In Svezia è scattato un allarme, ma non è avvenuto il disastro che si paventava. L’ultradestra, che qui ha riferimenti addirittura di ispirazione nazista, avanza, in modo consistente, di quasi cinque punti, e va vicinissima al 18 per cento diventando il terzo partito svedese.
E’ paradossalmente un partito che si chiama Democratici svedesi, ma della democrazia, a quanto sembra, conosce ben poco, per i suoi giudizi e per il suo marcato “sovranismo”, cha appare inquietante per toni e metodi. Nel nuovo parlamento svedese questo partito dovrebbe contare su 63 seggi, un incremento notevole rispetto al 2014 e un nuovo ruolo politico con cui occorrerà fare inevitabilmente i conti.
Ma nel contempo non accade quello che i sondaggi avevano vaticinato. L’ultradestra è avanzata ma non ha sfondato e a Bruxelles, dopo giorni di paura, possono tirare a un piccolo respiro di sollievo rispetto alle cupe aspettative in vista delle prossime elezioni europee.
La vecchia e gloriosa socialdemocrazia svedese, al contrario di altri partiti europei di medesima ispirazione (anche se forse di diversa tradizione), non crolla, ma mantiene ancora il primo posto con un 28,7 per cento, alla fine perdendo tre punti rispetto ai 6 preventivati.
Certo, la socialdemocrazia svedese subisce una contrazione, come non avveniva da tempo, ma di fatto continua a essere da 101 anni il partito più votato nel Paese che garantisce uno degli welfare migliori del mondo.
Anche il partito dei moderati, che era dato in forte calo dai sondaggi, riesce a reggere e mantiene la seconda posizione, pur se di poco davanti al partito dell’ultradestra. Poi ci sono partiti minori che possono avere un ruolo in un Parlamento che, al momento, non ha una maggioranza chiara, anzi è destinato a fare “acrobazie” di accordi e si vede davanti i 63 seggi dei cosiddetti Democratici svedesi come un macigno, con cui appare estremamente difficile aprire un minimo dialogo.
Di fatto, l’allarme consiste proprio nell’impossibilità di varare un governo credibile per i tradizionali schieramenti svedesi, quello di centrodestra e quello di centrosinistra, che si fronteggiano sulla base di poco più di 140 seggi tutti e due e con uno scarto valutabile, al momento, di due seggi a favore del centrosinistra.
In effetti, in tutti i casi i seggi del centrosinistra e del centrodestra sono molto lontano dai richiesti 175 seggi parlamentari per la formazione di una solida maggioranza di governo.
Da tempo anche la Svezia è abituata a governi di minoranza, ma questa volta un governo di tal fatta è più problematico che mai e sarà difficile metterlo in piedi, perché è difficile valutare la portata dell’opposizione dell’ultradestra che sta avanzando soprattutto nel sud del paese dove c’è la maggiore concentrazione di immigrati.
Se quindi è stato scongiurato lo sfondamento della destra ed è contenuta la perdita dei socialdemocratici, occorrerà comunque fare attenzione all’allargamento di questa ultradestra.
Nessuno ha vinto, di fatto, ma è proprio in una situazione come questa che i pericoli emergono maggiormente. E’ evidente che di fronte a un’avanzata di tale portata della destra, anche se le forze tradizionali non crollano, c’è da registrare un malessere a cui bisogna rimediare con un’accortezza politica che sinora l’Unione Europea non ha affatto dimostrato. Quindi c’è poco da cullarsi sugli allori, come di solito fanno dalle parti di Bruxelles e di Berlino.
In brutale sintesi, si può dire che la destra, da nord a sud dell’Europa, sta avanzando, ma in certi posti non sfonda. Tuttavia, anche in un paese tradizionalmente accogliente come la Svezia, crea problemi. Oggi a Stoccolma non è possibile formare un governo perché le forze tradizionali non hanno la maggioranza di una volta e devono fare i conti con una protesta dura. Questo è il fatto più grave dell’allarme che si è creato.