La portavoce della Commissione Europea che quest’oggi, nel corso del tradizionale meeting con i giornalisti in quel di Bruxelles, ha precisato come il Governo italiano non possa ricollocare alcuni dei migranti della nave Diciotti in Albania, in quanto Paese terzo, ha aperto quello che potrebbe essere un nuovo fronte polemico per l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte: infatti, servirà il consenso di tutti i migranti per il loro trasferimento a Tirana e dintorni, in caso contrario si potrebbe creare un pericoloso precedente e, come ha spiegato Lorenzo Trucco (presidente dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) potrebbe configurarsi una sorta di “allontanamento coatto” dal momento che le persone sbarcate dalla nave della Guardia Costiera a Catania saranno automaticamente sottoposte alle leggi UE una volta fatta domanda di protezione internazionale. “Sembra che non esistano più le leggi, le convenzioni, i diritti” si è lamentato Trucco. (agg. R. G. Flore)
ATTO CONSIDERATO ILLEGALE
Nessuno sa dove siano i venti migranti “promessi” all’Albania dopo gli accordi tra Roma e Tirana sui profughi della motonave Diciotti. Non è dato infatti sapere se siano già arrivati in Albania o siano ancora in Italia. Intanto si è aperto il caso internazionale, in quanto le direttive europee sui migranti vietano che questi ultimi vengano trasferiti a paesi terzi, cioè non membri dell’Unione europea, senza preventivo accordo dei migranti stessi. Quello dell’invio in Albania, come prevede anche la legge italiana, è dunque un atto illegale che potrebbe essere impugnato dalla nostra magistratura. Difficile che succeda, anche perché i migranti è possibile si siano dichiarati d’accordo pur di non essere rispediti in Libia (Agg. Paolo Vites)
ALBANIA PAESE TERZO
Non certo uno stop ma un importante altolà che la Commissione Europea, attraverso Natasha Bertaud, la sua portavoce, ha rivolto all’Italia in merito al ricollocamento dei migranti che erano a bordo della nave Diciotti in Albania: “Serve il loro consenso” è il sunto del monito, comunicato durante l’incontro con la stampa a mo’ di reminder per il Governo italiano dal momento che le direttive europee prevedono questo in caso di patti tra un Paese della UE e uno terzo quale è appunto l’Albania. Se ciò non dovesse invece accadere, come è stato sottolineato già da più parti, allora interverrebbe la magistratura nostrana per far rispettare le leggi della Repubblica. Inoltre, nella sua conferenza, la Bertaud ha pure ricordato che in questi casi entra in gioco anche la direttiva UE sui rimpatri che determina i casi in cui “è possibile rinviare o meno qualcuno che non ha chiesto asilo in un Paese terzo”, a meno che ovviamente non abbia legame con quel Paese o vi sia transitato. “Ad ogni modo continuiamo a seguire da vicino la situazione e continueremo a farlo” ha concluso la portavoce della Commissione di Bruxelles. (agg. di R. G. Flore)
UE, “MIGRANTI IN ALBANIA? SERVE CONSENSO”
Sulla questione dei migranti della Diciotti ridistribuiti dall’Italia ad altre nazioni, è intervenuta la Commissione dell’Unione Europea. Fra i paesi in cui sono stati smistati i profughi vi è anche l’Albania, un fatto forse senza precedenti, e a riguardo Natasha Bertaud, portavoce della commissione, ne ha parlato durante il briefing con la stampa di quest’oggi a Bruxelles: «Quando si tratta di accordi bilaterali tra uno Stato membro dell’Unione Europea e un Paese terzo (come appunto l’Albania ndr), è necessario il consenso delle persone stesse». In poche parole, i migranti devono dare l’ok al loro sbarco in Albania.
INTERVIENE LA MAGISTRATURA?
Si profilano quindi problemi per i venti migranti presenti sul pattugliatore della Guardia Costiera fino a pochi giorni fa, destinati ai vicini di casa albanesi. Le leggi europee stabiliscono che se una persona fa richiesta d’asilo in uno Stato UE, questa deve essere accolta se tutto a norma; di conseguenza, nessuno può essere mandato contra la propria volontà in un paese terzo, a meno che lo stesso profugo non abbia un legame con il paese in questione o vi sia transitato al suo interno. Spetta alle autorità italiane far rispettare questa legge, e di conseguenza toccherà alla magistratura stabilire o meno se vi siano delle irregolarità. Si attende a breve la replica, rovente, di Salvini.