fortemente maggioritaria di lavoratori tutelati e con alti costi di licenziamento, si contrappone una componente, concentrata principalmente tra i giovani, ad elevato rischio di espulsione e maggiormente esposta alle fluttuazioni congiunturali». La componente giovanile della popolazione ha sperimentato fin dal 2009 gli effetti negativi della crisi con una riduzione di oltre il 10% del numero degli occupati nella fascia tra 15 e 24 anni e di quasi il 6% nella fascia 25-34 anni, a fronte di una riduzione pari all’1,6% registrata dal totale della popolazione in età compresa tra 15 e 64 anni. Nell’anno successivo, la riduzione del numero di occupati nelle due fasce di età più giovani (15-24 anni e 25-34 anni) ha raggiunto rispettivamente il 5,7% e il 5,5%, contro una flessione media inferiore all’1%.
Fin dal 2009 il Governo ha predisposto una indennità una tantum in favore dei titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa a progetto (cocopro) iscritti in via esclusiva alla Gestione separata dell’Inps che hanno perso il lavoro. La cosa singolare è che il beneficio non riesce a decollare nonostante siano stati modificati, dopo il primo anno, i requisiti di accesso. Le risorse stanziate per tale prestazione ammontano complessivamente a 200 milioni di euro. Secondo un monitoraggio dello scorso 23 maggio, le risorse disponibili ammontano a oltre 176 milioni. Le domande accolte sono state 3.138 nel 2009 e 6.107 nel 2010-2011, a fronte di un numero di richieste presentate molto maggiore.
Per accedere alla prestazione – consistente in un’erogazione pari al 30% del reddito di lavoro percepito nell’anno precedente e comunque non superiore a 4.000 euro – sono richiesti i seguenti requisiti: innanzitutto, la domanda va presentata a fine lavoro; il cocopro deve essere in regime di monocommittenza (aver lavorato cioè per un solo committente); deve essere privo di un contratto di lavoro da almeno due mesi, aver versato non meno di tre contributi mensili nell’anno precedente e non meno di un contributo mensile nell’anno di riferimento; deve sottoscrivere, a pena di decadenza dal beneficio, un impegno a essere disponibile per un percorso di riqualificazione professionale.