Chi è escluso dall’epocale riforma del diritto d’autore approvata dal Parlamento europeo? Al momento sembra di capire che le start-up e le imprese fino a un massimo di 250 dipendenti saranno escluse dalle nuove regole, che non verranno applicate neppure a servizi di cloud, portali di commercio elettronico per vendita di dettaglio di beni fisici, enciclopedie e biblioteche on-line. La votazione però ha rivelato una profonda spaccatura all’interno dei partiti presenti all’Europarlamento: tra i socialdemocratici in 26 hanno votato no alla riforma; 23 i liberali; i conservatori appaiono divisi in due, 29 i sì e 38 i no (Agg. Paolo Vites)
IL COMMENTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI
Anche l’amministratore delegato di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, figlio dell’ex Premier, si è espresso in merito alla questione della direttiva Copyright approvata ieri dal parlamento europeo. L’ad del Biscione si dice soddisfatto per le novità introdotte in tema di diritto d’autore: «Da editore e professionista del mondo dell’editoria considero quella di oggi una prima importantissima vittoria di un percorso fondamentale che oso definire di civiltà», le parole rilasciata in occasione della presentazione della nuova Rete 4. Pier Silvio Berlusconi ha poi precisato: «Il copyright deve essere difeso per tutti i professionisti del nostro mondo ma le polemiche confondo la difesa del diritto d’autore, sacrosanta, con la libertà di espressione; sono due cose completamente diverse – sottolinea l’ad di Mediaset – i cambiamenti non ledono la seconda, in particolare sul web». Infine una risposta a Di Maio: «Non complichi – si legge su Il Fatto Quotidiano – un mestiere già difficile». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LE NOVITA’ SUGLI SNIPPET
Sono tante le novità introdotte dalla direttiva Copyright, approvata ieri dal parlamento dell’Unione Europea. Una serie di modifiche, che come detto già in precedenza, stanno dividendo a metà l’opinione pubblica, con chi esulta per quanto approvato, e chi invece storce il naso. Ma cerchiamo di capire più nel dettaglio alcune delle questioni introdotte con la direttiva UE. Fra i contenuti protetti da copyright vi saranno da ora in avanti anche gli snippet, ovvero, il titolo e l’anteprima dei contenuti dei link. Stando all’articolo 13 della norma Copyright, «le piattaforme – si legge su Il Fatto Quotidiano – che ospitano e danno accesso al pubblico a una grande mole di lavori caricati dagli utenti devono, cooperando con i detentori dei diritti, prendere iniziative per assicurare il rispetto degli accordi siglati con loro per l’utilizzo dei loro contenuti o prevenirne la messa a disposizione». Per farla breve, se non vengono eliminati preventivamente questi contenuti, bisognerà pagare chi ne detiene i diritti, un vero e proprio boomerang soprattutto per le piccole testate che vivono di sola pubblicità. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LE PAROLE DI FRANCO LEVI
Proseguono i commenti in merito alla direttiva Copyright approvata nella giornata di ieri presso il Parlamento Europeo di Strasburgo. L’opinione pubblica sembrerebbe essersi completamente divisa a metà, da una parte, chi si è scagliato contro tale decisione, e dall’altra, chi l’ha approvata. Fa senza dubbio parte di questa frangia il presidente degli editori italiani, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio del secondo governo Prodi, Riccardo Franco Levi, che parla di «grande vittoria delle libertà». Nonostante gli allarmi lanciati nelle ultime ore, Levi specifica che gli effetti della nuova direttiva non penalizzeranno gli utenti privati: «Per gli utenti non cambierà assolutamente nulla: gli oneri ricadono solo sulle piattaforme che diffondono i contenuti. Saranno loro a doversi assumere la responsabilità di non violare il diritto d’autore». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SODDISFATTI PD E FORZA ITALIA
Il Parlamento dell’Unione Europea ha approvato quest’oggi la riforma sul copyright e non mancano le polemiche. Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e capo politico del Movimento 5 Stelle, è andato su tutte le furie per la decisione odierna, definita “una vergogna”, ed è giunta la replica del presidente dell’Europarlamento, il forzista Antonio Tajani, che ha invocato l’intervento del premier Conte. Una approvazione che ha fatto felici invece Partito Democratico e Forza Italia; Simona Bonafè ha sottolineato che “la direttiva sul #Copyright costringe i grandi colossi del #web a pagare quando utilizzano le produzioni e i contenuti fatte da artisti”, mentre il dem Luigi Morgano ha evidenziato che “Oggi l’approvazione della riforma della direttiva #Copyright al #ParlamentoEuropeo: un ottimo passo in avanti per tutti i settori culturali e creativi! Ora la palla passa al Consiglio”. Infine, il tweet di Maurizio Gasparri di Forza Italia: “Sconfitti ladri e imbroglioni #Copyright”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
LA SODDISFAZIONE DEGLI EDITORI
L’approvazione da parte del Parlamento Europeo della riforma della legge sul copyright sul web ha fatto esprimere grande soddisfazione ai rappresentanti degli editori italiani, che ne erano grandi sostenitori. Il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, Raffaele Lorusso, ha commentato: “L’approvazione della direttiva sul diritto d’autore da parte del Parlamento Europeo è la vittoria della ragione, del buonsenso e della dignità del lavoro su chi punta a disarticolare la democrazia e le sue istituzioni attraverso l’attacco all’informazione e ai corpi intermedi. È un risultato che premia la battaglia comune dei sindacati dei giornalisti dei principali Paesi europei, a cominciare dalla Fnsi, e delle associazioni di editori, scrittori, autori cinematografici, attori, registi, film-maker.” Secondo il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, l’approvazione della riforma: “E’ l’affermazione di un principio a tutela dei valori democratici europei di una stampa libera e indipendente e a garanzia della centralità del suo ruolo nella società contemporanea.” (agg. di Fabio Belli)
L’UPLOAD FILTER DIVIDE
La proposta di riforma del copyright è stata approvata dal Parlamento europeo, quindi possono cominciare i negoziati per arrivare alla definizione del testo legislativo finale. Nei mesi scorsi in Europa si è sviluppata una forma di protesta contro questa riforma sul diritto d’autore: tra i detrattori anche l’inventore di internet, Tim Berners-Lee, e il fondatore di Wikipedia, Jimmy Wales, secondo cui la rete rischia di trasformarsi in uno strumento di sorveglianza e controllo sugli utenti. La prima novità è che gli utenti non saranno più responsabili per i contenuti illegali che violano il copyright ma le piattaforme, come Facebook e YouTube. Si tratta dell’articolo 13, secondo cui le piattaforme dovranno lavorare proattivamente con i titolari dei diritti per impedire agli utenti di caricare contenuti protetti da copyright. Ma l’unico modo per riuscirci è attraverso la scansione dei dati caricati su siti, un onere incredibile per le piccole piattaforme e che potrebbe essere usato come meccanismo di censura. I tanti sostenitori della riforma sostengono che siti come Wikipedia non saranno toccati dall’articolo 13. E saranno escluse anche le piccole e micro imprese del web. La direttiva stessa comunque è ancora oggetto di valutazione finale, prevista nel gennaio 2019, ma è molto improbabile che venga respinta. I singoli Paesi membri però potrebbero variare in maniera significativa l’interpretazione del testo della direttiva. (agg. di Silvana Palazzo)
DI MAIO GRIDA “VERGOGNA”, TAJANI CHIEDE INTERVENTO DEL PREMIER
E’ andato su tutte le furie il vice presidente del consiglio, Luigi Di Maio, all’approvazione della riforma Copyright da parte del parlamento europeo. Il ministro del lavoro e dello sviluppo economico parla di “vergogna” e promette battaglia. Dichiarazioni che non sono affatto piaciute ad Antonio Tajani, esponente di Forza Italia e presidente del Parlamento Europeo. Il forzista ha utilizzato il proprio profilo Twitter per replicare al leader dei grillini, scrivendo: «Chiedo al presidente del Consiglio Conte di prendere immediatamente le distanze dalle dichiarazioni infamanti del vicepremier Di Maio contro il parlamento europeo. Minacciare l’unica istituzione Ue direttamente eletta dai cittadini è da analfabeti della democrazia». Tajani si era precedentemente espresso in favore della riforma, considerata: «una vittoria per tutti i cittadini. Oggi il Parlamento europeo ha scelto di difendere la cultura e la creatività europea e italiana, mettendo fine al far-west digitale». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL COMMENTO DI DI MAIO
Sono dure le parole del vice presidente del consiglio, Luigi Di Maio, commentando l’approvazione presso il parlamento europeo della riforma sul copyright. D’ora in avanti, per farla breve, ogni contenuto che verrà pubblicato sul web avrà un filtraggio maggiore rispetto al passato, con tutto ciò che ne consegue. Secondo il ministro del lavoro e dello sviluppo economico, si tratta di una limitazione profonda della libertà di informazione: «D’ora in poi, secondo l’Europa, i tuoi contenuti sui social potrebbero essere pubblici solo se superano il vaglio dei super censori – scrive il leader dei grillini sul proprio profilo Facebook – con la scusa di questa riforma del copyright, il Parlamento europeo ha di fatto legalizzato la censura preventiva. Oltre all’introduzione della cosiddetta e folle »link tax«, la cosa più grave è l’introduzione di questo meccanismo di filtraggio preventivo dei contenuti caricati dagli utenti». Secondo Di Maio tale riforma è una «vergogna tutta europea, stiamo entrando ufficialmente in uno scenario da Grande Fratello di Orwell». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LA PROTESTA DI WIKIPEDIA
E’ stata approvata dal parlamento europeo la riforma del Copyright, che prevede limitazioni in merito alle pubblicazioni su internet (per tutti i dettagli, leggete l’articolo qui sotto). Non sono mancate le proteste, a cominciare dall’enciclopedia online più famosa al mondo, Wikipedia, da sempre schierata apertamente contro questa riforma dell’Unione Europea. Dopo l’approvazione, sono state oscurate le foto sulle pagine Wiki, per protestare appunto contro alcuni dei contenuti approvati dalla nuova legge. Wikipedia contesta in particolare un articolo che impone di pre-filtrare tutti i contenuti realizzati dagli utenti. Non è la prima volta che l’enciclopedia decide di protestare pubblicamente contro la riforma del copyright: lo scorso mese di giugno vennero infatti oscurate per diversi giorni le pagine del sito web, in concomitanza con il voto sulla riforma, poi rimandato ad oggi. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
APPROVATA LA RIFORMA COPYRIGHT
Via libera alla riforma del copyright. Quella di oggi è una data fondamentale per il diritto di autore: la proposta è stata adottata con 438 voti a favore, 226 contrari e 39 astensioni. Il Parlamento europeo, riunito in plenaria a Strasburgo, ha rivoluzionato il testo originario, emendandolo in profondità, ma ha conservato i due articoli più controversi, l’11 e il 13, dopo alcune modifiche nei vari passaggi procedurali. La normativa aveva fatto discutere negli ultimi mesi perché prevedeva un’ingiusta distribuzione dei profitti. Nel mirino erano finiti Facebook e Google che, secondo le accuse di alcuni osservatori, continuerebbero a guadagnare su autori, creatori e stampa senza riconoscere loro il giusto compenso. Dopo le pressioni ricevute in occasione del precedente voto, terminato con un rinvio, gli europarlamentari hanno approfondito il complicato dossier e presentato emendamenti per modificare il testo. È stato allora introdotto l’obbligo per le piattaforme di usare strumenti di filtraggio dei contenuti, potendo così agire in accordo con i titolari dei diritti ed evitare il caricamento di contenuti in violazione del copyright. L’obiettivo è rendere la normativa più adatta all’evoluzione tecnologica.
COSA CAMBIA CON LA RIFORMA E COSA ACCADE A FACEBOOK E GOOGLE
Le posizioni sulla riforma del copyright sono ancora contrastanti. C’è chi lo ritiene un baluardo dell’editoria, messa in ginocchio da Google e Facebook, e chi, come il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, teme che possa minare la libertà di espressione. Proprio quest’ultima posizione ha spinto a intervenire con una serie di modifiche per cambiare gli aspetti più ambigui della riforma, anche se alcuni ipotizzano che dietro ci siano i lobbisti della Silicon Valley. La nuova versione, dopo la bocciatura del luglio scorso, presenta le modifiche proposte dal relatore Axel Voss ai discussi articoli 11 e 13. Il primo, noto come “link tax”, è quello che coinvolge anche la stampa e impone l’obbligo del pagamento da parte delle piattaforme come Google e Facebook per l’utilizzo delle notizie, anche sotto forma di snippet, l’anteprima formata da titolo, sommario e immagini che i motori di ricerca catturano automaticamente. E quindi non vengono riconosciuti i diritti del testo, ma anche la sua presentazione online, che spesso è l’unica ad essere consultata dai lettori. L’altro articolo invece impone l’obbligo per le piattaforme di mettere dei filtri per bloccare il caricamento dei contenuti protetti. Cosa vuol dire? Youtube e simili saranno direttamente responsabili delle copie e degli spezzoni pirata che vengono caricati dagli utenti.