Nella giornata di ieri migliaia di persone in Brasile hanno accompagnato i leader del Partito dei Lavoratori davanti alla sede centrale del Tribunale Supremo Elettorale (Tse) per presentare il proprio candidato alle elezioni presidenziali del prossimo 7 ottobre: la scelta è ricaduta niente meno che su Luis Inacio Lula da Silva, l’ex presidente rinchiuso dallo scorso aprile in un carcere di Curitiba, dove sconta una pena di 12 anni per corruzione e riciclaggio. “Ognuno di voi deve diventare la mia voce finché sarò prigioniero” ha scritto Lula in una lettera che è stata letta al termine della manifestazione alla quale avrebbero partecipato 50 mila persone secondo il Partito dei Lavoratori, mentre secondo la polizia il numero non sarebbe superiore alle 10 mila unità. La candidatura di Lula è stata registrata alle ore 17:30 locali dalla presidente del Pt, Gleisi Hoffmann, dal candidato vicepresidente del partito, Fernando Haddad, e da Manuela D’Avila.
IL TSE PRONTO A RESPINGERE LA CANDIDATURA
Luis Inacio Lula da Silva potrebbe essere il nuovo presidente del Brasile: la tesi, dopo la candidatura effettuata ieri da parte del Partito dei Lavoratori, appare abbastanza improbabile. Il Tse potrebbe, infatti, respingere tale richiesta prendendo in considerazione la cosiddetta “legge della scheda pulita”, che dispone che una persona condannata in seconda istanza da un tribunale collegiale (proprio come accaduto per Lula) non possa presentarsi come candidato. Ben consapevole di tale possibilità, però, il Partito dei Lavoratori sembra disposto a proseguire in questa direzione fino a quando gli verrà permesso, anche perché gli ultimi sondaggi dimostrano che senza il nome di Lula i consensi nei confronti di tale gruppo politico scendono drasticamente. Qualche ora dopo l’iscrizione formale, la Procuratrice generale del Brasile, Raquel Dodge, ha già presentato una richiesta di impugnazione della candidatura di Luis Inacio Lula da Silva per le elezioni presidenziali.