Insieme al picco dei calori estivi, in questi giorni sembra si sia arrivati anche al picco di confusione politica. Dopo l’ondata di entusiasmi in primavera, con l’avvicinarsi dell’autunno pochi ormai scommettono che il governo supererà la soglia delle elezioni europee l’anno prossimo. Sempre più gente crede invece che per allora il governo si scioglierà e si arriverà a un redde rationem tra le varie forze politiche.
Tutto certo potrebbe cambiare in un clima come quello attuale, estremamente volatile. Ma potrebbe anche andare diversamente: in questa altalena di tensioni ed emozioni magari il governo durerà per cinque anni, superato il giro di boa della legge di bilancio in autunno.
Ad oggi però non parrebbe così, anche se su tutte le previsioni grava il problema più grande: al momento non ci sono alternative vincenti, quindi si passerebbe da confusione in confusione. Ecco gli elementi uno per uno.
Lega — La Lega è il partito in vantaggio, quello che potrebbe arrivare alla soglia del 40% dei voti e prendersi quindi più del 51% dei seggi in parlamento.
La propaganda del suo capo Matteo Salvini è efficiente, batte su paure a basso costo: gli emigranti che scombussolano la nostra società e la sicurezza personale e della propria casa. Queste ultime sono cose diventante ormai incerte, con la decadenza della classe media, l’aumento della povertà e dell’insicurezza percepita nelle periferie e nelle piccole città.
Ma anche con il 40% dei voti e il 51% dei seggi, nessun paese si governa facilmente con il 60% della gente contro e senza un’egemonia culturale.
Con la Chiesa contro e i vecchi apparti intellettuali ostili, la Lega ha bisogno di spostarsi al centro e parlare a queste due istituzioni con profondità e spessore, al di là dei tweet. L’operazione non è facile, bisognerebbe ragionarci a fondo e senza questo l’Italia, pur con un governo Lega, resterebbe profondamente spaccata e in bilico.
M5s — Per il M5s le difficoltà sono maggiori. Ha vinto promettendo il bengodi e il taglio di progetti infrastrutturali che portano crescita e reddito. Ma l’Italia non ha soldi per piangere e invece ha necessità di infrastrutture. Cioè ha promesso la botte piena e la moglie ubriaca senza avere né la moglie, né la botte.
Altri poi nel M5s predicano sciocchezze allo stato puro, come la fine dei vaccini. Così i suoi dirigenti oggi sembrano trovarsi alla prima lezione di master dopo aver saltato elementari, medie, liceo e laurea. E’ come e forse peggio di quando in Cina, durante la rivoluzione culturale, si mandarono i contadini all’università e i liceali nei campi. Da 40 anni la Cina soffre per quella follia. Paiono volenterosi, di buone intenzioni ma sembrano altrettanto incapaci di capire cosa stiano facendo. Da questa confusione probabilmente deriva anche il loro calo nei sondaggi.
Parte della Chiesa sembra voglia adottarli come argine realistico alla brutalità di certi slogan leghisti. In fondo è quello che fece la Chiesa con i barbari. Ma allora ci vollero secoli per civilizzare germani, slavi e unni, oggi non ci sono nemmeno anni, ma solo mesi. Riusciranno?
La scelta sta a Grillo e Casaleggio, i due leader supremi che ragionano. La truppa sul territorio non sa nemmeno dire se i 38 km di nuova superstrada su Sibari (costo 1,5 miliardi, “no 1,34 miliardi a budget” a detta di un senatore movimentista della zona) siano buoni o meno.
Renzusconi — Quindi c’è il vecchio, il Pd e FI. Si moltiplicano le voci di un’alleanza tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi con una sfilata di calcoli fatti a tavolino. Ma tanto per dare i numeri, politologi attenti al dettaglio come Claudio Landi a Radio Radicale, mentre dubitano che Lega e M5s oggi raccolgano più del 60% messi insieme, sono certi che Pd e FI siano insieme saldamente sotto il 30% e forse anche sotto il 20%. Un’alleanza aperta tra Renzi e Berlusconi migliorerebbe questi dati? Forse li peggiorerebbe. Due debolezze insieme non fanno una forza, fanno una debolezza ancora maggiore.
A meno che i calcoli siano sbagliati, e che i due riescano a estrarre un coniglio dal cappello. Oppure che il calcolo sia proprio un altro: ottenere un manipolo di voti in base al quale sedersi al tavolo delle trattative parlamentari. In fondo la bocciatura di Foa presidente della Rai dimostra che il duo conta ancora.
Ciò è per oggi. In un nuovo parlamento come andrebbero le cose? Forse in un anno, con la palla che è tonda e i tempi di recupero che danno l’ultima speranza, ci sarà un’inversione di tendenza.
Il Jolly — Infine c’è la fisica, cioè le grandi leggi della politica. Quando nessun partito gira qualcosa nascerà. Questo sperano gli illuminati romani e certi ambienti che vantano legami con il Quirinale.
Un partito nuovo che l’anno prossimo si accaparri quel 20% forse anche 30% di indecisi. Questo però sembra un pensiero da laboratorio: forse la molecola X potrebbe funzionare… Non si sa che cosa dirà il nuovo partito, dove si inserirà, chi proporrà. Sembra un’equazione con sette elementi indeterminati.
Però c’è un dato vero, da non sottovalutare. C’è grande insoddisfazione nella proposta elettorale attuale in un’ampia fascia della popolazione e nella classe intellettuale (che anche in un momento di analfabetismo di ritorno conta, perché alla fine qualcuno deve sapere il cinese o sapere operare la cataratta). Se le formazioni politiche esistenti non si preoccupano di questo “rischio” generale e dei loro problemi specifici, per l’anno prossimo il quadro politico potrebbe essere davvero molto diverso.