DI MAIO: CON 20 MILIARDI POSSIAMO FARE ANCHE QUOTA 90
La vicenda della nave Diciotti si incrocia con la riforma delle pensioni. Il tutto grazie a Luigi Di Maio. Il vicepremier aveva infatti detto ieri che se l’Europa non sbloccherà la situazione, M5s è pronta a fermare i 20 miliardi che l’Italia verso ogni anno all’Ue. Oggi, secondo quanto riporta affaritaliani.it, il ministro, parlando ad Agorà Estate, la trasmissione di Rai 3, ha spiegato che con quella somma potrebbe fare molto sul fronte della riforma delle pensioni: “Io con 20 miliardi altro che quota 100 per superare la legge Fornero, faccio quota 90, quota 80…”, ha detto Di Maio. Questo non vuol dire, ovviamente, che il Governo intenda utilizzare i soldi che attualmente versa all’Ue per finanziare la riforma delle pensioni, ma si è trattato di un esempio per far capire che tali risorse potrebbero essere facilmente utilizzabili su altri fronti, anche quelli su cui l’Europa stessa è più rigida, come appunto quello previdenziale.
LEONARDI: GOVERNO TRADIRÀ LE PROMESSE
In un post sulla sua pagina Facebook, Marco Leonardi evidenzia quel che ha fatto nell’ultima settimana il Governo Conte, da lui ribattezzata “il governo dell’eccesso”. Nell’elenco c’è anche la proposta di “un demenziale piano che taglia le pensioni in essere sopra i € 4000 per chi è andato in pensione a un’età legittima ma considerata ingiusta dal governo gialloverde. Nel dubbio ha poi corretto facendo circolare un altro piano che tassa tutte le pensioni in essere sopra i € 2000 mensili lordi (?!)”. Per l’ex consigliere del Governo Gentiloni, “alla fine, nonostante gli annunci, il Governo dovrà tradire le promesse su tutto: dalla nazionalizzazione delle autostrade alla Flat Tax, alle pensioni al reddito di cittadinanza. Se ci va bene farà una legge di bilancio basata sugli investimenti pubblici”.
IL PERICOLO SPREAD
Il 27 settembre rappresenta la deadline per la presentazione della nota di aggiornamento del Def, un documento molto atteso dalle agenzie di rating per poter dare un giudizio sui titoli del debito pubblico italiano. Tra l’altro tale documento rappresenta la base per la Legge di bilancio in cui dovrebbero confluire reddito di cittadinanza, flat tax e riforma delle pensioni. formiche.net ricorda l’allarme lanciato da alcuni quotidiani finanziari stranieri sull’Italia e cita un esperto che “ricorda che l’agitazione per lo spread questa volta è diversa rispetto al 2011: avviene con la proprietà dei titoli di Stato da parte delle banche italiane, non da investitori stranieri”. “Lo spread, quindi, non è un più un indice astratto del mondo finanziario. Molti titoli dipendono dalle banche. Se succede qualcosa, potrebbero essere i conti correnti dei risparmiatori italiani a pagare le conseguenze”. Dunque l’esecutivo dovrà calibrare ogni mossa, anche sul fronte delle pensioni.
IL PROGETTO ZES-AAS DELLA LEGA
Oltre che alla riforma delle pensioni, la Lega sta portando avanti il progetto “Zes-Aas”. Come scrive Repubblica, si tratta di abbinare le Zone economiche speciali (Zes) esistenti a un progetto di Alta accoglienza sociale (Aas). Nelle regioni più povere (Sardegna, Sicilia e Calabria) i comuni sotto i 4.000 abitanti che hanno avuto uno spopolamento del 20% negli ultimi dieci anni potrebbero prendere parte a un bando per diventare un’area agevolata dal punto di vista fiscale e “attirare” così pensionati italiani e stranieri che pagherebbero meno tasse trasferendosi lì. Tuttavia questi comuni dovranno “assicurare una certa efficienza: raccolta differenziata dei rifiuti, rete fognaria e illuminazione funzionanti, decoro urbano entro certi limiti. E soprattutto un sistema sanitario di base in linea con quelli di Emilia Romagna, Veneto e Lombardia”. Requisito, quest’ultimo, non facile da soddisfare nelle regioni individuate.
TRIPIEDI (M5S): LE PENSIONI D’ORO NON SONO SALVE
La riforma delle pensioni d’oro andrà avanti. Lo assicura Davide Tripiedi. “Nessun compromesso, nessun passo indietro. Si tratta di ristabilire un principio di giustizia e di equità sociale: non possiamo avere alibi. Il progetto di legge sulle pensioni d’oro va avanti”, fa sapere in una nota il vicepresidente della commissione Lavoro alla Camera. Tripiedi spiega che c’è “l’urgenza di riequilibrare un sistema sbagliato e di eliminare sacche di ingiustificati privilegi”. Dunque “le pensioni d’oro non sono affatto ‘salve’, come si legge oggi su certa stampa. Oltre i 4.000 euro, taglieremo le quote di chi riceve molto più di quanto ha versato negli anni, e useremo tutti i risparmi, tutti, per alzare le pensioni minime che oggi sono scandalosamente sotto la soglia di povertà”. “Chi è contrario abbia il coraggio di dirlo apertamente”, è la conclusione del deputato pentastellato.
GLI EFFETTI DELLA LEGGE FORNERO SULL’OCCUPAZIONE
La riforma delle pensioni del 2011 in Italia ha fatto sentire i suoi effetti, ma anche altrove in Europa c’è stato un innalzamento dell’età pensionabile. E così, come ricorda firenzepost.it, si è arrivati in una situazione in cui nell’Eurozona “dal 2008 al 2017 il tasso di attività delle persone tra i 50 e i 74 anni è salito dal 41% al 49%”. Il punto è che da uno studio pubblicato dalla Banca centrale francese risulta che “solo il numero di posti di lavoro occupati dagli over 50 anni ha continuamente progredito nella zona euro, in conseguenza dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento dell’età effettiva per andare in pensione. L’occupazione degli under 50 anni, invece, nello stesso periodo registra un forte calo nonostante la stabilizzazione recente”. Dove l’occupazione degli over 50 è più aumentata è in Germania (+14%) e in Italia (+11%).
RIFORMA PENSIONI, M5S E LEGA VERSO CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ
Il progetto di legge sulle pensioni d’oro presentato da Lega e Movimento 5 Stelle mediante i capigruppo Molinari e D’Uva sembra che verrà messo da parte. Repubblica spiega che nel momento in cui Matteo Salvini si è reso conto che il provvedimento poteva trasformarsi in un boomerang è iniziata la “svolta”. “Un esempio su tutti l’ha indotto alla brusca virata politica. Un pensionando che matura 43 anni e 3 mesi di contributi nel 2019 può andare in pensione di anzianità in base alle norme Fornero. Se ha iniziato a lavorare appena maggiorenne, uscirà a 61 anni. Ma se ha avuto una carriera brillante che lo porterà alla quiescenza con un assegno sopra i 4 mila euro netti al mese, subirà un taglio del 17%”, scrive Valentina Conte, aggiungendo che questa decurtazione sarebbe il risultato dei sei anni di anticipo con cui tale pensionando accederebbe alla quiescenza rispetto ai 67 anni previsti come età per la pensione di vecchiaia a partire dal prossimo 1° gennaio.
Dunque ecco spiegato il perché la proposta di legge sarebbe stata accantonata: penalizzare chi ha lavorato più di 43 anni sarebbe stato assurdo. “‘Anziché abrogare la Fornero, così la peggioriamo’, gli hanno suggerito i suoi consiglieri”, si legge ancora sul quotidiano romano. “Ecco dunque che rispunta dal cassetto il contributo di solidarietà. Il meccanismo, le soglie, lo scopo sono tutti elementi da definire, quando alla ripresa le parti si vedranno e apriranno un tavolo ad hoc”. L’ipotesi è comunque quella di un contributo triennale che parta dagli assegni sopra i 2.000 euro. Le risorse reperite verrebbero usate per finanziare un credito di imposta per le assunzioni di giovani.