“A 31.BI-MU presenteremo due centri per l’elettroerosione di ultimissima generazione, una che lavora con tecnologia a tuffo e una con tecnologia a filo”. Stare accanto al cliente è il motto di ONA ELECTROEROSION. Perché la tecnologia ad elettroerosione non basta venderla, bisogna aiutare l’utilizzatore finale a sfruttare al meglio le sue potenzialità. Questa è la base per avere una relazione proficua e duratura nel tempo con i propri clienti. Ne parla dil general manager Mario Minichetti
Chi è ONA?
ONA è un’azienda nata nei Paesi Baschi che da oltre 60 anni sviluppa tecnologie per l’elettroerosione. ONA è l’azienda produttrice di macchine per elettroerosione più antica al mondo e una delle più importanti a livello mondiale. Sin dal 1952, mettiamo a disposizione dei nostri clienti un gruppo di esperti dedicati a ritagliare soluzioni personalizzate e adatte a singole esigenze. La filiale italiana si trova a Torino ed è attiva da oltre 30 anni. Poi abbiamo filiali in Francia, Cina, Portogallo, USA e distributori in moltissimi altri paesi.
Cosa caratterizza i vostri prodotti?
Sicuramente la qualità, la garanzia di assistenza, la possibilità di customizzare le macchine ma soprattutto la dimensione delle nostre macchine. ONA è conosciuta in tutto il mondo perché realizza soluzioni anche di grossissime dimensioni. E queste sono tecnologie difficili da imitare, le fanno in pochissimi. Questo aspetto, ad esempio, ci permette di vendere anche in Cina e in India ove la concorrenza è agguerrita per le macchine piccole ma non altrettanto per quelle grandi, soprattutto in termini tecnologici. Anche per questo le nostre soluzioni sono presenti in oltre 60 paesi e in tutti i 5 continenti.
Quanto è importante l’attività di ricerca e sviluppo in ONA?
Fondamentale direi. Da sempre in ricerca e sviluppo viene investito più del 10% del nostro fatturato. Consideri poi che oltre alla ricerca, che effettuiamo internamente, siamo in continuo contatto Università e Centri di Ricerca tecnologici, soprattutto con quelli attivi in settori quali l’energia e l’aeronautica. Anche fuori dall’Europa, in particolare in USA e in Cina.
Quali sono i principali settori di sbocco per i vostri prodotto?
Innanzitutto bisogna dire che negli ultimi 10 anni l’elettroerosione ha fatto un salto tecnologico molto ampio grazie all’introduzione di Generatori totalmente digitali che controllano il processo in ogni istante; grazie all’automazione che permette di eseguire cicli di lavorazione senza presidio e grazie all’esigenza di lavorare materiali diversi dall’acciaio, come titanio e inconel che hanno conferito un ulteriore vantaggio competitivo importante all’elettroerosione. Questa trasformazione ci ha portato a lavorare molto per il settore energia, in particolare nella produzione di componenti per grandi turbine. Ovviamente il settore di sbocco per eccellenza resta sempre quello degli stampisti, così come il settore aeronautico.
Come sta andando per voi il mercato italiano?
Il 2017 è stato un anno positivo, che segue un trend di crescita per noi iniziato nel 2014. Nell’ultimo anno e mezzo poi, una grande mano agli investimenti l’hanno data gli incentivi previsti dal Piano Nazionale Industria 4.0 che hanno contribuito al rinnovamento del parco macchine esistente. In Italia, infatti, il livello di obsolescenza delle macchine per elettroerosione in funzione è molto alto, quindi, considerando che per loro natura hanno un ciclo di vita lunghissimo, i provvedimenti Super e Iper- ammortamento hanno stimolato nuovi e necessari investimenti. Industria 4.0 è stato determinate perché ha riattivato il mondo degli stampisti, che come dicevo sono il nostro primo settore di sbocco, e in media sono PMI per cui gli incentivi diventano ancor più determinanti. Speriamo che l’incertezza politica non mini quanto di buono fatto fino ad ora.
Industria 4.0 ha cambiato anche il vostro modo di lavorare?
Non molto in realtà. ONA realizzava già soluzioni in linea con i principi di Industria 4.0 da diversi anni. Il problema semmai era l’applicazione nelle imprese di tutte le potenzialità della macchina. Se vendi un macchinario molto evoluto ma lo inserisci in un ciclo produttivo non automatizzato e non connesso è normale che quel macchinario non sia sfruttato al massimo delle sue potenzialità. In questo senso il piano governativo è stato fondamentale nell’accendere i riflettori sull’importanza di sfruttare un certo tipo di tecnologia applicata al manifatturiero. Sempre più clienti si sono interessati alla parte software e sensoristica dei macchinari e hanno aggiornato i loro processi produttivi. Come ONA abbiamo organizzato seminari e workshop su questi temi e hanno sempre riscosso molta partecipazione da parte dei nostri clienti.
Cosa esporrete a 31.BI-MU?
Alcune cose le decideremo poco prima dell’allestimento. Di sicuro porteremo due macchine di ultima generazione. Senza dubbio una sarà lavorante con tecnologia a tuffo e una con tecnologia a filo. Il resto lo scoprirete in fiera!