La volontà del Cielo con i governanti si conosce attraverso disastri naturali. C’è un grande terremoto? Al Cielo non piace l’imperatore o il primo ministro. C’è un raccolto straordinario, il Cielo è felice. In fondo è la versione esotica e complicata del vecchio detto italiano: “piove, governo ladro”.
Naturalmente oggi i tempi sono diversi, e nessuno guarda ai disastri per capire il favore o meno del creato. Però qualcosa forse rimane del passato ancora nel presente.
Se il crollo di un ponte si fosse verificato in Cina, come è accaduto, la soluzione sarebbe stata semplice: il ministro presente si sarebbe dimesso e quello passato sarebbe stato messo sotto inchiesta.
Tradotto in Italia, cioè, Danilo Toninelli, reggente attuale, se ne sarebbe andato e Graziano Delrio, ministro passato, sarebbe stato messo sotto inchiesta. Questo al di là delle responsabilità soggettive, che gli organi competenti avrebbero dovuto verificare, ma per responsabilità oggettive, politiche.
Toninelli non avrà colpe ma è quello che regge il ministero oggi. In più rappresenta un partito che si è opposto a nuove infrastrutture, quelle che oggi secondo la stampa avrebbero salvato il ponte Morandi. Del Rio sarebbe sotto inchiesta perché la nuova bretella di autostrada, la Gronda, non si è fatta, come avrebbe dovuto essere, al di là delle proteste delle opposizioni, perché chi governa deve governare.
È un sistema di responsabilità crudele, sì, ma che garantisce che chi ha il potere, piccolo o grande, prenda decisioni con ponderatezza e giudizio, perché altrimenti paga.
In Italia invece è cominciato un gigantesco scaricabarile. La colpa è dei M5s, ora al governo, che si sono opposti alla Gronda; no, dicono gli M5s, è del governo passato che non si è mosso per tempo. Su tutto poi c’è l’ombra della corruzione, considerata, a torto o a ragione, il vero architrave di tante infrastrutture.
Ma oggi qualcuno in Italia con quali argomenti potrà opporsi a nuove infrastrutture? E con quali soldi potranno essere costruite? Chi passerà oggi su uno dei tanti ponti semi-pericolanti della Salerno-Reggio Calabria? E vogliamo chiudere l’unica autostrada che collega un terzo della geografia Italiana?
Tutti questi argomenti porterebbero in Cina a ripensare l’intero processo politico, perché si ci sono responsabilità oggettive di due persone, ma c’è un profondo vuoto politico di processo decisionale, quello per cui nessuno decide alcunché, nessuno è responsabile di alcunché, e nulla si programma e tutto va avanti in maniera dilettantesca.
Purtroppo, il sistema politico italiano è bloccato al punto che nessun ragionamento di questo genere pare oggi possibile. Ma è forse da qui davvero che bisognerebbe ricominciare.
Oggi in Cina si sa che i grandi disastri possono essere occasioni di rigenerazione. Il massiccio terremoto nel Sichuan del 2008 fu l’occasione di rilanciare la regione, lo sviluppo delle regioni interne e promuovere Chengdu come centro di una regione di quasi 300 milioni di abitanti.
Forse, a sperare, oggi la caduta del ponte Morandi potrebbe anche essere l’occasione di ripensare il paese con i piedi per terra.