Ancora nessuna dichiarazione da parte del Presidente del consiglio Giuseppe Conte sull’inchiesta annunciata da Emanuele Fittipaldi e Federico Marconi per L’Espresso, che in un pezzo in suscita domenica sottolineano come il presidente della commissione incaricato di giudicare il Premier Conte per il trasferimento da docente all’Università La sapienza, sia la stessa persona che in precedenza aveva indicato Conte presidente di un arbitrario milionario. Per il momento, ancora nessuna reazione da parte del Premier, ma, secondo fonti del suo staff, così come riporta Il Fatto Quotidiano, “la pregressa conoscenza tra partecipante al concorso e commissario dello stesso” sarebbe obsoleta, in quanto “tutti i partecipanti del concorso si conoscono da anni in quanto professori ordinari”. A sollevare la polemica anche Raffaella Paita del Pd che su Twitter sottolinea: “Tanto è incapace di governare l’Italia, quanto è bravissimo a farsi gli affari suoi. E così il premier Conte si fa nominare presidente di un arbitrato da 27 milioni dalla stessa persona che doveva esaminare il suo concorso”. (Agg. di Fabiola Iuliano)
L’ESPRESSO: IL “FAVORE” DEL PRESIDENTE DI COMMISSIONE
Rinunciare alla cattedra di diritto privato alla facoltà di Giurisprudenza della Sapienza di Roma per Giuseppe Conte non è stato affatto facile. Si trattava, per il Presidente del Consiglio, del sogno professionale di una vita: ereditare il posto del suo mentore, il professor Guido Alpa, era un obiettivo al quale ambiva da tempo. Condizioni di opportunità politica, però, gli hanno impedito di dare seguito ai suoi propositi e un paio di settimane fa, pur rivendicando il fatto che non vi fosse alcuna incompatibilità tra il suo ruolo e la partecipazione al concorso che lo vedeva grande favorito, Conte ha fatto un passo indietro. Ma è proprio su questo punto, sul fatto che qualcosa di poco limpido in questa vicenda in realtà vi fosse, che ha avuto da ridire L’Espresso con un’inchiesta che verrà proposta integralmente domenica 23 settembre. Nell’anticipazione della stessa, Emiliano Fittipaldi e Federico Marconi sostengono di aver scoperto infatti “nuove incompatibilità ed evidenti conflitti di interessi nella genesi del concorso, nella composizione della commissione giudicante, nei profili dei professori che avrebbero dovuto valutare i titoli di Conte“.
IL GIUDICE “AMICO”
L’elemento probabilmente più interessante dell’intera vicenda è quello che ha a che fare con il presidente della commissione che avrebbe dovuto giudicare Giuseppe Conte e gli altri concorrenti alla cattedra della Sapienza. A A presiederla, infatti, è Enrico Del Prato, direttore del dipartimento di Scienze giuridiche che ha bandito il concorso. Del Prato, ricorda L’Espresso, è arrivato alla Sapienza vincendo una selezione anche grazie ad un “giudizio entusiasta di un collegio presieduto proprio da Alpa“, ovvero il maestro/mentore di Conte. Ma fino a qui si può lasciar passare. Più strano è che lo stesso Del Prato, arbitro di parte nella delicata causa internazionale tra la Sogered, una società dell’Arabia Saudita, e la nostra Leonardo-Finmeccanica, rappresentata dall’avvocato Giorgio De Nova, a fine giugno 2017 d’accordo con la controparte abbia deciso di scegliere come presidente di collegio l’avvocato Conte. Il premier manterrà questa carica per più di un anno, senza tenere conto del rischio di una doppi incompatibilità: “quella di Del Prato futuro “giudice” di Conte e quella di Conte, diventato ago della bilancia di una lite milionaria (da 27 milioni di euro, ndr) proprio per volontà di Del Prato”. All’incarico, come confermato da Del Nova, Conte rinuncerà soltanto a maggio a seguito della chiamata di Sergio Mattarella. Se non si fosse dimesso, precisa L’Espresso, “avrebbe guadagnato, grazie all’indicazione di Del Prato e De Nova, un bel gruzzoletto“. Era dunque corretto che Conte partecipasse al concorso dati i “legami” in essere con il presidente della commissione giudicante?