Amnesty International, fin dall’inizio della tragedia di Giulio Regeni vicini alla famiglia del giovane ricercatore per provare a cercare quella verità che di fatto manca dal 2016, non ha gradito appieno le “promesse” fatte da Al Sisi ieri durante l’incontro con Di Maio: «In questi 31 mesi, le istituzioni italiane si sono mosse insicure e senza coerenza […] La missione dell’ambasciatore Giampaolo Cantini è miseramente fallita, l’Italia deve fare di più e non avere paura di chiedere la verità. Come si può essere credibili mantenendo eccellenti relazioni con il governo egiziano?», commenta amaramente il nuovo segretario generale di Amnesty, Kumi Naidoo. Il portavoce italiano, Riccardo Noury, più direttamente vicino alla famiglia di Giulio, ha invece commentato su Twitter la frase “incriminata” del presidente egiziano,”Giulio è uno di noi”: «detto da al-Sisi, ossia da colui che sovrintende al sistema repressivo che ha inghiottito Giulio Regeni e migliaia di egiziani, è qualcosa di completamente offensivo e inaccettabile. A furia di blandirlo e riverirlo, è arrivato a questo punto».
C’È IMBARAZZO PER LA FRASE SU GIULIO
Nonostante Di Maio abbia parlato di svolta vicina con l’Egitto dopo mesi e mesi di tensione sul caso Regeni, ha destato scalpore la frase del presidente egiziano Al-Sisi riferita al ricercatore ucciso a Il Cairo. “Giulio è uno di noi” ha affermato Al-Sisi, affermazione che non è piaciuta a chi chiede ormai tantissimo tempo giustizia per Regeni. “Quando Al Sisi ha detto a Di Maio che “Regeni è uno di noi” il vicepresidente del consiglio doveva alzarsi e andarsene. È davvero inaccettabile assistere all’ennesimo umiliazione del popolo italiano“, ha affermato duramente Arturo Scotto di Liberi e Uguali. Ha rimarcato la dose Andrea Maestri di Possibile, che ha definito la frase di Al-Sisi “Uno slogan da stadio che ha offeso la memoria di Giulio.” Reazioni che potrebbero acuire di nuovo le tensioni che Di Maio ha affermato stiano invece scemando. (agg. di Fabio Belli)
“SVOLTA ENTRO FINE ANNO”
“Una svolta” la chiama il vicepremier nonché Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi DI Maio a proposito dei rapporti tra Italia ed Egitto in merito alla ricerca della verità sulla morte di Giulio Regeni. Il numero uno del Movimento 5 Stelle ha anche fissato una deadline affinché si possa far luce sulla vicenda del ricercatore assassinato, spiegando anche che la risoluzione del caso potrebbe risultare fondamentale per la “normalizzazione dei rapporti con l’Egitto” che in passato è stato sempre amico dell’Italia. “Sia i membri del loro Governo, sia Al-Sisi sono stati più che disponibili e quest’ultimo ha detto che ‘Regeni è uno di noi’” ha aggiunto Di Maio, secondo il quale le visite diplomatiche del Ministro per gli Affari Esteri, Enzo Moavero, e quella del Ministro degli Interni, Matteo Salvini, possono avere una importante funzione nell’accelerare “l’accertamento della verità”. (agg. R. G. Flore)
DI MAIO IN EGITTO, “VERITA’ SU CASO REGENI”
Il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio – oggi in qualità di vicepremier del Governo Conte – si è presentato in Egitto per un incontro istituzionale con il presidente Al-Sisi sul caso spinoso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso e torturato a Il Cairo nel gennaio 2016. «Auspico che entro fine anno si possa arrivare a una svolta e il prima possibile ci possa essere un incontro tra le autorità giudiziarie, su cui sia da parte nostra che egiziana c’è la volontà di chiedere un’accelerazione», ha detto il leader M5s che da tempo intende rilanciare la vicenda Regeni, dopo aver accusato il Governo a guida Pd per la gestione “inconcludente” del delicatissimo caso diplomatico tra Italia ed Egitto. Dopo il colloquio privato con il n.1 del governo egiziano, Di Maio ha sottolineato che Al-Sisi, davanti alla delegazione italiana, avrebbe detto «Giulio Regenti è uno di noi e come tale ricerchiamo la verità proprio come voi».
L’INCONTRO A IL CAIRO
«La normalizzazione dei nostri rapporti con l’Egitto non può che passare per la verità sulla morte di Giulio Regeni», ha poi spiegato ancora Di Maio alla stampa appena uscito dal palazzo presidenziale de Il Cairo, annunciando una vistosa accelerata della vicenda di indagine sulla morte di Giulio “almeno entro fine 2018”. Il vertice secondo il Ministro pentastellato ha avuto come punto chiaro ed evidente che «tutti ricerchiamo la verità su Giulio», anche se al momento di novità sostanziali dopo i tanti “depistaggi” del recente passato non ve ne sono. L’incontro si è svolto al palazzo presidenziale Etehadiya (o Ittihadiya) nell’ovest della capitale egiziana: entro sera, sono previsti anche diversi altri incontri istituzionali per la delegazione del Governo, con Di Maio che vedrà il premier Moustafa Madbouly e diversi ministri, oltre che con imprenditori italiani ed egiziani.