Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge che introduce nuove misure per contrastare reati contro la pubblica amministrazione. Il provvedimento, a cui è stata data l’etichetta “SpazzaCorrotti”, sarà trasmesso alle Camere per l’avvio dell’iter parlamentare. Oltre al cosiddetto “Daspo”, è previsto l’aumento delle pene per i reati corruzione per l’esercizio della funzione: il minimo edittale passa da uno a tre anni di reclusione, il massimo da sei a otto anni. Inoltre, è stata estesa ai reati di corruzione la possibilità di usare la figura dell’agente sotto copertura. Chi denuncia volontariamente e fornisce indicazioni utili per individuare prove ed eventuali responsabili beneficia di uno sconto di pena e di una clausola speciale di non punibilità. Come riportato da Altalex, anche in caso di amnistia o prescrizione dopo la condanna di primo grado è prevista la confisca dei beni. Il Ddl prevede l’assorbimento del reato di millantato credito nella fattispecie di traffico illecito di influenze e una serie di norme per assicurare la trasparenza dei finanziamenti ai partiti per rendere palese la loro provenienza. E questo è uno dei “temi storici” trattati dal Movimento 5 Stelle. Tutto rinviato invece per la riscrittura delle regole sulla prescrizione dei reati e la regolamentazione delle intercettazioni. (agg. di Silvana Palazzo)
DASPO A VITA PER REATI SOPRA I 2 ANNI
E’ stato approvato dal consiglio dei ministri il ddl Anticorruzione, “Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione”. Diverse le novità introdotte dal governo con questa manovra, a cominciare dal cosiddetto Daspo (riprendendo un termine utilizzato nel mondo del calcio e dello sport) nei confronti di coloro che hanno subito condanne superiori ai due anni, con interdizione dai pubblici uffici e incapacità a contrarre con la Pa: in poche parole, la persona incriminata (se condannato a più di due anni), non potrà più avere rapporti con la pubblica amministrazione. Da quando la pena sarà espiata, e passati 15 anni, a quel punto il soggetto potrà tornare ad avere rapporti con la PA, ma solo in caso di buona condotta.
INSORGE L’OPPOSIZIONE
Una decisione, quella del Daspo, che non va proprio a genio al ministro dell’interno Matteo Salvini, che pur confermando la necessità di combattere il fenomeno della corruzione, mette comunque in guardia da facili processi sommari. Come scrive Il Sole 24 Ore, vi sono dubbi anche sulla “costituzionalità” dello stesso ddl, sollevati tra l’altri anche dal premier Giuseppe Conte. Reazioni negative da parte di tutta l’opposizione, a cominciare da Forza Italia, con il capogruppo Enrico Costa che ha affermato che «La corruzione non si combatte violando la Costituzione ed i principi su cui si fonda lo Stato di diritto».