Sulla vicenda dei due giornalisti della Reuters, Wa Lone, 32 anni, e Kyaw Soe Oo, 28, condannati in Myanmar a 7 anni di reclusione per possesso di documenti riservati e coperti da segrero di Stato, è arrivata la dura condanna da parte degli ambasciatori degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dell’Australia, con fonti diplomatiche Usa che hanno definito senza mezzi termini: “Profondamente preoccupante per chi difende la libertà di stampa e la transizione verso la democrazia.“ Un portavoce della Commissione Europea ha inoltre sottolineato come: “mina la libertà dei media, il diritto all’informazione del pubblico e lo sviluppo dello stato di diritto in Myanmar,” rendendo unanime a livello mondiale su quanto accaduto ai due giornalisti della Reuters, una condanna considerata un gravissimo attacco alla libertà di stampa in un paese già soggetto a forti pressioni come il Myanmar. (agg. di Fabio Belli)
“SIAMO STATI INCASTRATI”
Dopo l’intervento dell’Onu e di vari esponenti della stampa internazionale, è anche la stessa agenzia di stampa Reuters, per la quale i due giornalisti birmani, Wa Lon e Kyaw Soe Oo, a schierarsi contro la loro condanna a 7 anni per la presunta divulgazione di documenti privati e violazione del segreto di Stato a Myanmar. Stephen J. Adler, direttore della Reuters, ha parlato infatti apertamente di un “complotto della polizia” sul quale ci sarebbero delle prove schiaccianti dato che i due giornalisti non avrebbero commesso reati e dunque la sentenza odierna toglie loro ingiustamente la libertà. Come è noto, a finire nel mirino è stato il loro reportage “Massacre in Mynamar” in cui facevano luce sul vero e proprio genocidio perpetrato in Myanmar contro la minoranza dei musulmani Rohingya nella regione del Rakhine (agg. di R. G. Flore)
LA DIFESA DI AMAL CLOONEY
“Siamo stati incastrati”: questo il convincimento di Wa Lone, 32 anni, e Kyaw Soe Oo, 28, giornalisti dell’agenzia Reuters condannati a sette anni di carcere per ‘possesso illegale di documenti ufficiali’ da un tribunale del Myanmar poiché trovati in possesso di documenti coperti da segreto di stato. Il giudice Ye Lwin, che ha comminato la condanna, come riportato da Il Fatto Quotidiano, ha spiegato che i due “hanno tentato più volte di mettere le mani su documenti segreti. Non si sono comportati come normali giornalisti”. Gli sforzi messi in campo per la liberazione dei due, anche a livello internazionale, non sono bastati: del suo pool di legali ha fatto parte anche Amal Clooney, avvocatessa moglie di George. La situazione dei due giornalisti è umanamente molto complicata: Wa Lone divenuto padre da poche settimane, non ha ancora mai visto la figlia; Kyaw Soe Oo ha abbracciato la moglie in lacrime per pochi istanti al processo, poi i due condannati sono saliti su un furgone che li ha ricondotto in carcere. (agg. di Dario D’Angelo)
INTERVENTO DELL’ONU
Sono stati condannati a 7 anni di reclusione i due giornalisti della Reuters, arrestati in Myanmar lo scorso settembre con l’accusa di violazione del segreto di Stato. I due stavano indagando su un massacro di musulmani Rohingya da parte dell’esercito in Birmania. Ancor prima dell’arrivo della sentenza, in tanti colleghi erano scesi in campo per sostenere Wa Lone e Kyaw Soe Oo, rispettivamente di 32 e 28 anni in vista della condanna che prevedeva una pena massima di 14 anni. Ad intervenire anche L’Onu che proprio lo scorso lunedì aveva pubblicato un rapporto nel quale accusava l’esercito birmano di essersi reso il responsabile del “genocidio” dei Rohingyas puntando il dito in particolare contro Aung San Suu Kyi, alla guida del governo dal 2016 e sempre rimasto in silenzio su questo scottante argomento. Ora, le Nazioni Unite hanno chiesto a gran voce la liberazione dei due giornalisti condannati. “Noi continuiamo a chiedere la loro liberazione”, ha dichiarato Knut Ostby, rappresentante dell’Onu in Myanmar, subito dopo la sentenza. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
INDAGAVANO SU STRAGI DEI ROHINGYA
Due giornalisti birmani dell’agenzia di stampa Reuters, arrestati lo scorso settembre, sono stati condannati a 7 anni di carcere con l’accusa di “violazione del segreto di Stato” per aver indagato sul massacro di dieci musulmani Rohingya da parte dell’esercito in Birmania. I due cronisti sono Wa Lone di 32 anni e Kyaw Soe Oo, 28enne, entrambi cittadini del Myanmar e ciascuno coinvolto in un processo che ha suscitato l’indignazione del mondo intero. I due giornalisti, come spiega La Stampa, dallo scorso settembre sono detenuti nella prigione Insein di Yangon ed hanno sempre respinto le accuse ed anzi hanno fornito una versione che assume tanto il sapore del complotto. A loro detta, infatti, sarebbero stati invitati a cena dalla polizia che ha consegnato loro del materiale riservato. Successivamente sarebbero stati arrestati mentre lasciavano il ristorante e trovati in possesso di quel materiale. Una versione che tuttavia non è bastata a convincere il giudice Ye Lwin decretando la loro condanna a 7 anni di reclusione.
GIORNALISTI CONDANNATI: LA SENTENZA
Quella giunta oggi, secondo l’avvocato Khin Maung Zaw, difensore dei due giornalisti Reuters condannati a 7 anni per violazione della legge sul segreto di Stato, è stata definita una sentenza che “fa male alla libertà di stampa, fa male alla democrazia, fa male a Myanmar”. Uno dei condannati, il 32enne Wa Lone, rivolgendosi ai suoi sostenitori in aula prima della condanna aveva detto: “Credo nella democrazia e nella libertà di stampa, non ho fatto nulla di male”. Il caso ha suscitato l’indignazione e la mobilitazione di molti colleghi che lo scorso sabato si erano riuniti in un centinaio marciando a Yangon in loro sostegno e richiedendone il rilascio immediato. In seguito alla loro condanna si è espresso anche l’Onu che ha chiesto la scarcerazione dei due giornalisti. Gli investigatori dell’Onu, nei giorni scorsi avevano reso pubblico un rapporto in cui i militari di Myanmar sono accusati di genocidio nello stato di Rakhine. Da qui quasi 700mila Rohingya sono stati costretti a fuggire.