L’horror scuote il Festival di Venezia 75 e lo conquista: signore e signori, Suspiria di Luca Guadagnino è un capolavoro. Reduce dal successo mondiale di Call me by your name, una storia d’amore tutta al maschile, il regista italiano ha deciso di proporre una sua rivisitazione di uno dei manifesti del cinema horror: l’omonimo Suspiria di Dario Argento, tra i punti di riferimento dell’autore di A bigger splash. In una accademia di danza di fama mondiale (Helena Markos Dance Company, ndr) si muove una presenza oscura, che inghiottirà le principali figure: il direttore artistico, una ballerina ambiziosa e uno psicoterapeuta in lutto. C’è chi soccomberà all’incubo e chi invece si sveglierà….
Una epifania: così Luca Guadagnino definì l’incontro con un poster del film di Dario Argento in un cinema chiuso a Cesenatico. Ora, a oltre 30 anni di distanza, ha realizzato una sua versione dell’horror ritenuto l’eccellenza del cinema nostrano. E lo fa a modo suo, senza “scopiazzare” ma mettendo la propria firma su uno dei lavori più belli degli ultimi anni del panorama italiano ma non solo. Ambientato nel 1977, anno in cui la pellicola di Argento uscì in sala, Suspiria coniuga alla perfezione il body horror e il thriller, distanziandosi dallo slashar argentiniano. Un dialogo continuo tra passato e presente, con l’autore di Chiamami con il tuo nome che mette in luce il mondo femminile in un periodo storico fecondo per le rivoluzioni femministe.
Brevi sequenze di paura alternate a immagini che provocano inquietudine, con le scene di danza che rappresentano i momenti migliori del film. I simbolismi targati Dario Argento sono sostituiti da nuovi spunti, con il cast di star che contribuisce alla straordinaria riuscita dell’opera: Dakota Johnson è superba, la ‘dannata’ Tilda Swinton evoca emozioni non indifferenti, mentre Chloe Grace Moretz veste alla perfezione i panni della sofferenza e della schizofrenia. Il senso di disorientamente viene gestito al meglio da Guadagnino, che riesce a comunicare con naturalezza allo spettatore le molteplici interpretazioni di un incubo. La sceneggiatura di David Kajganich è superlativa, così come il commento sonoro di Tom York. In conclusione, abbiamo trovato un altro candidato autorevole per Leone d’Oro e Oscar 2019…