Il caso della Diciotti, la nave della guardia costiera italiana con a bordo quasi 200 migranti dalla Libia, che ha sequestrato il dibattito pubblico italiano, si è risolto con l’aiuto della Cei e il suo artefice, il leader della Lega Matteo Salvini, è sotto inchiesta. Ma Salvini ha davvero perso?
È incerto che la maggioranza degli italiani abbia colto la complessità delle laboriose procedure di divisione dei pani e dei pesci nella questione migranti. È chiarissimo invece che Italia e l’Europa colgano l’essenza di quello che dice Salvini: bisogna cambiare sui migranti.
Come si cambia è ancora incerto. È incerto in realtà che la soluzione che cercava Salvini, prendendo per il collo brutalmente insieme Italia e Ue, abbia funzionato o possa funzionare. C’è bisogno di un pensiero più tondo e profondo in materia. In ogni caso, certissimo è che Salvini ha messo questo tema al centro dell’attenzione del paese e del continente. Questa è già la sua vittoria.
Per il ministro dell’Interno è tutta propaganda gratis: più dura nel tempo e meglio è. Salvini non ne fa, almeno apertamente, un problema di razza. Dice: gli immigrati devono essere in regola, e se non sono in regola a farsene carico dev’essere l’Europa e non solo l’Italia. Perciò i profughi non dovevano scendere. Gli oppositori di Salvini invece ne hanno fatto una questione umanitaria. Si tratta di uomini, che devono essere trattati con umanità per non perdere la nostra stessa umanità. Invece la Lega ne fa una questione di sovranità nazionale, di principio d’ordine.
Difficile dire oggi chi stia vincendo in termini di popolarità, se più italiani siano con Salvini o contro di lui. Di certo, come negli scacchi, o nei campi di battaglia, la Lega ha conquistato il centro, ha il punto di forza (shi), che secondo gli strateghi cinesi determina la vittoria nello scontro. Questo punto di forza fino a pochi mesi fa era occupato da Marco Minniti, Pd che oggi coglie l’essenza del problema di Salvini: è distruttivo per il paese creare conflitto istituzionale, perdono tutti se si è costretti a scegliere tra il ministro dell’Interno e la marina militare. E se proprio deve essere così, alla fine vince l’istituzione più solida, cioè la Marina.
Detto ciò, Minniti oggi è messo ai margini dai suoi. Quindi ancora oggi lo shi della questione migranti rimane alla Lega che può piegarsi a destra, dando fiato alle spinte più retrive, o a sinistra, accettando di fare i conti con le istanze delle forze armate o dei vescovi italiani. Alla fine dei conti nessuno può prendere o mantenere il potere in uno Stato quando c’è l’opposizione dell’esercito o della maggiore religione del paese.
La Lega ha organizzato la vicenda della Diciotti apposta, come sostiene Avvenire, oppure ha svolto il compito che toccava a Malta? O ne sta facendo una moneta di scambio con gli organi dello Stato come ha scritto Fanna sul Sussidiario? Il punto è la conquista della centralità, cosa su cui probabilmente Salvini non mollerà.
La vicenda poi sta spaccando il Movimento 5 Stelle. Il presidente della Camera Roberto Fico si è schierato con i profughi, mentre il vicepremier Luigi Di Maio ha minacciato che l’Italia non pagherà i contributi a Bruxelles se la Ue non accoglierà le richieste italiane.
La realtà è che la Lega ha preso il controllo totale dell’azione di governo su una questione che è diventata discriminante per l’Italia e per l’Europa. Tale questione è “anti-ciclica”. Se anche la crescita economica resterà anemica, se anche l’Italia non riuscirà a spendere di più e non otterrà appoggi europei o americani (secondo le indiscrezioni di questi giorni), questo è un tema che può durare fino alle elezioni europee dell’anno prossimo.
Tale orizzonte temporale forse ci dà anche un’idea di cosa accadrà nei prossimi mesi. La questione dei migranti non può essere tirata oltre l’anno, perché è emozionale, e alla fine la gente deve mettere insieme pranzo e cena: occorre, in altri termini, che l’economia riparta. Se entro la primavera prossima l’economia riparte grazie a qualche miracolo, la Lega si intesta la ripresa e il governo dura. Se l’economia non riparte, con o senza i numeri in Parlamento, sull’immigrazione la Lega spingerà per il voto anticipato puntando a fare cappotto. In ogni caso Salvini è in posizione vincente, perché o fa cappotto, o diventa capo della più grande forza di opposizione, ingoiandosi tutto il centrodestra. FI oggi sembra destinata a fare la fine di quello che una volta era il Pli, simpatici liberali di destra, pericolosamente vicini ai fascisti del Msi.
Da qui due lezioni per chi si oppone alla Lega in generale e per gli M5s. Chi si oppone alla Lega può e deve farlo strappando lo shi a Salvini, cosa difficile, come sanno gli scacchisti, quando uno ha già preso il controllo del centro della scacchiera. Ciò è difficile anche soggettivamente, perché l’unico nell’opposizione in condizione di farlo, Minniti, è messo in un angolo e pare più odiato dai suoi di Salvini. Senza fare questo, ogni azione di contrasto rischia di essere acqua al mulino della Lega.
Per il M5s invece è chiaro che il solo leader possibile è Fico, per il semplice fatto che afferma una linea diversa da Salvini. Questo contrasto ha un elemento dialettico: da una parte ridà linfa al Movimento che con il ponte Morandi è inciampato in una serie di “incidenti”; dall’altra, tuttavia, spacca il governo, e questo rinforza l’idea che il governo potrebbe cadere in primavera o prima.