Car sharing, bike sharing, scooter sharing: nel settore della mobilità sta avanzando una tendenza nuova al non-avere: non è più uno status symbol possedere una vettura di proprietà è ciò avviene sia per motivi economici che di accessibilità. Un fenomeno nuovo, a cui forse non avremmo mai pensato di arrivare anni fa e che vede oggi protagonisti i giovani innanzitutto, ma anche gli over 60. Di questi cambiamenti radicali nel settore della mobilità se ne parlerà a fondo nell’area “Move too Meet” al Meeting di Rimini che si tiene dal 19 al 25 agosto. Per approfondire il tema ilsussidiario.net ha intervistato Andrea Leverano, Managin Director di Drive Now Italia. Attiva a Milano dal 2016, l’azienda, facente capo al 100% al Gruppo BMW, offre una flotta ben assortita e composta da circa 500 vetture di vario tipo: BMW Serie 1, Serie 2 Active Tourer e Serie 2 Cabrio e MINI Clubman, MINI 3 e 5 porte e MINI Cabrio, nonché la BMW i3 a propulsione completamente elettrica.
Perché – con chi – verso dove – come: cosa conta di più oggi per chi “si muove”, secondo lei?
A mio parere la cosa principale è la flessibilità: poter scegliere a seconda della situazione la giusta soluzione. Internet, il web, i social media in questi anni ci hanno abituato a questo tipo di scenario. Oltre la flessibilità un altro elemento importante nella mobilità è certamente la velocità.
E personalmente per lei, qual è la domanda più importante e per quale motivo?
Direi “verso dove”. Rispondere a questa domanda è diventata una priorità per fare la scelta più giusta nel settore. Da ciò dipende la scelta del mezzo. Altra questione abbastanza importante è il “con chi” condividere questa esperienza.
Car sharing, bike sharing, scooter sharing, van sharing… La mobilità è l’ambito dove si manifesta in modo più evidente la tendenza al non-avere: il tramonto del mito del possesso come affermazione di status, secondo lei è l’alba di quale nuovo mito, oggi?
Non parlerei di nuovo mito. Sicuramente in questi anni non è più uno status symbol avere una vettura di proprietà. Questo avviene sia per motivi economici che di accessibilità. Credo che arrivare alla condivisione di un bene del genere è la fine di un percorso dettato dalla ricerca di una maggiore efficienza.
Cosa davvero spinge quindi – poco importa si tratti di mezzi di trasporto o di case per le vacanze – a condividere? Secondo lei l’origine della condivisione è un desiderio di… cosa?
Credo che alla base ci sia la necessità di un’esperienza nuova. Mettersi in relazione con gli altri è più facile per la mobilità, meno per altri settori, ma a mio avviso alla base c’è il desiderio di volersi relazionare con gli altri condividendo pezzi della propria esperienza anche per il solo fatto di essere curiosi; il tutto sotto un’organizzazione o una formula inizialmente condivisa. Provare a sentirsi meno soli, sentirsi parte di una realtà allargata che renda ciascuno protagonista.
L’innovazione nei servizi, di cui lo sharing è un fulgido esempio, nasce spesso da nuovi desideri e nuovi trend che aprono una nuova dinamica tra giovani e “meno giovani”. Come si dovrebbe utilizzare questa innovazione per unire le generazioni anziché dividerle?
Le formule car sharing, bike sharing e house sharing attraggono soprattutto i giovani ma non solo. Ci sono molti over 60 che gradualmente si stanno avvicinando alle nostre offerte. Secondo me, il modo migliore per unire generazioni diverse è proporre lo stesso modo di accesso al bene da parte di tutti. Così facendo il bene diventa davvero alla portata di tutti. Le innovazioni tecnologiche devono essere un’occasione per unire.
Il vostro business model, presente in numerose città europee, in Italia è al momento solo a Milano. State pensando una presenza in altre città italiane? Perché non a Roma?
Sì. Stiamo ragionando su Roma. Siamo in una fase in cui i nostri stakeholder di riferimento stanno provando a creare una joint-venture. Ci vuole tempo. Entro fine anno si capirà se è fattibile una fusione tra “Drive Now” e “Car to go”.
Il settore del car sharing sembra oggi essere maturo, certamente in aree metropolitane come quella di Milano. Ritiene che vi sia spazio per altri operatori? Anche per il vostro settore la concorrenza fa bene al mercato?
Credo che ci sia spazio per altri operatori e sicuramente la concorrenza fa bene. Tuttavia il nostro è un settore dove non ci si può improvvisare, occorre un certo tipo di know-how. Non penso che oggi il settore stia rispondendo al 100% alle esigenze del mercato. Tra una decina d’anni la situazione sarà certamente diversa: è un percorso. A livello culturale sarà sempre più insostenibile possedere un’auto, il nostro settore è destinato a crescere per vari motivi: economici, ambientali, efficienza…
(Francesco Davide Zaza)