“Vi prego, aiutatemi. Mi hanno preso tutti i documenti e mi hanno lasciata qui”. Questo scriveva il 29 giugno scorso Menoona Safdar, la 23enne che sostiene di essere stata portata e trattenuta in Pakistan contro la propria volontà dalla sua famiglia e rientrata oggi in Italia grazie all’intervento della Farnesina. In attesa di capire quanto ci sia di vero nella versione di Raza, il fratello di Menoona secondo cui la sua famiglia è soltanto contraria alla frequentazione della giovane con un ragazzo poco raccomandabile, resta la necessità – come sottolineato da La Repubblica – di coinvolgere e integrare la famiglia nel tessuto brianzolo. Di questo avviso è anche il sindaco di Boviscio Masciago, il paese nel quale vive la famiglia della 23enne, Giuliano Soldà, che ha già annunciato la volontà di prendere contatti con i Safdar “per avviare un percorso di integrazione, siamo convinti che ogni persona abbia il diritto di autodeterminare il proprio futuro”. (agg. di Dario D’Angelo)
IL FRATELLO SMENTISCE MENOONA
E’ atterrata in Italia la 23enne pakistana, Menoona Safdar. La ragazza ha messo piede all’aeroporto di Roma Fiumicino nel primo pomeriggio di oggi, come del resto già anticipato stamane dal ministro degli esteri Moavero. La storia si è tinta di giallo nelle ultime ore, a seguito di un’intervista rilasciata dal fratello della ragazza all’agenzia Ansa (i cui punti salienti potete trovarli qui in basso), che di fatto ha descritto una situazione completamente diversa rispetto a quella denunciata da Menoona. Sembra infatti che la ragazza pakistana non sia affatto volata nel paese d’origine per un inganno del padre, ma di sua spontanea volontà, e che la famiglia non vorrebbe riaccoglierla perché sposatasi con un uomo non gradito. La sensazione è che nelle prossime ore le autorità italiane cercheranno di fare luce su questa vicenda, per capire se si tratta dell’ennesimo caso di sopruso nei confronti di una donna, o meno. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LA VERSIONE DEL FRATELLO
Emerge un quadro completamente differente in merito alla vicenda di Menoona, la 23enne pakistana che sarebbe stata obbligata dai genitori a rimanere nel paese d’origine. La giovane donna sta rientrando in Italia, come affermato dal ministro degli esteri, Enzo Moavero Milanesi, ma il fratello Raza, parlando ai microfoni dell’agenzia Ansa, ha raccontato una storia che è completamente diversa rispetto a quella esternata fino ad ora dalla stessa ragazza. Prima di tutto, non è vero che la giovane sarebbe stata costretta a lasciare l’istituto per cui studiava dal padre: «Ha frequentato per tre anni l’Itis Majorana – racconta il fratello – dopo di che ha deciso di non voler più studiare e continuava a fare assenze. Era brava, ma un giorno ha detto che sarebbe voluto tornare in Pakistan. Mio padre ha provato a convincerla a rimanere in Italia ma si è opposta». A quel punto è volata nel paese natale, e dopo circa 4/5 mesi ha deciso di fare ritorno in Italia, assieme però al marito. Qui scatta il problema, visto che la famiglia si oppone a questa accoglienza per via del fatto che l’uomo sposato dalla giovane, viene considerato un poco di buono: «Il marito vuole venire a vivere nella nostra casa, ma noi non vogliamo questa persona nella nostra famiglia, è solo questo il problema. Se ci dice che non vuole stare con il marito siamo contenti, tutti lo conoscono in Pakistan». Dove sta la verità? Sono attese novità nelle prossime ore. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
STA TORNANDO IN ITALIA MENOONA
Ha un lieto fine la vicenda con protagonista la 23enne pakistana Menoona, ingannata dal padre a raggiungerlo in Pakistan, e quindi obbligata a rimanere nel paese natale dopo che le erano stati sottratti i documenti. La giovane è riuscita a contattare l’istituto di Cesano Maderno (Monza a Brianza) che frequentava, che ha dato ascolto al suo appello contattando le autorità preposte. Troppe volte abbiamo sentito e scritto notizie di ragazze pakistane uccise perché i genitori e i parenti (di solito padri e fratelli), non volevano che la figlia vivesse all’italiana, o peggio ancora, non volevano che sposasse un ragazzo da lei scelto, quando avrebbe dovuto obbligatoriamente unirsi in matrimonio con un uomo in viso alla famiglia. Vicende continue di ingiustizia e di arretratezza, in un paese, il Pakistan, dove la donna spesso e volentieri è bistratta e ridotta ad una semplice concubina “non pensante”, obbligata a sottostare al volere altrui. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL LIETO FINE
Donne punite per il semplice fatto di essersi ribellate: da Hina Saleem, uccisa 12 anni fa nel Bresciano, fino a Sana Cheema, uccisa anche lei, pakistana, in Lombardia per i medesimi motivi. Poi il dramma di Farah, anche lei trattenuta dalla famiglia, fatta abortire e incatenata: lei però, come Menoona, vede un lieto fine alla tristissima e inaccettabile vicenda famigliare e in un modo o nell’altro è come se “riscattasse” quelle tragiche morti che in tanti anni sono avvenute per i medesimi motivi. Alcuni più famosi alle cronache, tanti altre neanche mai accennate: il calvario di violenza contro chi, da giovane, non vuole accettare l’imposizione di un matrimonio combinato o peggio di censurare la propria persona perché la “religione islamica lo dice”. Menoona ora sta tornando a Cesano Maderno, non sappiamo cosa avverrà della sua vita nei prossimi anni, specie se il rapporto con i genitori rimarrà fratturato dopo questi ultimi mesi convulsi, ma di certo un nuovo inizio ora è possibile.
MOAVERO: “23ENNE PAKISTANA TORNA IN ITALIA”
Si sta per concludere con esito positivo,la vicenda con protagonista la giovane ragazza trattenuta contro la sua volontà in Pakistan. Il ministro degli esteri, Enzo Moavero Milanesi, ha infatti confermato le indiscrezioni delle scorse ore, in merito ad un immediato rientro in Italia di Menoona Safdar. Il rappresentante dell’esecutivo ha confermato “con grande soddisfazione” che la giovane donna pakistana è stata già imbarcata su un volo diretto in Italia: «Il positivo esito – si legge su una nota diffusa dal ministero degli esteri – che ha posto fine a una grave violazione dei diritti fondamentali della giovane donna è stato reso possibile, a seguito del personale interessamento del ministro, dall’efficace azione della nostra Ambasciata a Islamabad in stretto raccordo con la Farnesina».
L’APPELLO DELLA GIOVANE
Menoona Safdar, residente in Cesano Maderno, provincia di Monza, era stata trasferita in Pakistan dalla sua famiglia con un inganno. Il padre aveva impedito alla figlia (che ha 23 anni), di frequentare nel 2015 la scuola di Cesano che già frequentava, mentre nel 2017 era riuscito a portarla nel paese natale con un inganno, quindi privata dei documenti d’identità e lasciata lì. La giovane voleva fare rientro in Italia, per continuare a vivere la sua vita, ed aveva denunciato la sua situazione attraverso una lettera inviata alla vecchia scuola. «Vi prego, aiutatemi, il mio futuro è in Italia», l’appello disperato della giovane, ascoltato dalle autorità italiane.