Sono numeri preoccupanti quelli riguardanti il lavoro nero in Italia. Stando al rapporto stilato dalla Fondazione Consulenti del Lavoro riguardo al 2017, più di un milione e mezzo di persone lavorano in nero. Nel dettaglio sono un milione e 538mila, in calo rispetto ai due anni precedenti di circa 200.000 unità, ma comunque un numero decisamente elevato. Un lavoro che oltre a far male agli stessi lavoratori, che non possono godere di determinati privilegi, fa male anche alle casse dello stato, visto che si calcola una perdita di circa 20 miliardi e 60 milioni di euro di contributi. Lo scorso anno sono state verificate 160.347 aziende, e di queste, 103.498 presentavano forme di irregolarità per almeno un occupato, quasi il 65% del totale.
SANZIONI E PROVVEDIMENTI APPLICATI
Molte le sanzioni applicate, con 60 persone che sono state deferite all’autorità giudiziara, di cui una arrestata, e 47 in stato di libertà. 396 i lavoratori coinvolti, mentre 9 sono stati invece i provvedimenti di sequestro. Come si legge nello studio presentato, queste cifre: «Riportano l’attenzione sull’importanza strategica di un’incisiva azione di contrasto al lavoro ‘nero’ che, non di rado, sfocia in fenomeni di caporalato diffuso, non solo in agricoltura». Il lavoro sommerso, fanno sapere, è dato in aumento a seguito della depenalizzazione avvenuta col Jobs act, del reato di intermediazione fraudolenta di manodopera.