Il video col quale oggi la famiglia di Alessandro Sandrin ha scoperto che il 32enne originario di Brescia è ancora vivo sarebbe solamente l’ultimo di una serie di testimonianze arrivate da quando il diretto interessato, nel 2016, era scomparso in Turchia, nei pressi di Adana, senza lasciare traccia. Oggi si è avuta l’ennesima conferma che il nostro connazionale è prigioniero di alcuni jihadisti dell’ISIS anche se non vi sono ancora certezze sul fatto che i due uomini in nero e incappucciati che compaiono alle sue spalle nel video di 53 secondi, durante il quale Sandrini chiede aiuto, siano effettivamente delle brigata al-Nusra o di qualche altro gruppo islamico combattente. Ad ogni modo, come riporta oggi Lettera43, oltre al fascicolo d’inchiesta aperto a suo tempo dalla Procura, pare che fonti della Farnesina abbiano confermato che non solo il caso viene monitorato da circa due anni ma anche che al Ministero siano in stretto contatto coi famigliari che, nell’ultimo anno, hanno anche ricevuto due telefonate da persone di lingua araba. (agg. di R. G. Flore)
PRIGIONIERO DEL FRONTE AL-NUSRA?
A seguito della diffusione del video da parte del Site, il sito statunitense che monitora le attività terroristiche e jihadiste sul web, i riflettori sono tornati ad accendersi su Alessandro Sandrini, il 32enne originario di Brescia scomparso oramai dal 2016 in Turchia e del quale le ultime notizie che sia avevano risalivano all’ottobre 2017, quando ebbe un colloquio telefonico con la madre. L’uomo sarebbe dunque ostaggio dell’ISIS e, secondo alcuni esperti, dovrebbe trattarsi della brigata nota come Fronte al-Nusra, gruppo armato che opera al confine tra Siria e Libano sin dal 2012. Al momento la breve clip con la richiesta di aiuto da parte di Sandrini è stata acquisita dalla Procura di Roma e inserita nel fascicolo aperto a suo tempo in merito alla sua scomparsa, mentre è da mesi che parallelamente alla Farnesina si segue il caso: va ricordato che il video risale allo scorso 19 luglio anche se nei 53 secondi in cui parla non è ben chiara quale sia la richiesta dei suoi rapitori per liberarlo. (agg. di R. G. Flore)
“ITALIA MI AIUTI O MI UCCIDERANNO”
Alessandro Sandrini, il 32enne bresciano scomparso nel 2016 in Turchia, è ostaggio dell’Isis in Siria. Lo ha annunciato Rita Katz, direttrice di Site (Site Intelligence Group), su Twitter. Il giovane compare in un video che la società statunitense, che si occupa di monitoraggio e pubblicazione delle attività online delle organizzazioni jihadiste, ha pubblicato. Sandrini nel filmato è in tuta arancione, sguardo basso e mani legate, con due uomini incappucciati e armati di mitra sullo sfondo. Nei 53 secondi del video il bresciano lancia un appello alle istituzioni: «La situazione è intollerabile e deve essere risolta. Se non si trova una soluzione in tempi brevi mi uccideranno». Il filmato risale al 19 luglio scorso: «Oggi mi danno l’ultima occasione per comunicare con l’Italia. Se la cosa non si risolverà in tempi brevi mi uccideranno», dice Sandrini nel video. Secondo Site sarebbe in ostaggio insieme ad un giornalista giapponese. Clicca qui per vedere il video.
ALESSANDRO SANDRINI È OSTAGGIO DELL’ISIS: SPUNTA VIDEO
Quale gruppo jihadista è dietro al sequestro di Alessandro Sandrini? Non è noto così come non è chiaro se per i due ostaggi sia stato chiesto un riscatto. Il 32enne bresciano è scomparso nel 2016 in Turchia, dove era partito per una vacanza. Il filmato in questione è già nel fascicolo dell’inchiesta della procura di Roma. «Chiedo all’Italia di aiutarmi, di chiudere questa situazione in tempi rapidi. È 2 anni che sono in carcere, non ce la faccio più. Mi hanno detto che sono stufi, che mi uccideranno se la cosa non si risolve in tempi brevi. Non vedo futuro, non so cosa pensare». Nel video Sandrini afferma che «la situazione è intollerabile» e che «deve essere risolta». Nel post pubblicato su Twitter la direttrice di Site, Rita Katz, spiega che l’altro ostaggio è il giornalista Jumpei Yasuda. In un altro tweet spiega che «non è chiaro quale gruppo sia dietro l’operazione» e che «i sequestratori sembrano volere un riscatto».
Videos Released of Italian and Japanese Captives in Syria https://t.co/MdWVymxM5I
— SITE Intel Group (@siteintelgroup) 31 luglio 2018