La chiusura a Roma del ristorante gestito a Trastevere dal fratello di Renato De Pedis, uno dei nomi storici associato alla cosiddetta Banda della Magliana, ha fatto ritornare agli “onori” delle cronache quello che poi nella fiction cinematografica è diventato il Dandy. Il motivo? Dieci anni di arretrati di affitto non versati al Comune capitolino dato che il primo ordine di sfratto risaliva addirittura al 2008: dunque uno degli storici locali del quartiere romano che si affaccia sul lungotevere si vede mettere i sigilli dal momento che erano di proprietà dalla locale amministrazione cittadina, nonostante l’esercizio sia stato oggetto di una piccola battaglia legale dato che il fratello di De Pedis a suo tempo presentò anche un ricorso al Tar del Lazio che, di fatto, gli diede ragione ponendo dunque una sospensione allo sfratto. Stavolta invece niente ha potuto come una ordinanza che arrivava direttamente dal Primo Municipio di Roma e che ha visto i vigili porre i sigilli al ristorante. (agg. di R. G. Flore)
“NON PAGAVA L’AFFITTO DA 10 ANNI”
Ex boss della Banda della Magliana e presunto coinvolgimento nel delitto Orlandi: per Enrico “Renatino” De Pedis il “curriculum” criminale ha pesato e non poco ma in questi giorni emerge di nuovo il suo nome per quanto riguarda il ristorante di famiglia, “San Michele” nel cuore di Trastevere a Roma. Il locale infatti è di proprietà del fratello del defunto boss della Magliana, Luciano De Pedis, e si è visto immettere i sigilli dai Vigili Urbani per un motivo molto semplice: pare che il ristorante non pagasse l’affitto al Comune di Roma (proprietario della struttura) da oltre 10 anni. La notizia, rimbalzata sul Messaggero e sul Corriere della Sera, fa abbastanza clamore proprio per il cognome “pesante” che quel locale si porta dietro: pizzeria e ristorante dentro il complesso-gioiello di San Michele, nel centro di Roma, con il “vizietto” del mancato pagamento dell’affitto. Questa l’accusa al fratello di De Pedis che dal 2008 non verserebbe l’esatta pigione: «il San Michele ricevette il primo ordine di cessazione dell’attività 10 anni fa, ma un ricorso al Tar e lungaggini burocratiche gli avevano tuttavia consentito di proseguire a lavorare, seppure in mancanza di un’autorizzazione» fino a questi giorni, come spiega bene il CorSera. Poi però gli agenti del Campidoglio hanno posto i sigilli definitivi, visto che il Tribunale Amministrativo non si è mai espresso su quel ricorso a questo punto dunque dichiarato «estinto».
FAMIGLIA DE PEDIS DI NUOVO NEI GUAI
Sabato scorso dunque la notizia della chiusura di uno dei locali più famosi di Trastevere, soprattutto per il nome dei proprietari: Luciano è infatti il fratello di “Renatino”, criminale italiano e boss della Banda della Magliana ucciso il 2 febbraio del 1990 in uno scontro tra malavitosi. Lo scandalo della sepoltura nella Basilica di Sant’Apollinare venne fuori nel 1997 e riportò le luci della ribalta sulla figura di “Renatino” De Pedis, come del resto anche quando la sua ex amante – Sabrina Minardi – raccontò ai magistrati che Enrico partecipò come esecutore materiale del rapimento e delitto di Emanuela Orlandi (cittadina vaticana figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, sparita in circostanze misteriose all’età di 15 anni il 22 giugno del 1983 a Roma). Quelle dichiarazioni non furono mai prese come veritiere da nessun magistrato e il nome di “Renatino” rimase perciò legato soprattutto al caso-Magliana mentre su quello Orlandi ulteriori dubbi rimasero dopo le dichiarazioni della donna ex amante, con parecchi problemi di dipendenza dalle droghe. Oggi poi nei guai finisce anche il fratello, Luciano, anche se ovviamente per motivi del tutto meno gravi rispetto al boss che terrorizzò la Capitale negli anni Settanta e Ottanta.