Nella giornata di oggi, a Bengasi, è andato in scena l’atteso faccia a faccia tra Enzo Moavero Milanesi, Ministro degli Affari Esteri, e il maresciallo Khalifa Haftar, leader del governo ribelle che non riconosce l’autorità di quello di Tripoli guidato da Serraj: e i colloqui tra i due ci sono statu solo a poche ore di distanza dall’attentato compiuto da sei uomini, probabilmente affiliati all’ISIS e tutti uccisi dalle forze di polizia, alla sede della Nationa Oil Company della capitale libica, possibile segnale che il califfato voglia sabotare i piani dell’Onu e del processo di pace in un Paese diviso tra due Governi. E l’Italia, attraverso la visita di Moavero Milanesi, ha sempre dichiarato di riconoscere solamente quello insediato a Tripoli: ecco perché il breve summit del titolare della Farnesina con Haftar ha avuto grande importanza, soprattutto sull’intesa raggiunta per una “intensa cooperazione” e anche sul “comune impegno per una Libia unita e stabile”. Il generale, dal suo punto di vista, si è detto disponibile a dare un contributo, mediante le sue forze, per raggiungere una stabilizzazione nel Paese nordafricano e in special modo a novembre, quando proprio l’Italia ospiterà una conferenza per la Libia a cui parteciperanno i principali attori coinvolti nel conflitto. (agg. di R. G. Flore)
MINISTRO MOAVERO A BENGASI
L’idea che si sta facendo strada nelle ultime ore, al termine del raid portato da alcuni terroristi contro la sede della National Oil Company (NCO) di Tripoli è che dietro vi sia lo zampino dell’ISIS che ha voluto mandare un segnale in vista del vertice ONU nel Paese libico affinché si possa trovare una soluzione al riacutizzarsi del conflitto tra i due Governi locali: i sei attentatori sono stati tutti uccisi ma al momento la tensione resta alta in vista di altri possibili attacchi, mentre intanto nella giornata di oggi, quasi in contemporanea, era in programma l’incontro tra Enzo Moavero Milanesi, Ministro degli Esteri italiano, e il maresciallo Haftar. Sul tavolo, le discussioni circa una tregua con quello che è il leader del secondo Governo libico e che da tempo è pronto a muovere guerra all’esecutivo di al-Serraj con sede a Tripoli, peraltro quello che a detta dello stesso Moavero Milanesi è l’unico che al momento l’Italia, e assieme a questa, altri Paesi dell’Unione Europea ufficialmente riconoscono. (agg. di R. G. Flore)
“ERANO DELL’ISIS”
Il bilancio dell’attacco alla sede centrale della National Oil Corporation (Noc), a Tripoli, in Libia, è di due agenti della sicurezza uccisi, dieci feriti e sei attentatori morti. Come riportato da Il Fatto Quotidiano, le Forze di Deterrenza Rada, intervenute penetrando nell’edificio in cui erano asserragliati gli attentatori, hanno fatto sapere che la responsabilità dell’attacco è da attribuire allo Stato islamico. E in effetti le modalità dell’assalto condotto contro la Noc, con un attentatore che a quanto pare si sarebbe fatto saltare in aria con una cintura esplosiva per aprire la strada ai compagni, ricordano per molti versi quelle tipiche dei seguaci del Califfo Abu Bakr Al-Baghdadi. Da tenere in considerazione poi l’obiettivo dell’attentato: la National Oil Corporation è infatti la compagnia petrolifera nazionale della Libia ed è l’azienda leader nel settore dell’estrazione del greggio, che costituisce la principale attività economica del Paese. La Noc negli anni ha stipulato numerose collaborazioni con altre aziende operanti nel mercato del petrolio, tra cui l’italiana Eni. (agg. di Dario D’Angelo)
MORTI I 6 UOMINI DEL COMMANDO
Sarebbero tutti morti gli uomini – sei terroristi in tutto – facenti parte del commando armato che oggi ha attaccato la sede della compagnia petrolifera libica, National Oil Corporation (Noc) a Tripoli, in Libia. A riferirlo, come spiega l’agenzia di stampa Ansa, è stata la tv Al Hadath. Almeno tre degli attentatori si sarebbero fatti saltare in aria nel corso dell’attacco. Sulle origini degli aggressori ci sono ancora notizie discordanti dal momento che, secondo molti media locali, si tratterebbe di uomini di origine africana. Tra le vittime dell’attentato anche due agenti della Sicurezza. Fortunatamente, i dipendenti della National Oli Corporation sarebbero stati tutti portati in salvo come confermato dallo stesso presidente della compagnia ai microfoni della tv al Libya. Lo stesso avrebbe raccontato di aver fatto in tempo ad uscire dal quartier generale dell’azienda pochi minuti dopo l’attacco e di aver “sentito due esplosioni”. Nel frattempo, spiega Il Fatto Quotidiano, il ministro degli Esteri italiano, Moavero è volato a Bengasi per incontrare il generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, e dare il via al “dialogo politico inclusivo promosso” dall’inviato speciale Onu, Ghassan Salamé, alla presenza di “tutti gli interlocutori per una Libia unita e stabile”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
ATTENTATO SUICIDA?
Sarebbero armati di fucili mitragliatori e bombe a mano gli attentatori che questa mattina hanno fatto irruzione all’interno della sede della National Oil Corporation di Tripoli, in Libia. Stando a quanto riportato da diversi media locali, forti esplosioni seguite da colpi di armi da fuoco sono state udite dal Noc, la cui sede è attualmente transennata vista la presenza dei terroristi asserragliati al suo interno. Secondo il racconto fornito da un testimone sentito dal portale Al-Wasat, un imprecisato numero di dipendenti della compagnia sarebbe riuscito ad abbandonare l’edificio, mentre altri si troverebbero ancora all’interno. Il timore delle autorità è che possa trattarsi di un attentato suicida. L’operazione di sicurezza sarebbe ancora in corso e sul luogo starebbero arrivando le forze speciali di deterrenza Rada, probabilmente per tentare un’irruzione nella sede della National Oil Corporation di Tripoli. (agg. di Dario D’Angelo)
LIBIA, ATTACCO A SEDE PETROLIFERA TRIPOLI
Un tempo veniva detto che la Libia era “un grande scatolone di sabbia” (Salvemini, nel criticare le politiche estere dei Governo Giolitti, ndr): ebbene, oggi quello scatolone sembra più scoperchiato che mai e al suo interno non si trova più solo sabbia, ma esplosivo, corsa al potere e soprattutto tanto, tanto petrolio. Dopo la fine di Gheddafi il Paese libico non riesce ad uscire da una spirale di violenza che, aggiunto alla lunga dittatura del generale, mette la Libia al centro di una delle più gravi crisi umanitarie e politiche del Novecento e ora anche Nuovo Millennio. Ancora caos a Tripoli questa mattina, quando un commando di sei uomini armati fino ai denti che sono entrati, con diverse esplosioni, all’interno della sede centrale della National Oil Company, la compagnia di stato libico per il petrolio. Secondo quanto riferisce l’emittente araba al-Arabiya, dopo l’irruzione si è udita un’esplosione e poi un’altra ancora; nessuno ha ancora lasciato informazioni ufficiali in merito, ma si parla tra le fonti delle forze armate di Tripoli, di un attacco suicida contro un simbolo del potere di Al Serraj.
MEDIA LIBIA: “COMMANDO DELL’ISIS”
La tv con base a Dubai, Alaan, sostiene che a penetrare all’interno dell’edificio con armi da fuoco ed esplosivi sia stato un gruppo di cinque o sei jihadisti dello Stato Islamico: insomma, ancora una volta l’Isis che prova a minare il gia difficilissimo filo teso tra la Tripolitania e la Cirenaica, con la tregua tra Al Serraj e Haftar che negli scorsi giorni è stata messa a dura prova dalle mire del generale “sostenuto” da Macron. Le ultime notizie che filtrano da Tripoli parla del commando ancora asserragliato all’interno della NOC, con il forte rischio che vogliano farsi saltare in aria. Secondo le fonti di Rai News24, l’attacco alla compagnia petrolifera libica avrebbe già al suo interno diverse vittime e feriti, con una parte dell’edificio NOC in fiamme in questi ultimi minuti. Se fosse confermato il gesto con “paternità” dell’Isis significherebbe rimettere ancora più in discussione il già difficile scacchiere libico con un “nuovo” fronte d’azione formato dal “riesumato” Stato Islamico.