Gran parte del mondo Lgbt non ha accettato le parole del Papa che trovate qui sotto in merito alla situazione dei figli omosessuali: in molti casi, probabilmente, non avranno letto l’intero discorso fatto ma avranno estrapolato alcune frasi che lette “da sole” potrebbero sempre sembrare ambigue (ma di chiunque, non solo del Papa), ma in altri è proprio il concetto di fondo ad non essere accettato per nulla. Imma Battaglia, leader del movimento Lgbt in Italia, ha attaccato sui social: «Questa dichiarazione è lo specchio di una chiesa stordita, confusa dalla crisi che sta affrontando. Chiedere scusa non è sufficiente», prima di aggiungere, «E’ anacronistico e dimostrato dalla psichiatria internazionale che se un figlio è gay, è gay e basta, inutile affidarlo a una struttura che vuole indagare il suo comportamento». Ecco, l’accenno alla psichiatria è stato il passaggio più criticato, anche se in questo caso – come in tanti altri sui social – è stato come spesso accade su questi temi travisato il messaggio: il ricorso a specialisti, il Pontefice, lo ha consigliato qualora vi sia ancora una tendenza e non una limpida nitidezza di scelta in età più adulta. Non si tratta di una condanna per disturbi psichici ma di un aiuto, sostegno – qualora il dialogo con mamma e papà non porti a frutti efficaci – per poter affrontare al meglio quella situazione di difficoltà in tenera età. Questo intendeva e ha spiegato Papa Francesco: il resto è tutta, o quasi, polemica.
PAPA FRANCESCO: “FIGLI GAY VANNO SEMPRE ACCOLTI”
Stanno facendo discutere le risposte di Papa Francesco, di ritorno sull’aereo dal viaggio in Irlanda (per il Meeting delle Famiglie, ndr), sul tema molto delicato dell’omosessualità, anche all’interno di una famiglia cattolica e religiosa. Parte tutto in coda alle domande sulle vittime di pedofilia e sul “polverone” sollevato dal dossier di Mons. Viganò (qui tutti i dettagli e la polemica), quando poi un giornalista a bordo chiede al Pontefice: «Che cosa vorrebbe dire a un padre di una famiglia cattolica il cui figlio gli dice di essere omosessuale?». Stando alla trascrizione fedele della registrazione audio (e non “copia-incollata” solo a tratti, come sta succedendo su diversi organi di stampa, ndr) il Papa replica così: «Sempre ci sono stati gli omosessuali e le persone con tendenze omosessuali. Sempre. Dicono i sociologi – e non so se è vero – che nei tempi di cambiamento d’epoca crescono questi fenomeni sociali, etici. Uno di loro sarebbe questo. Questa è l’opinione di alcuni sociologi. La tua domanda è chiara: Cosa direi a un papà che vede suo figlio o sua figlia che ha quella tendenza? Direi: primo, di pregare. Preghi. Non condannare, dialogare, capire e fare spazio al figlio e alla figlia. Fare spazio perché si esprima». Il Papa invita, e non è la prima volta, a non condannare mai, a fare “spazio” all’altro diverso da noi magari ma che vive la stessa vita e lo stesso dramma del nostro cuore in ricerca di “verità” e “salvezza”. Un figlio, in quanto tale, va sempre accolto, anche se mostra tendenze omosessuali all’interno di un’educazione e una vita religiosa.
IL TEMA DELICATO DELLA PSICHIATRIA
Ma è la seconda parte della risposta di Papa Francesco che sta creando parecchie “polemiche”, perché tratta – anche se non in maniera centrale – il tema della psichiatria per tentare di aiutare e capire le problematiche vissute da un figlio che manifesta una natura e tendenza diversa. Anche qui, ecco la trascrizione letterale della risposta di Bergoglio sull’aereo verso Roma: «in quale età s’esprime questa inquietudine del figlio? È importante. Una cosa è quando si manifesta da bambino. C’è tanto da fare con la psichiatria, per vedere come sono le cose. Una cosa è quando si manifesta dopo i 20 anni o cose del genere. Ma io mai dirò che il silenzio è un rimedio. Ignorare un figlio o una figlia con tendenza omosessuale è mancanza di paternità o maternità. Tu sei mio figlio. Tu sei mia figlia, come sei. Io sono tua padre e tua madre: Parliamo». In maniera ancora più netta e schietta, il Papa conclude il suo pensiero spiegando ai vaticanisti, «Se voi, padre o madre, non ve la cavate chiedete aiuto. Ma sempre nel dialogo, sempre nel dialogo. Perché quel figlio e quella figlia hanno diritto a una famiglia. Non cacciarlo via dalla famiglia. Questa è una sfida seria ma che fa la paternità e della maternità».