Più di ogni altra questione, la nuova vicenda che interessa, da giorni, la nave della Guardia costiera italiana “Diciotti” sembra delineare con millimetrica esattezza il perimetro politico su cui si sorregge il governo cosiddetto giallo-verde (nell’immaginario collettivo molto più verde che giallo).
Tutto nasce con il braccio di ferro sul caso Savona, prosegue il 12 luglio con l’intervento diretto e deciso del presidente Mattarella sulla prima vicenda della nave Diciotti e si istituzionalizza nel nuovo “stop” all’attracco ed allo sbarco dei 177 migranti, da giorni, a bordo della stessa fregata.
Uno canovaccio destinato a ripetersi con sempre maggiore frequenza su tutte le questioni aperte: Lega contro il “partito del Quirinale” di cui fanno ormai parte a pieno titolo i grillini. Ed anche questa volta, come accadde il 13 luglio, il presidente Mattarella ed il “suo” partito al governo, si apprestano, verosimilmente, ad avere la meglio.
I fatti come sempre parlano da soli. Dopo alcune ore di apparente unità sulla linea Salvini, il ministro dei Trasporti Toninelli (dimaiano Doc e molto sensibile alla brezza estiva che spira sull’Alto Colle), con un’evidente entrata a gamba tesa, ha indicato nel porto di Catania il luogo di attracco “sicuro”. Decisione mal digerita e subito stoppata dal Viminale con la richiesta di una compartecipazione all’accoglienza dell’intera Europa. Una partita che non giocherà il ministro dell’Interno Salvini bensì il collega agli Esteri Moavero Milanesi, in quota “partito del Presidente”.
Uno scenario più simile ad un cul-de-sac che ad una vera meditata iniziativa politico-istituzionale. Una “strategia alla Salvini” che se andrà in porto positivamente con un impegno diretto di altri Paesi europei sarà merito del fidato ministro degli Esteri con un evidente, quanto bruciante, successo del Quirinale. Mentre, se fallirà, con la nave Diciotti costretta a sbarcare il suo carico di umanità, si trasformerà in un primo sonoro schiaffone per la politica urlata dei “migranti zero” ed un campanello d’allarme per il Salvini di lotta e di governo.
Nulla, sia ben chiaro, che possa turbare la rotta del vascello “lego-presidenziale” ma un nuovo piccolo-grande segnale (mai come adesso chiaro ed utile) su chi abbia veramente le redini del governo italiano.